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5 – Manzoni e gli Inni Sacri – Il Nome di Maria

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La Visitazione di Maria a Santa Elisabetta, quella che il Manzoni celebra col titolo Il nome di Maria, veniva ricordata il 31 Maggio. La propongo ora, un po' distante dall'inno sulla Pentecoste.

Nei precedenti inni l'autore si ferma sulla immagine di Cristo, inviato speciale di Dio, vittima sacrificale per realizzare la redenzione, trionfatore sulle leggi della morte, forza interiore della nuova società. In questo caso invece ci propone un esempio da imitare, un campione cui ispirarci e una santa da venerare. Una preoccupazione della Chiesa è far risaltare la differenza tra Adorare e Venerare. Adorare si usa solo in relazione a Dio-Trinità. Per tutti i Santi, Maria compresa, si usa Venerare. Anche in relazione alla Croce ci sono critiche. La “adorazione della Croce” che si effettua in tanti luoghi il Venerdì Santo o in altre circostanza, non è l'adorazione del legno (sarebbe idolatria) ma di ciò che essa indica, Cristo, che si serve di questo strumento per realizzare la Redenzione.

Maria è il primo testimone vivente del messaggio di Cristo: prima in ordine di tempo accettando di collaborare all'incarnazione del Redentore (Annunciazione), prima tra i discepoli nel ricevere lo Spirito Santo e dare vita alla nuova realtà, la Chiesa (Pentecoste). Ed è la prima a correre in aiuto della cugina Elisabetta chiaramente in difficoltà perché in attesa di un figlio in una zona scomoda ed in età avanzata.

Maria non si perde in chiacchiere. L'angelo le ha rivelato le condizioni della cugina. Senza parlarne con altre persone parte: “Tacita un giorno a non so qual pendice / salìa d'un fabbro nazzaren la sposa; / salìa non vista alla magion felice / d'una pregnante annosa”. Quindi la massima discrezione sullo stato della cugina. Due aspetti importanti della visita: si tratta di una cosa privata, personale; ha la consapevolezza della propria missione.

Segue la descrizione dell'incontro fra le due con il riconoscimento reciproco del ruolo nel progetto di Dio. Tutte e due hanno accettato il piano di Dio. A tutte è due, con la maternità, è concesso collaborare all'opera della Redenzione.

È certezza che l'avere accettato quel ruolo con tutte le sue conseguenze avrebbe fruttato la benevolenza di Dio e di tutta l'umanità: “Tutte le genti / mi chiameran beata”! Tutto il mondo è testimone che quella profezia si è avverata: “Salve, beata! In quale età scortese / quel si caro a ridir Nome si tacque”? Si, la profezia si è avverata non solo nel vecchio mondo, ma anche nel nuovo, nelle Americhe.

Il sentore della gente è quello di una squisita dedizione. Sa che può ricorrere all'intercessione della Vergine. Un predicatore di quando eravamo giovanetti ce lo spiegava così : “Per istinto preghiamo più volentieri la Madonna. Gesù è nostro fratello, si, ma incute un certo timore. La Madonna invece è soprattutto madre”. Forse è questa la leva che ha prodotto una devozione figliale nella gente: “Te, quando sorge, e quando cade il die / e quando il sole a mezzo corso il parte, / saluta il bronzo, che le turbe pie / invita ad onorarte”.

E il poeta ci invita a rivolgerci a Lei con confidenza: “A Te che i preghi ascolti e le querele / non come suole il mondo”.

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