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Bollettino dell’Unità Pastorale di Carpineti

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   UNITA’ PASTORALE DI CARPINETI

(335/8257036)

 San Prospero, San Biagio, San Donnino, San Pietro, Onfiano,

Pantano, Pianzano, Poiago e Pontone

Vita parrocchiale dal 31 maggio al 07 giugno 2020

 

DOMENICA 

31 maggio

Solennità della Pentecoste Per ora è autorizzata l’apertura della sola chiesa di Carpineti, con N°88 partecipanti per ogni celebrazione. S. Messe ore 8.30 (def. Baldelli Armando e Leonilde) ore 11.15 (pro populo) ore 18.00 (def. Rossi Armando)
LUNEDI’

01 giugno

Memoria di Maria Madre della Chiesa

S. Messa: ore 18.00 (def. Fratelli Margini) in chiesa                       

MARTEDI’

02 giugno

S. Messa ore 18.00 (libera intenzione) in chiesa
MERCOLEDI’

03 giugno

S. Messa: ore 10.30 (def. Battista e Carmela) in chiesa
GIOVEDI’

04 giugno

S. Messa: ore 18.00 (libera intenzione) in chiesa
VENERDI’

05 giugno

Primo del mese

S. Messa: ore 18.00 (sec. int. di Capitani Paolo) in chiesa

SABATO

06 giugno

S. Messa: ore 10.00 (libera intenzione) in chiesa
DOMENICA

07 giugno

Nel caldo soffio dello Spirito Santo il mondo torna a essere il giardino in cui l’uomo può incontrare Dio e i fratelli, senza incomprensioni e divisioni.

 Nella Chiesa radunata dallo Spirito ogni giorno è Pentecoste.

 

Solennità della Ss. Trinità. Aperte le chiese di Carpineti, con N°88 e Pontone con N° 28 partecipanti per ogni celebrazione. S. Messe ore 8.30 (def. Campani Lucio e Norina) ore 11.15 (pro populo) ore 18.00 (libera intenzione) Pontone ore 10.00

 

MEDITAZIONE DOMENICALE Lo Spirito di Dio rende nuova la terra. La Pentecoste celebra la terza Persona della Trinità: un dono che è lo stesso Spirito Santo. Nel vangelo lo Spirito si manifesta come forza escatologica che stabilisce la pace nella comunità e consente ai discepoli di rimettere i peccati: dapprima il dono è l’apparizione del Risorto che offre la pace, poi lo stesso Signore dona lo Spirito Santo, per mezzo del quale coloro che lo riceveranno potranno compiere la missione a loro affidata. Il terzo evangelista, nel libro degli Atti, narra la discesa dello Spirito Santo che si offre sotto forma di lingue di fuoco, condizione che permette agli uomini presenti di assistere a un evento mai visto fino a quel momento: a tutti coloro che erano nella casa è stato dato il potere di esprimersi per essere compresi da tutti gli astanti. Ciò comunica la prima lettura. Lo Spirito Santo è il principio ordinatore che regola i doni e i ministeri all’interno delle comunità secondo il principio dell’“utilità”, che da personale si trasforma in comunitaria. La seconda lettura comunica come i diversi carismi abbiano un'unica fonte e origine comune: lo Spirito mediante il quale ogni vero cristiano può affermare che “Gesù è Signore”. Lo Spirito rende “utile” chi lo riceve e permette di formare un unico corpo, le cui membra si dissetano a lui stesso, unico e autentico.

