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Quarantena obbligata, un modo per ristabilire le nostre priorità

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La quarantena imposta dal governo per contrastare il Corona Virus ha stravolto le nostre abitudini: smettere di andare a lavoro, non avvicinarsi ad amici e parenti, evitare di recarsi in pizzeria e al ristorante sono alcune delle drastiche misure a cui siamo sottoposti.

Ma se ci pensiamo bene, nonostante queste rigide norme, lo stile di vita al quale eravamo abituati prima dell’emergenza Covid era spesso contraddistinto dalla isolamento e dalla solitudine. Apparentemente in mezzo alla comunità, ma in realtà concentrati solo su noi stessi e i nostri impegni privati.

Io per prima, tra le mura della mia stanza, mi sento spesso come un Hikikomori, (termine giapponese per indicare gli isolati sociale più giovani), concentrata solo sulla mia vita e pervasa da un costante senso di solitudine, gelosa della mia routine quotidiana dove nessuno può interferire.

Tutto ciò che succede al di fuori della mia routine è visto come un peso inutile da sopportare. Il passante che ti ferma per strada; la madre che ti fa una domanda inopportuna; il quarto d’ora che perdi dal giornalaio altrettanto. Ogni giorno una battaglia sempre uguale.

Alla sera arrivo quasi sempre stravolta senza una reale voglia d’uscire. Ogni evento lo vivo con una certa superficialità, senza un’effettiva partecipazione.

Quando riprenderemo la nostra vita quotidiana l’augurio è perciò quello di assaporare fino in fondo la libertà di scegliere e di partecipare realmente alle cose che facciamo. Con la parola, il fisico e la mente. L’uomo non è nulla se non rapportato alla comunità in cui vive.

Cosa ne sarebbe di noi senza alcuna relazione umane, senza provare l’emozione di una carezza o un abbraccio? Prova della dipendenza verso l’altro è il fatto che viviamo costantemente sui social per cercare l’attenzione dell’amico e del conoscente. Scrolliamo il telefono per sapere quanti nuovi infetti o contagiati dal virus ci sono per riscoprirci comunità.

La cosa più saggia da fare sarebbe spegnere il telefono e il computer, almeno per un paio d’ore, e capire quali siano realmente le priorità del nostro “essere uomini e cittadini”, quali obblighi e quali doveri, e pensare alla fortuna che abbiamo quando andiamo a bere un caffè con un amico che per salutarci ci stringe la mano.