In tanti hanno raccontato di Lui, delle sue qualità artistiche come pittore o come poeta, io invece ve lo voglio raccontare semplicemente come medico specializzato in pneumologia.
Ero molto giovane nell’età detta “né carne né pesce”, entrai nella bottega da falegname di mio padre, lui stava dando forma a un’asse di legno usando la pialla, alzò gli occhi azzurrissimi al di sopra degli occhiali e fissandomi bene disse:
“I tè pȇu sèca ed cl’àsa che” Sei più secca di quest’asse.
“Domani ti porto a far vedere da un dottore hai sempre i calamari agli occhi”.
Dovete sapere che a mio padre erano morte due sorelle molto giovani di tubercolosi, perciò è stato sempre attento alla salute dei suoi figli.
Così il giorno dopo mi trovai con lui al “Dispensario” seduti in un corridoio su sedie di ferro verdoline, mi guardai attorno, tutto sapeva d’ospedale anche la signora mora che mentre scartabellava delle carte, mi osservava da dietro una mezza vetrata, sembrava far parte dell’arredamento alzai gli occhi e vidi una scritta “Medico Pneumologo Melchiorre Pietranera”. Melchiorre, subito il mio pensiero volò a un grande re di Persia ricchissimo che poi era uno dei tre magi che aveva donato oro a Gesù Bambino. Se portava un nome tanto importane doveva essere un mago anche lui e subito me lo immaginai anziano, alto, magro con un alone di capelli e barba bianchi e occhi impenetrabili e mi misi in soggezione.
Arrivò il mio turno, un infermiere di mezza età mi fece entrare e mi trovai davanti una persona semplicissima molto attenta alle domande e alle risposte, con le guance rasate un po’ scavate il naso sottile un po’ allungato all’ingiù, non era alto come me lo ero immaginato, con un ciuffo di capelli neri ondulati tirati indietro in modo da lasciare scoperta la fronte alta spaziosa tipica delle persone intelligenti e che forse lo faceva apparire più giovane di quello che effettivamente era.
Attentissimo ascoltò il mio respiro, poi mi fece entrare in una stanza molto buia, nel frattempo Lui si infilò un grosso grembiule grigio e degli occhiali con una strana montatura poi mi mandò dietro a un grosso macchinario per esplorare bene i miei polmoni.
“Hai febbre?”
“Non l’ho mai provata, non abbiamo il termometro.”
“Come fate quando vi ammalate a provarla?”
“La mamma ci mette una mano sulla fronte.”
Si affacciò sopra al tabellone e mi guardò con un guizzo negli occhi, mi parve divertito.
Poi mi fece uscire e disse con mio padre:
“Non c’è niente Zannini stia tranquillo è sana, solo che deve mangiare di più”.
Poi mi prescrisse delle fiale che dovevano svegliarmi l’appetito. Questo fu il primo impatto che ebbi con questo medico e ci tornai per un controllo. Da allora per me stessa non ebbi più bisogno di lui, difatti aveva avuto ragione dicendo che ero sana, solo che adesso se ci fosse ancora dovrebbe ordinarmi qualcosa per togliermelo l’appetito.
Intanto qualche volta lo incontravo per strada al braccio della moglie, molto bella, fine, coi bellissimi capelli fulvi ondulati raccolti in una morbida crocchia sulla nuca e due bimbine al seguito, tutti molto gentili ricambiavano il mio saluto.
Passarono un po’ di anni, sposata con due piccolini naturalmente come tutti i bambini avevano spesso tosse e raffreddore e i pediatri li tiravano avanti così tra alti e bassi. Un giorno stanca di questa storia li presi su e li portai dal dottor Pietranera che aveva aperto un ambulatorio privato al piano terra della sua ridente villetta, lassù sotto Monte Bagnolo, nascosta tra alti pini e punteggiata da vasi di gerani coloratissimi che pendevano dai davanzali e dai ballatoi.
