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I racconti dell’Elda/41: (Ricominciamo)

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Ho ricevuto un messaggio: “Il 18 proviamo a riaprire, Chiara”

Chiara è la mia parrucchiera ormai da anni, diciamo da quando ha rimpiazzato la Verbena, l’ultima che aveva lavorato lì in quel laboratorio, che da sempre si trova all’inizio della Sarzassa.

In principio avevo ancora un bel mucchio di capelli come da sempre biondi, poi piano piano con l’avanzare dell’età diventavano più scuri e qua e là cominciava a far capolino qualche filo bianco. Allora io mi sono incaponita per mantenerli dello stesso colore di prima e una volta erano così e una volta cosà.

Allora un giorno circa dieci anni fa, guardandomi allo specchio, presi una decisione, un bel taglio netto “alla maschietta” avrebbero detto una volta, così Chiara con un bel colpo di forbici ben assestato, cambiò la mia fisonomia. Mi guardai, quei capelli grigi mi piacevano e il taglio dava luce al mio volto, sì mi piacevo, e questa è la cosa più importante “piacersi”.

Torniamo a questa parrucchiera, che causa questa pandemia, come tanti altri ha dovuto chiudere per due mesi e mezzo. Diciamo che è stato un brutto colpo per tutti, le spese per tenere in piedi la baracca c’erano, ma il guadagno no. Mi ha raccontato che ci sono state giornate buie e con la frase ricorrente:

“Cosa faccio? Come faccio?”

Poi un padre intelligente che le ripeteva:

“Sai nella mia vita quante volte ho dovuto ricominciare!”

Allora via con altre spese, per riaprire ha dovuto mettere tutto a norma seguendo i nuovi parametri imposti dalla regione, separè trasparenti, macchine per sterilizzare gli attrezzi da lavoro, le pareti delle stanze rinfrescate questo è ciò che colgono i miei occhi appena entrata.

Mi è parso di entrare in un ospedale, prima di fare il primo passo, mi fermano e mi prendono la temperatura e la Chiara ridendo fa:

“Elda forse è già morta non arriva a 36°”

Questa battuta mi mette subito a mio agio, poi mi disinfettano le mani e mi infilano un paio di guanti, mi tolgono la giacca l’incellofanano e l’appendono nell’armadio mentre la borsetta l’infilano dentro un sacchetto e il cellulare in una bustina, intanto mi vestono con un chimono di carta senza toccare la mascherina che indossavo quando sono entrata, poi dopo il lavaggio, asciugamani usa e getta tre o quattro.

Chiara poi sembrava “Avatar” le si intravedevano solo gli occhi, anche loro riparati da quella grande maschera rigida che partiva dalla fronte e come si chinava le si appoggiava sullo sterno e sulla bocca, la mascherina chirurgica. Poi solo due poltrone per due persone distanziate fra loro, forse più di due metri, non ricordo bene, ma prima i posti erano tre se non quattro, anche il posto per il colore da due che erano ne è rimasto uno, poi mi dice che è stato rifatto anche il bagno.

Solo due persone alla volta due carrelli ben predisposti con spazzole, pettini, phon e forbici il tutto imbustato e poi dappertutto bottiglie di disinfettante, si mi pareva proprio di essere in una clinica.

Intanto i miei capelli che ormai dopo tanto tempo assomigliavano alla criniera di un vecchio leone, cominciavano a cadere per terra e io ricominciavo a riconoscermi, ultimamente quando mi guardavo allo specchio mi pareva di vedere “la muiera ed Brèta”.

Lei molto attenta con un occhio guardava la mia testa e con l’altro, la sua bravissima aiutante:

“Devi usare solo la roba del tuo carrello, questo è dell’Elda poi disinfettiamo tutto per le prossime clienti”.

Suona il telefono e lei risponde, la prossima settimana prima non ci riusciamo. Lo credo bene due persone alla volta, la cosa è un po’ triste, ma per adesso coraggio vi dovete accontentare, presto torneremo alla normalità, oh Dio, almeno lo spero.

Esco contenta, la testa è più leggera fuori e anche dentro, mi ha fatto bene tornare alla quasi normalità, passo vicino al forno e un profumo inebriante di pane fresco mi invade, allora aspetto il mio turno e entro, mi faccio preparare due porzioni di pizza da portare a casa in barba a tutte le diete che mi riprometto sempre di fare.

Sono scesa in paese a piedi e decido di tornare allo stesso modo, anche se so perfettamente che quando arriverò ai piedi del “drittone” che sale fino al cimitero, mi soffermerò a guardarlo è da qualche anno che ci sfidiamo a vicenda, lui mi dice “stavolta non ce la fai” ed io rispondo “vedremo” mi raddrizzo sulla schiena e comincio la salita, anche per questa volta la vittoria è stata mia, un po’ al rallentatore però.

Io ho ricominciato così, e voi?

Elda Zannini

5 COMMENTS

  1. Grazie Elda non mi stancherò mai di credere in questa vita,di avere speranza e forza e credere che Dio non ci abbandona mai, e abbiamo la purezza cristallina che la vita è un dono,voi della vostra generazione ne avete passate tante e vedervi anche costretti a questa realtà mi fa dispiacere ma se vi osservo mi date l’esempio e il coraggio di affrontare tutto,perché dopo un temporale torna sempre il sole Grazie Elda onorata di averti conosciuta in tante tue sfumature.

    Parrucchiera unisex Chiara

    • Firma - Parrucchiera unisex Chiara
  2. Cara Elda,
    Io che lavoro in sanità non mi sono mai fermato.
    I miei orari di lavoro sono strani… al mattino a volte sono in ufficio alle 6,30….
    Lunedì 18 sono stato il primo cliente dei miei parrucchieri, appena arrivato a Reggio dalla montagna.
    Le mie sensazioni sono state molto forti, una su tutte la solidarietà per questi ragazzi che per tante settimane non hanno visto un €…. poi la gratitudine, per il sorriso che mi hanno regalato al mattino alle 6,45; un sorriso sincero , pieno d entusiasmo, di energia, di speranza.

    Luca Fioroni

    • Firma - Luca Fioroni