Può capitare, per strada o anche all’interno delle proprie proprietà private, di imbattersi in animali feriti o spaventati perché visibilmente fuori dal proprio habitat naturale e non sapere bene né cosa fare né chi poter contattare. A questo proposito, è importante essere a conoscenza dell’esistenza del Cras Rifugio matildico.
Il Centro Recupero Animali Selvatici, che nasce nel 2011 a San Polo d’Enza per poi estendere il raggio delle proprie attività in tutto il territorio provinciale sia di Reggio Emilia che di Parma, si occupa appunto del recupero, del soccorso e dell’accoglienza della fauna selvatica autoctona rimasta ferita in incidenti stradali, dispersa o in difficoltà.
Gli aspetti chiave attorno ai quali ruota il lavoro ivi svolto sono l’amore per gli animali, il senso di responsabilità e la coscienza del cittadino, oltre che ad un necessario spirito di adattamento. A rappresentare il vero cuore pulsante del Centro, diventato un importante punto di riferimento sia per la comunità che per gli enti pubblici, sono Ivano Chiapponi ed il gruppo di volontari dell’Associazione San Bernardino che lo gestiscono e ne garantiscono l’operatività ogni giorno dell’anno, 24 ore su 24.
Ne parliamo con il fondatore Ivano Chiapponi; è proprio lui che, tra un’operazione di recupero e l’altra, trova il tempo per raccontarci in cosa consiste il loro incessante impegno.
Qual è la storia del Cras e cosa l’ha spinto a dare vita a questo centro?
Questo centro è nato da una mia iniziativa. Io già prima mi occupavo del recupero, per la provincia, di animali incidentati sulle strade, ma purtroppo non c’era un posto dove poterli portare una volta soccorsi. Sia Reggio che Parma erano sprovvisti di un ambiente adeguato per il ricovero di caprioli, daini o cervi che venivano investiti e che molto spesso, di conseguenza, non ce la facevano. Ho fondato dunque il centro e messo a disposizione un mio terreno con l’obbiettivo di rispondere a questa esigenza. Inizialmente, mi è venuta l’idea di creare una struttura dove fosse possibile ricoverare subito gli ungulati in difficoltà poi, una volta cominciata, l’attività si è estesa.
Quali e quanti animali salvate all’anno?
Noi ci occupiamo di tutta la fauna, dal leprotto al cinghiale, il riccio, il cervo, il lupo e così via. Per darle un’idea, nel 2019 sono stati accolti più di 3100 animali.
Come si svolge un’operazione di recupero?
Le nostre operazioni di recupero si attivano in seguito alle chiamate che riceviamo da tutte le Forze dell’Ordine, ma anche dai privati cittadini. Per quanto riguarda gli incidenti, veniamo tassativamente contattati dalle Forze dell’Ordine quali polizia stradale e provinciale, 118 e carabinieri; nel secondo caso, invece, si tratta di animali feriti, di solito di piccola taglia e trovati in situazioni di difficoltà dal cittadino che, contattandoci, richiede il nostro intervento.
Com’è organizzato il vostro lavoro?
Una volta nutriti e curati, è necessario reintrodurre gli animali nel loro habitat. L’importante è che questi, anche se piccolini, vengano abituati e preparati, una volta allattati, per il reinserimento in natura. Quando si decide di liberarlo infatti, l’animale deve essere autosufficiente, sia che si tratti di un predatore che di un erbivoro.
Il Cras vive di volontariato. Quanti volontari sono attivi ogni giorno e in che modo?
Fortunatamente, ci sono tante persone disposte a collaborare; in totale posso contare su una quarantina di volontari. I turni giornalieri sono composti da quattro addetti agli animali più altre persone che curano la manutenzione. Coloro a cui piacerebbe diventarlo, devono mettersi in contatto con me, successivamente iscriversi alla nostra associazione Onlus ed eventualmente, dopo un periodo di prova, seguire alcuni corsi per imparare a gestire correttamente gli animali.
Continuate ad essere operativi nonostante il momento difficile? Come vi siete riorganizzati a causa del Covid-19?
Purtroppo il coronavirus ci ha colpito anche direttamente, ma siamo comunque operativi. Ci siamo muniti delle protezioni necessarie ed il nostro lavoro non si è fermato, anzi siamo sempre in giro, giorno e notte.
Può capitare che alcune persone non siano correttamente informate a tal proposito. Come si deve dunque comportare un cittadino responsabile, in caso di ritrovamento di un selvatico?
Ovviamente dipende sia dal tipo di selvatico che dalla situazione stessa. Se, per esempio, si nota un capriolo fermo, in campagna, senza evidenti problemi, va lasciato sul posto perché questo fa parte della sua natura, è il suo modo di difendersi; al contrario, se l’animale in questione è ferito o si trova in pericolo, sulla strada, deve essere recuperato. Bisogna quindi mettere in moto la procedura di soccorso, chiamando noi direttamente o qualsiasi Forza dell’Ordine che si occuperà di attivarci.
C’è qualcosa che si sente di dire ai suoi collaboratori attuali o anche a possibili collaboratori futuri?
Ai miei collaboratori attuali va il mio profondo ringraziamento; posso soltanto ringraziarli perché mettono a disposizione tempo e risorse per il bene degli animali, molto spesso spendendo anche soldi propri per la benzina necessaria negli spostamenti o per altro. Loro mi aiutano nel portare avanti questa causa che è senza dubbio molto importante e che da tante soddisfazioni. Se qualche persona fosse interessata, se la sentisse e avesse voglia di provare, noi siamo qui e lo accettiamo volentieri.
Quella del Signor Chiapponi ed il suo team è la storia di un progetto davvero meritevole; se il Cras Rifugio Matildico è nato cercando di far fronte ad esigenze precise e, in questo senso, continua ad essere indispensabile nel servizio che offre, lo deve alla passione e alla grande forza di volontà delle persone che ne fanno parte quotidianamente.
Per emergenze, donazioni o maggiori informazioni è possibile visitare il sito al link www.rifugiomatildico.it.
Complimenti Ivano, vorrei partecipare anch’io alla vostra
Attività, ma come sai sono già impegnato in un associazione
Ambientale.
Comunque i miei migliori auguri a tutti voi, che la pandemia
Termini presto
Guidetti Landini Luca
Luca Guidetti