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I farmacisti alla Regione: “Perchè chiedere ai malati di ritirare le loro medicine in ospedale invece che nella loro farmacia?”

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"È con piacere che oggi accogliamo le parole di Sergio Venturi. Il commissario delegato alla vicenda Coronavirus invita ancora una volta a non uscire di casa dicendo: 'Ci sono troppe persone in giro e poco distanziate'. In merito a questa esigenza, quella cioè di far girare il meno possibile le persone, vogliamo ricordare che come Federfarma - ci scrive il consiglio direttivo dell'associazione dei farmacisti composto da  Giuseppe Delfini (presidente), Dante Baldini (vice presidente),  Stefano Bertolani (segretario), Maria Antonietta Centola, Donato Facchini, Benedetta Forti, Elisa Sarzi Amadè - abbiamo proposto, a livello regionale, per questa fase di emergenza, la possibilità di fare arrivare i farmaci ospedalieri (quelli che vengono ritirati in ospedale, per intenderci, e che sono fuori dal canale farmacia), ed anche i dispositivi per diabetici, nelle farmacie territoriali, quelle a pochissima distanza dalle abitazioni del paziente".

"E in questo momento lo abbiamo proposto - ci teniamo a specificare l'associazione - a costo zero, senza la pretesa di alcun rimborso. Si sarebbe potuto utilizzare, senza inventare nulla di nuovo e senza spese aggiuntive, il canale della cosiddetta dpc (distribuzione per conto), un sistema di trasporto ospedale-farmacia e di distribuzione tramite le farmacie territoriali (presenti capillarmente in ogni paese e in ogni quartiere cittadino), già attivo e rodato da anni di funzionamento, attraverso il quale vengono erogati farmaci di proprietà dell’ospedale. La Regione ha invece preferito inventare, per i pazienti in carico alle farmacie ospedaliere, la consegna domiciliare dei farmaci, coinvolgendo associazioni di volontariato (che comunque avranno un costo, tra assicurazione e rimborsi spesa) che dovranno girare appositamente dalla periferia (facendo a volte decine di chilometri) agli ospedali e poi andare al domicilio del paziente".

"Ultimamente -concludono i farmacisti -

Giuseppe Delfini, presidente provinciale Federfarma

, poi, abbiamo parecchie segnalazioni in provincia nelle quali al cittadino non affetto da coronavirus o sotto quarantena, il farmaco non viene più portato a casa, ma viene chiesto al cittadino stesso di andarselo a ritirare in ospedale. Continuiamo a chiederci, con spirito collaborativo e senza alcuna polemica, il perché di questa scelta, e con atteggiamento altrettanto collaborativo riproponiamo alla Asl quanto già proposto alla Regione. Visto che tra fase di emergenza e necessità di nuovi stili di vita ne avremo ancora, siamo in tempo per adottare uno schema di accesso al farmaco più facile e meno rischioso per il cittadino, che evita spostamenti inutili e a costo inferiore per le casse pubbliche.

 

 

 

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