Cambio di rotta in Regione sulla terapia al plasma contro il Covid-19, dopo che l’ex-assessore alla Sanità regionale, Sergio Venturi, al suo ultimo giorno come commissario regionale per l’emergenza Coronavirus, ha dichiarato che anche in Regione “partirà la sperimentazione”, ricordando però che “non è una terapia mirata”. Sulla terapia a base di plasma dei guariti per il trattamento dell’infezione Covid-19, il dottor Ostilio Ferrari (classe ‘47), specializzato in medicina interna e cardiologia, nato a Castelnovo Monti e residente a Cremona (dove è stato responsabile di Cardiologia invasiva fino al 2007, attualmente libero professionista nel gruppo San Donato di Brescia e consulente medico), si è confrontato con il dottor Giancarlo Bosio, direttore dell’unità operativa di Pneumologia dell’ospedale Maggiore di Cremona, uno dei primi ad aver sperimentato la terapia.
“Sono amico del dottor Bosio. Di recente, ho avuto modo di parlare con lui per via di un paziente e ho ricevuto notizie sulla situazione a Cremona, che è decisamente migliorata”.
Quando è stata avviata la sperimentazione con la trasfusione di plasma iperimmune a Cremona?
“Verso il 20 di aprile, nelle unità operative di pneumologia, diretta da Bosio, e di terapia intensiva, diretta dal dottor Antonio Coluccello. Due pazienti affetti da polmonite interstiziale bilaterale, un medico in gravissime condizioni, intubato in terapia intensiva, e un infermiere in gravi condizioni, in Cpap (casco per respirare ossigeno, ndr), sono stati trattati con la trasfusione di plasma iperimmune, ricevuto da 5 ex-pazienti completamente guariti. Entrambi sono guariti”.
Come funziona la terapia?
“In 5 giorni bisogna somministrare tre sacche di siero iperimmune prelevato da sangue di donatori guariti. Fin dalla prima trasfusione i due pazienti hanno avuto un grosso beneficio. Il miglioramento è stato immediato. Il medico è stato stubato dopo la prima sacca”.
È corretto parlare di sperimentazione?
“Ho appreso che questo tipo di terapia era già stata impiegata con successo per la Sars e l’Ebola. È in corso uno studio a livello regionale, avviato dal Policlinico di Pavia e Asst di Lodi, con il supporto dell’Avis Lombardia, al quale partecipa l’Asst di Cremona. Cremona lavora in rete con gli ospedali di Pavia, Mantova e Lodi. Hanno raccolto 120 sacche, impiegate in 52 pazienti tra Pavia e Mantova. Poi si sono aggiunte Lodi e Cremona. A Cremona sono stati trattati 20 pazienti”.
Sa se ci sono stati fattori di criticità?
“Finora non sono state evidenziate complicanze. La terapia sembra funzionare bene e portare guarigioni. Si attende l’esito dello studio di questi pazienti”.
In quanto medico, lei cosa ne pensa?
“Penso che questa terapia serva per tamponare l’emergenza, perché non abbiamo farmaci per affrontarla. Il plasma dei guariti contiene una quantità di anticorpi, se è significativa si può procedere alla donazione: iniettato in pazienti ammalati aiuta a ridurre la gravità della malattia e portare alla guarigione, dando all’organismo maggior tempo per costruire lui stesso le sue difese. Poi bisognerà pensare a farmaci o vaccini, ma per trovarli ci vuole del tempo e i pazienti di tempo non ne hanno. Sono soddisfatto che tale trattamento possa partire anche in Regione”.