Prese molto a cuore specialmente la piccolina, la curò con amore e attenzione, negli anni sessanta cominciavamo appena a sentire la parola allergia Lui invece, era molto informato su queste malattie allergiche dei bambini e mi consigliò di portarla a Bologna da un suo amico specialista “Il dottor Panciroli”. Così feci e Lui continuò a seguirla, ogni settimana andavamo da Lui nel Suo dispensario, dietro la vetrata non c’era più la signora mora, ma Mauro un infermiere giovane dai capelli color carota che ci veniva incontro sorridente e il Dottore ci accoglieva sempre gentilissimo e diceva:
“Mettiamo un altro bottoncino in questo braccino?”
Lei fiduciosa glielo allungava, sapeva che non le avrebbe fatto male, poi con un minuscolo ago, le iniettava sotto cute la dose di vaccino esatta, vaccino miracoloso fatto arrivare apposta dalla Francia dal dottor Panciroli, così col Suo sapere, unito a quello dell’amico Bolognese, la bimba guarì completamente.
Da allora il dottor Pietranera divenne il nostro medico specialista di fiducia, come del resto lo era per tantissima gente della nostra montagna, una mia amica pochi giorni fa mi ha detto che da bambina la portavano spesso al dispensario, ma non ricorda più il perché. Così come lei, quante altre persone sono state curate da questo specialista e non solo nel nostro paese, c’è qualcuno che solo a menzionare il Suo nome subito abbassa gli occhi che si arrossano pronti a versare una lacrima al solo ricordo. Anche noi ogni tanto avevamo bisogno di Lui per curare i nostri malanni, avevamo bisogno di questo medico intelligente, colto e umile allo stesso tempo, che ti ascoltava con pazienza e con sapienza.
Poi arrivò il periodo del più piccolo dei miei figli, avrà avuto sei o sette anni aveva preso una lunga bronchite con febbriciattola che non cedeva. Allora ancora da Pietranera che gli trovò un focolaio in zona pericardica difficile da individuare. Poi sto ragazzo ebbe ancora bisogno di Lui che ci accoglieva sempre con una gentilezza incredibile, l’ultima volta che glielo accompagnai era già adulto e forse Lui non lavorava più perché la malattia lo aveva già colpito, ma lo visitò lo stesso. Gli fece i raggi con quell’enorme macchinario che aveva nella stanza più buia del suo studio e parlò con noi tranquillamente seduto dietro la sua scrivania, ricordammo anche il Suo amico di Bologna, in quello studio un po’ scuro tappezzato da trattati di medicina con copertine ormai consunte dalle grandi consultazioni che avevano avuto, ma lì più di ogni altra cosa aleggiava il suo spirito di artista, qua e là i molti quadri che ritraevano le figlie e la moglie e grandi squarci di tramonti e distese di campi di grano e l’indimenticabile Po e raccolte di libri d’autore Verga, Pirandello, Cicerone e altri ancora di pittura e di scultura, tutti là in quella grande libreria.
Poi dietro la sua schiena vicino a una porta un po’ in alto, notai un disegno coloratissimo dove spiccava molto il rosso di un mantello, rappresentava un personaggio nato dalla fantasia di quel ragazzo che gli stava davanti, quando era ancora bambino, Lui l’aveva notato in una mostra scolastica, gli era piaciuto e l’aveva comprato, perché il ricavato andava in beneficenza e l’aveva appeso lì sopra la sua testa ed era ancora lì dopo tanti anni.
Stilò una diagnosi perfetta, prescrisse medicine perfette, poi come era sua consuetudine ci accompagnò alla porta e qui mentre mi congedavo, notai che il suo fisico non era più lo stesso, si era come ingobbito e coglievo il suo sguardo che improvvisamente si era spento e viaggiava già in un mondo tutto Suo, mentre la signora Maria Franca sul ballatoio della scala mi salutava con un sorriso ed un cenno della mano dentro la cornice dei suoi amatissimi gerani.
“Vorrei essere il tuo geranio alla finestra.
Ad ogni alba ha le cure
Delle tue mani, fra il giorno
Vive delle cure dei tuoi occhi”.
Questa è una delle sue tante poesie, sembra senza titolo, sembra buttata lì per caso, come un appunto, invece è piena, completa, trabocca di… “tutto”.
