Riceviamo e pubblichiamo
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La situazione in cui siamo venuti a trovarci è surreale. Mai avremmo pensato di dover vivere con le distanze sociali ed i divieti di assembramento. In questo contesto anche la Chiesa ha dovuto adeguarsi obbedendo alle regole imposte dal Governo e dalla Comunità Scientifica per il contenimento della pandemia. Ed ecco, che di fronte ai divieti, la Chiesa non si è eclissata: è rimasta presente, viva e, ricorrendo ai mezzi che la tecnologia mette a disposizione, ci sta raggiungendo nelle nostre case, divenute “chiese domestiche” e ci unisce tutti nella Fede. Questa unione, anche se virtuale, ci rende membra vive ed attive del corpo della Chiesa. La nostra Fede che avrebbe potuto vacillare è salda, anzi, proprio queste restrizioni ci hanno fatto riscoprire valori che col tempo si erano assopiti. Nella reclusione domestica abbiamo riscoperto il valore della famiglia, l’amore per i propri cari, la fratellanza con gli altri, la carità e la solidarietà con i più deboli e fragili. Mai, come in questo periodo, abbiamo riscoperto il valore ed il significato della preghiera, la sua potenza sia nel guarirci che nel rassicurarci sulle nostre ansie, sulle nostre paure. Nella preghiera ci siamo ritrovati uniti ed ora, più che mai motivati, a non dimenticare più quei valori e quella Fede che la modernità ci ha fatto relegare ai margini della nostra vita.
Per questo 2020 avevamo sognato una Pasqua diversa; quella di quest’anno è purtroppo segnata dal drammatico impatto con la pandemia ma, per fortuna, anche dallo sgorgare delle tante testimonianze di Fede, di speranza e generosità.
Ora che la partecipazione alle celebrazioni sono impedite dall’emergenza sanitaria, abbiamo percepito, come fedeli, che ci manca il pregare, il cantare, il partecipare uniti alla liturgia. Ci manca il ricevere la Santa Comunione, ci manca la Confessione.
Nella nostra “chiesa domestica”, soli ma nel contempo uniti spiritualmente agli altri, possiamo seguire la Liturgia, possiamo sentirci partecipi e chiedere a Gesù (come ci insegna Papa Francesco) di unirsi a noi in forma spirituale. Lo accogliamo nel nostro cuore e gli chiediamo con forza, di non lasciarci mai. Anche la Confessione, in questo particolare periodo, non deve costituire un problema. Ce lo ha insegnato il catechismo. Dio è il nostro Padre, un Padre col quale dobbiamo avere un rapporto franco e schietto. Dobbiamo parlare con Lui, aprire il nostro cuore, fare presente le nostre debolezze, le nostre preoccupazioni, le nostre ansie. Dobbiamo chiedere il Suo perdono.
Questo periodo terminerà e, quando le condizioni ce lo permetteranno, torneremo a ritrovarci, uniti più che mai, nelle nostre Chiese; torneremo ad accostarci al sacramento della Confessione ma soprattutto, torneremo ad unirci fisicamente a Gesù, a riceverlo nel nostro corpo, a sentirci un corpo solo con Lui.
Ci sentiremo più forti e più uniti nella Fede e, con questo messaggio di speranza, auguro a tutti voi ed alle vostre famiglie, una Santa Pasqua.
Don Paul Poku.
Don Paul è un grande pastore di anime, speriamo di poterlo avere ancora per tanto tempo in mezzo a noi.
Ivano Pioppi
Grazie Don Paul per questi messaggi di speranza di cui abbiamo tanto bisogno
Domenico