RIFFLESSIONI SUL RITORNO ALLA CELEBRAZIONE PARTECIPATA DELLA S. MESSA. Dal 01 marzo al 24 maggio sono trascorse 11 domeniche (compresa la Santa Pasqua) in cui i fedeli non hanno potuto partecipare fisicamente, ma solo attraverso i mezzi di comunicazione, alle celebrazioni Eucaristiche. In tanti si sono sentiti come orfani, hanno sottolineato il dispiacere e la mancanza della Comunità. La Messa ascoltata alla televisione, anche se celebrata dal Papa non è come parteciparla, dal vivo, e la Comunione Spirituale non è il ricevere il Corpo di Cristo. Finalmente è arrivata la festa solenne dell’Ascensione e dopo aver seguito un rigido protocollo, diverse chiese sono state abilitate alla celebrazione con i fedeli. La nostra chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice è stata riaperta proprio in concomitanza di questa festa che si celebra appunto il 24 maggio. Ho chiesto ed ottenuto l’autorizzazione a far entrare N°88 persone per ogni celebrazione, essendo l’unica chiesa dell’Unità Pastorale, ho voluto mantenere le tre Messe che si celebravano prima del Coronavirus. Grazie all’aiuto della Croce Rossa e della Protezione Civile, ho sanificato e predisposto con entusiasmo ogni cosa, certo che la lunga “astinenza” avrebbe indotto tanti a partecipare. La mia preoccupazione era di non riuscire ad accontentare tutti e dover lasciare fuori i fedeli. Vi confesso che dall’agitazione ho dormito poco e di buon mattino ho spalancato il portone della chiesa e predisposto indicazioni e quanto serviva, aspettando con ansia i primi parrocchiani che hanno iniziato ad entrare per la Messa delle ore 8.30. La partecipazione è stata buona: quasi occupati tutti i posti, l’emozione è stata grande e la gioia pure. Per la Messe delle 11,15 e delle 18.00 aspettavo la stessa frequenza e sinceramente sono rimasto deluso, la frequenza è stata della metà. La nostra parrocchia è tra quelle che hanno avuto maggiore frequenza, ma questa è una magra consolazione. Noi preti montanari ci siamo confrontati e abbiamo dedotto che le persone non erano ancora pronte, la paura ha vinto sul desiderio. Mi ha detto un fedele presente alla Messa: “E’ molto più sicuro venire in chiesa che andare al supermercato, dica alle persone di non aver paura”; “Caro don Guiscardo, ho partecipato alla Santa Messa di domenica con desiderio, ma anche un po’ come i discepoli del Vangelo “impauriti e confusi”…. Poi, è bastato l’inizio della celebrazione dove ho potuto vedere il tuo sorriso con le parole accoglienti e rassicuranti ed ho avvertito la vicinanza spirituale di sempre”. Grazie di cuore! I tempi sono ancora difficili  per tutti, ma cercheremo di ripartire! Sono certo che questa domenica di Pentecoste vedrà più partecipazione.

Ricordiamo i nostri morti. Incerti Bonfiglio di anni 94, deceduto a Castelnuovo ne’ Monti il 23 maggio. Cresciuto in una famiglia contadina, dove vivevano fratelli, cugini, giovani e anziani, lì aveva formato il suo forte carattere. Si era sposato con Bonini Maria e dalla loro unione è nato il figlio Vincenzo. A Campovecchio negli anni sessanta è sorta un’azienda suinicola che ha dato lavoro a diversi carpinetani e Bonfiglio lì ha trovato occupazione. È stato ricordato così da uno che con lui ha lavorato: “Uomo tutto d’un pezzo, alla vecchia maniera, ligio al dovere e al lavoro”. Gli ultimi anni della sua vita, sono trascorsi nella quiete del borgo natio, aiutato in casa sua dal figlio, dalla nuora, da un “badante” che lo assisteva e, a chi gli faceva visita, dimostrava gratitudine. Nei diversi ricoveri in ospedale, quando mi fermavo a conversare con lui, era piacevole dialogare. Con lui scompare uno degli abitanti “storici” di Campovecchio. Dopo la preghiera e la benedizione, il suo corpo è stato sepolto accanto alla moglie nel cimitero di S. Donnino, vi riposi in pace. Condoglianze ai famigliari.

 

Offerte ricevute. In memoria di Rossi Armando la sorella Angela per la Caritas. Vender Giorgio per la chiesa. In memoria di Incerti Bonfiglio i famigliari per la chiesa di S. Donnino.  Anonimi offerenti per la Caritas di Unità Pastorale. A tutti grazie!

                       

Nel caldo soffio dello Spirito Santo il mondo torna a essere il giardino in cui l’uomo può incontrare Dio e i fratelli, senza incomprensioni e divisioni.

 Nella Chiesa radunata dallo Spirito ogni giorno è Pentecoste.

                   