Elda Zannini
Carissima Elda, fanno bene al cuore le tue parole!!! Spero che ancora per qualcuno ci sia un ricordo simile al tuo, anche se sono passati tanti anni. Grazie, e un abbraccio riconoscente! Angela
Angela Pietranera
Anche io, Elda andai da lui da ragazzino, accompagnato da mio padre. Anch’io, soffrivo di allergia……Ma, come dicevi tu, la vecchiaia avanza inesorabile anche se un pò, nella nostra mente, un medico lo immaginiamo sempre in forma, sempre dentro al suo camice, malato mai….Diventato ragazzo, ebbi come fidanzata una bella ragazza dell’Est ; erano i primi tempi in cui si parlava di badanti….Venni a sapere che a Castelnovo c’era una badante che, di prassi, per trovare il lavoro ad una connazionale, pretendeva in premio, il suo primo mese di stipendio….La cosa mi fece imbestialire, così che con la mia Oksana di supporto, decisi che dovevamo aiutare tutte le famiglie e tutte le badanti a trovare ( ovviamente a costo zero ! ) i migliori abbinamenti possibili ! Infatti, certe badanti vanno bene a certe famiglie e non ad altre e viceversa. Capitò così che mi venne chiesto se vi fosse una brava badante, per fare compagnia al dott. Pietranera ; mi diedi subito da fare, non per trovarne una, ma per trovare la migliore sulla piazza, perchè lui, lo meritava ! Dopo avere parlato con più d’una, arrivai alla persona ” giusta ” , e la presentai alla famiglia, consigliando di fare un periodo di prova, utile alla famiglia e alla badante stessa, così da ritrovarsi poi per decidere che fare da lì in avanti….Mi informai dopo qualche mese e seppi che le cose andavano bene e non mi impicciai ulteriormente. Un brutto giorno, seppi della dipartita del dottore e, pochi giorni dopo, venni convocato dalla famiglia. I congiunti del defunto, vollero ringraziarmi per aver fatto conoscere loro una persona meravigliosa e insistettero per regalarmi un quadro di Melchiorre ; a nulla valsero le mie resistenze……Grazie per avere ricordato questo Medico che visitò la mia infanzia e che io poi, visitai nella sua vecchiaia. Fui felice di essergli stato di aiuto, pur in un periodo della sua vita in cui lui, del mio aiuto forse non era consapevole….Mi bastò allora e mi basta ora, l’esserne consapevole io solo…..
Umberto
Parlare del Dott.Pietranera per me e’ difficile oltre che doloroso ,
Ma e’una delle migliori pesone che ho conosciuto ,oltre che un grande
medico era una grande persona!
Una grande mancanza! Mi fece donodi un suo piccolo dipinto
per il mio matrimonio!Bellissimo!
Grazie!
ugolotti ugo
Cara Signora Elda,
Lei ha il dono non comune dello scrivere bene.
In modo chiaro, sintetico, gradevole.
In tutti i suoi racconti c’è il Suo ricordo nitido e la volontà di condividerlo con noi.
In questo racconto c’è il Suo cuore.
Grazie.
Luca Fioroni
Bellissimo racconto. Io non ho avuto la fortuna di conoscerlo ma di sicuro una persona dipinta in questo racconto ti farebbe venir voglia di conoscerlo!
nedda
Grazie Elda di avermi e averci ricordato questa carissima persona con immense qualita’ e capacita’ prima come persona e poi come sapiente medico.
Paolo Ferretti
Bel ricordo Elda. Era anche il mio dottore da ragazza. Quando andavo da lui, dopo, come per magia, guarivo, stavo subito bene, mi riprendevo… contribuivano, credo, anche le sue parole, le spiegazioni, la sua serenità. Dilva Attolini
Dilva Attolini
Ma la famiglia del dottore, non era da meno e credo sia doveroso sottolinearlo. Altrimenti pare che lui sia stato una stella cometa, in un cielo, per il resto quasi buio. Dopo qualche mese, chiamai quella badante per avere sue notizie e me ne diede una molto bella. Disse che dopo la morte del dottore, sua moglie e le figlie le dissero che quella sarebbe rimasta la sua casa, per tutto il tempo necessario che occorreva per trovare un altro lavoro, non qualunque……Grande Melchiorre quindi e grandi i suoi famigliari, alla sua altezza……
Umberto
Ricordiamolo a tutti vicino a un grande uomo sta sempre una grande donna
EldaZannini