Con l’aumento record del 7,9% del fatturato dell’industria alimentare a gennaio ci sono tutte le condizioni per garantire gli approvvigionamenti sugli scaffali di mercati, negozi e supermercati dove vanno evitati inutili e pericolosi affollamenti. È quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Istat su fatturato ed ordini industriali a gennaio 2020 rispetto allo scorso anno.
Gli alimentari insieme ai farmaceutici (+10,8%) sono – sottolinea la Coldiretti – tra i settori che fanno registrare gli aumenti più consistenti e contribuiscono in misura determinante alla crescita del 3,8% del fatturato industriale in Italia a gennaio. Sono oltre tre milioni gli italiani che continuano a lavorare nella filiera alimentare, dalle campagne all’industrie fino ai trasporti, ai negozi e ai supermercati, per garantire continuità alle forniture di cibo e bevande alla popolazione.
L’approvvigionamento alimentare – sottolinea la Coldiretti – è assicurato in Italia grazie al lavoro di 740mila aziende agricole e stalle, 70mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini di Campagna Amica, nonostante le preoccupazioni per la sicurezza, i vincoli, le difficoltà economiche e gli ostacoli oggettivi all’operatività, dalla ridotta disponibilità di manodopera ai blocchi alle frontiere per i trasporti con l’88% delle merci che in Italia viaggia su gomma. Un impegno quotidiano senza sosta che deve fare i conti con un balzo degli acquisti delle famiglie in una situazione in cui con l’emergenza Coronavirus quasi 4 italiani su 10 (38%) hanno fatto scorte di prodotti alimentari e bevande per il timore ingiustificato di non trovali più disponibili sugli scaffali, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’.
Dopo gli attacchi interessati che sono venuti dall’estero va segnalato che una particolare attenzione è stata anche riposta alla provenienza dei prodotti acquistati con un deciso orientamento a sostenere gli acquisti di prodotti Made in Italy per aiutare lavoro ed economia. Un impegno sostenuto secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ dalla grande maggioranza dei consumatori (82%) che è d’accordo sul fatto che in questa fase è importante acquistare prodotti italiani per tutelare una filiera agroalimentare che dal campo alla tavola garantisce all’Italia il primato nella qualità e nella sicurezza alimentare. Un obiettivo sostenuto dalla campagna #MangiaItaliano lanciata dalla Coldiretti alla quale stanno aderendo numerosi volti noti della televisione, del cinema, dello spettacolo, della musica, del giornalismo, della ricerca e della cultura.
In questo contesto l’aumento del fondo per l’aiuto agli indigenti del Decreto “Cura Italia” è importante per aiutare i più bisognosi e per un primo sostegno all’allevamento italiano ma occorre – continua la Coldiretti - intervenire per salvare importanti settori dell’economia agricola in difficoltà, dal vino all’ortofrutta, dal florovivaismo alla pesca, dagli agriturismi alla vendita diretta, senza discriminare le aziende sulla base del fatturato. Le misure a favore degli indigenti sul latte saranno positivamente estese come richiesto anche alla carne bovina, ovina e suina ma servono anche risorse per indennizzare le aziende florovivaistiche dalla perdita in questa fase della produzione di fiori recisi ed in vaso e successivamente delle piante – continua la Coldiretti - nel chiedere una forte campagna di comunicazione per sostenere il consumo di prodotti alimentari italiani da parte dei cittadini.
A preoccupare sono i limiti posti alla circolazione da parte di molti Paesi e per questo – continua la Coldiretti – occorre subito una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne dove mancano i braccianti stranieri anche per effetto delle misure cautelative adottate a seguito dell’emergenza coronavirus. In questo contesto è necessario quindi – conclude la Coldiretti – anche prorogare gli attuali permessi per lavoro stagionale in scadenza al fine di evitare ai lavoratori stranieri di dover rientrare nel proprio Paese di origine.