                       LETTERA DI MONSIGNOR DERIO OLIVERO, Vescovo di Pinerolo

Carissime amiche, carissimi amici,

in questi giorni si è acceso un dibattito sulle Messe: aprire o aspettare ancora? In realtà la vita di tutti ci sta dicendo di pensare a cose più urgenti: il dolore di chi ha perso un famigliare, senza neppure poterlo salutare; l’angoscia di chi ha perso il lavoro e fatica ad arrivare a fine mese; il peso di chi ha tenuto chiuso un’attività per tutto questo tempo e non sa come e se riaprirà; i ragazzi e i giovani che non hanno potuto seguire lezioni regolari a scuola; i genitori che devono con fatica prendersi cura dei figli rimasti a casa tutto il giorno; la ripresa economica con un impoverimento generale… Queste sono questioni che mi porto in cuore e sulle quali, come Chiesa di Pinerolo, stiamo cercando di fare il possibile. È in gioco il futuro del nostro territorio. A questo dedico la maggior parte delle mie poche forze in questi giorni, mettendoci mente e cuore. La questione serissima è: “Non è una parentesi!”. Vorrei che l’epidemia finisse domani mattina e la crisi economica domani sera. Ma non sarà così. In ogni caso questo periodo di pandemia e di crisi non è una semplice parentesi. Molti pensano: “Questa parentesi si è aperta ad inizio marzo, si chiuderà e torneremo alla società e alla Chiesa di prima”. No. È una bestemmia, un’ingenuità, una follia. Questo tempo parla, ci parla. Questo tempo urla. Ci suggerisce di cambiare. La società che ci sta alle spalle non era la “migliore delle società possibili”. Vi ricordate quanti “brontolamenti” facevamo fino a febbraio? Bene, questo è il tempo per sognare qualcosa di nuovo. Quella era una società fondata sull’individuo. Tutti eravamo ormai persuasi di essere “pensabili a prescindere dalle nostre relazioni”. Tutti eravamo convinti che le relazioni fossero un optional che abbellisce la vita. Una ciliegina sulla torta, un dolcetto a fine pasto. In questo isolamento ci siamo resi conto che le relazioni ci mancano come l’aria. Perché le relazioni sono vitali, non secondarie. Noi siamo le relazioni che costruiamo. Ciò significa riscoprire la “comunità”. Gli altri, la società sono una fortuna e noi ne siamo parte viva. Il mio paesino, il mio quartiere, la mai città sono la mia comunità: sono importanti come l’aria che respiro e devo sentirmi partecipe. L’abbiamo scoperto, ora proviamo a viverlo. Non è una parentesi, ma una nascita. La nascita di una società diversa. Non sprechiamo quest’occasione! Una società che riscopre la comunità degli umani, l’essenzialità, il dono, la fiducia reciproca, il rispetto della terra. Ne ho parlato nella mia lettera “Vuoi un caffè?”. Forse possiamo rileggerla oggi come stimolo per sognare e costruire una società nuova.

In secondo luogo mi rivolgo ai credenti. Non basta tornare a celebrare per pensare di aver risolto tutto. “Non è una parentesi”. Non dobbiamo tornare alla Chiesa di prima. O iniziamo a cambiare la Chiesa in questi mesi o resterà invariata per i prossimi 20 anni. Per favore ascoltiamo con attenzione ciò che ci sussurra questo tempo e ciò che meravigliosamente ci dice Papa Francesco. Vi ricordate cosa dicevamo fino a fine febbraio? In ogni incontro ci lamentavamo che la gente non viene più a Messa, i bambini del catechismo non vengono più a Messa, i giovani non vengono più a Messa. Vi ricordate? Ed ora pensiamo di risolvere tutto celebrando nuovamente la Messa con il popolo? Io credo all’importanza della Messa. Quando celebro mi “immergo”, ci metto il cuore, rinasco, mi rigenero. So che è “culmine e fonte” della vita del credente. E sogno dall’8 di marzo di poter avere la forza per tornare a presiedere un’Eucarestia. Ma in modo netto e chiaro vi dico che non voglio più una Chiesa che si limiti a dire cosa dovete fare, cosa dovete credere e cosa dovete celebrare, dimenticando la cura delle relazioni all’interno e all’esterno. Abbiamo bisogno di riscoprire la bellezza delle relazioni all’interno, tra catechisti, animatori, collaboratori e praticanti. Abbiamo bisogno di creare in parrocchia un luogo dove sia bello trovarsi, dove si possa dire: “Qui si respira un clima di comunità, che bello trovarci!”. E all’esterno, con quelli che non frequentano o compaiono qualche volta per “far dire una messa”, far celebrare un battesimo o un funerale. Sogno cristiani che amano i non praticanti, gli agnostici, gli atei, i credenti di altre confessioni e di altre religioni. Questo è il vero cristiano. Sogno cristiani che non si ritengono tali perché vanno a Messa tutte le domeniche (cosa ottima), ma cristiani che sanno nutrire la propria spiritualità con momenti di riflessione sulla Parola, con attimi di silenzio, momenti di stupore di fronte alla bellezza delle montagne o di un fiore, momenti di preghiera in famiglia, un caffè offerto con gentilezza. Non cristiani “devoti” (in modo individualistico, intimistico, astratto, ideologico), ma credenti che credono in Dio per nutrire la propria vita e per riuscire a credere alla vita nella buona e nella cattiva sorte. Non comunità chiuse, ripiegate su se stesse e sulla propria organizzazione, ma comunità aperte, umili, cariche di speranza; comunità che contagiano con propria passione e fiducia. Non una Chiesa che va in chiesa, ma una Chiesa che va a tutti. Carica di entusiasmo, passione, speranza, affetto. Credenti così riprenderanno voglia di andare in chiesa. Di andare a Messa, per nutrirsi. Altrimenti si continuerà a sprecare il cibo nutriente dell’Eucarestia. Guai a chi spreca il pane quotidiano (lo dicevano già i nostri nonni). Guai a chi spreca il “cibo” dell’Eucarestia. Solo con questa fame potremo riscoprire la fortuna della Messa. E solo in questo modo riscopriremo la voglia di diventare un regalo per gli altri, per l’intera società degli umani. Buon cammino a tutti. Insieme. Vi porto in cuore.

Con affetto e stima.

                                                   + Derio, Vescovo