L’intervista a Emilio Bertolini: “Grandi vantaggi con l’ecobonus ”L’associazione “Obiettivo Casa” ha un proposito ambizioso. Nella Riserva di Biosfera dell’Appennino
tosco emiliano intende sensibilizzare la cittadinanza e i professionisti sull’importanza della prevenzione sismica - conveniente sia in termini economici che per la salvaguardia
dell’ambiente -. Intende quindi favorire l’utilizzo degli eccezionali benefici fiscali previste sia per la messa in sicurezza sia per la riqualificazione energetica dei fabbricati
e delle facciate. Scopriamo il perché. Come noto, l’Appennino è a forte rischio sismico. I terremoti sono numerosissimi, ma per la maggior parte sono avvertiti solo dagli strumenti e non dall’uomo.
Dal 1995 nell’Appennino, tra Fivizzano e Reggio Emilia, sono state percepite distintamente circa sei scosse, quasi tutte superiori ai 5° della scala Richter. L’associazione “Obiettivo Casa” nasce, per volontà di otto geometri, nei territori della Lunigiana: è abilitata a compiere sopralluoghi agli edifici post sisma. Tra gli scopi dell’associazione c’è anche quello di valorizzare e salvaguardare il patrimonio abitativo delle Riserve di Biosfera, poiché tutti gli edifici fanno parte dell’ambiente e sono uno strumento utile alla conservazione delle aree a bassa densità abitativa, mantenendo di fatto un presidio sul territorio.
Ne parliamo con Emilio Bertolini, uno dei fondatori di “Obiettivo Casa”.
Tra gli scopi della vostra associazione ci sono il recupero edilizio e l’efficienza energetica, cosa s’intende esattamente?
Si tratta di interventi attraverso i quali si agisce sulla parte strutturale dell’edificio rendendolo efficiente rispetto alla normativa vigente pur rispettando il più possibile le caratteristiche originarie (quali materiali e finiture), senza prescindere da un’analisi storica del contesto in cui si va a intervenire. Contemporaneamente, proprio perché si interviene anche sulla parte strutturale, è possibile e conveniente esaminare sia le problematiche energetiche, andando ad inserire tutti gli elementi necessari sull’involucro esterno, sia quelle
legate all’impiantistica che consentano di contenere lo spreco di energia andando ad utilizzare le energie alternative: eolico, solare termico e fotovoltaico e anche, eventualmente, il geotermico.
L’Appennino è considerato un territorio sismico, cosa si può fare dal punto di vista della sicurezza?
Si può intervenire sui fabbricati esistenti con interventi di prevenzione sismica che possono aumentare la sismo-resistenza delle nostre abitazioni.
Per i singoli proprietari quali vantaggi possono derivarne?
Innanzitutto più sicurezza per tutti; maggiore risparmio energetico e vantaggi economici grazie agli interventi messi in campo dal governo con leggi dedicate. Per l’economia
dei nostri territori, dove abbiamo professionisti, imprese edili, artigiani in grado di realizzare i lavori. Il risparmio delle famiglie si consoliderebbe nel patrimonio edilizio e farebbe altresì da volano per creare direttamente lavoro in loco.
Come bisogna agire per preservare l’ambiente circostante?
Attraverso l’efficientamento energetico, con un insieme di operazioni che possono riguardare edifici pubblici, privati, complessi aziendali e attività e che permettono di
contenere i consumi energetici, ottimizzando il rapporto esistente tra fabbisogno energetico di luce e gas e il livello di emissioni: si tratta, in altri termini, di un insieme
di pratiche che permettono di sfruttare al meglio le fonti energetiche.
Quali risorse si possono utilizzare per il recupero edilizio in merito al patrimonio ambientale?
Si può usufruire di molte agevolazioni: dal bonus ristrutturazione all’ecobonus della legge di bilancio del 2020.
Per il futuro cosa significa aumentare la conoscenza in materia di prevenzione sismica?
Aumentare la conoscenza in materia di prevenzione sismica sugli edifici vuol dire ridurre il rischio di perdere tutto ciò che abbiamo creato con grandi sacrifici economici
e in alcuni casi anche le persone amate… Da questo punto di vista siamo molto carenti. Immaginiamo che lo stato domani cambi la legge di bilancio e dia incentivi
economici per l’acquisto di auto di lusso. Non oso pensare l’affluenza che ci sarebbe negli autosaloni…
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In Italia 30.000 eventi sismici di media e forte intensità
Il sisma del 1920 tra Garfagnana e Lunigiana insegnò molto
L’Italia è una paese caratterizzato da una antica e lunga tradizione scritta. Di conseguenza la conoscenza della sismicità è resa possibile dal grande numero di documenti e informazioni sugli effetti che nel passato i terremoti hanno provocato nelle diverse aree geografiche della nostra penisola. Per ognuna sappiamo quanti terremoti si sono verificati, almeno nell’intervallo di tempo per il quale sono disponibili le informazioni e quanto sono stati forti. Questo è il primo passo verso la definizione della “pericolosità sismica”, la definizione di uno degli elementi necessari per valutare il rischio sismico di un territorio.
Negli ultimi 2500 anni il nostro Paese è stato interessato da più di 30.000 eventi sismici di media e forte intensità (superiore al IV-V grado della scala Mercalli) dei quali circa 560 di intensità uguale o superiore all’VIII grado (in media uno ogni 4 anni e mezzo). Solo nel XX secolo ben 7 terremoti hanno avuto una magnitudo uguale o superiore a 6.5 (con effetti classificabili tra il X e XI grado Mercalli). L’Italia è dunque un paese a elevata sismicità caratterizzato da aree nelle quali i terremoti avvengono spesso ma sono di bassa energia (come Colli Albani a Sud di Roma, area vesuviana, area etnea) e da aree dove i terremoti avvengono più raramente ma sono di elevata energia (ad esempio Appennino calabro e Sicilia orientale). Considerando i terremoti fino al VI grado della scala Mercalli, che producono cioè solo danni lievi, tutto il territorio nazionale (a parte la Sardegna) è stato almeno una volta interessato da una scossa di questa intensità. Se consideriamo invece eventi di intensità superiore, non sono mai stati interessati il Piemonte, parte della Lombardia e dell’Alto Adige, la costa tirrenica dalla Versilia al Fiume Volturno, quella adriatica a sud di Ancona (escluso il Gargano) e il Salento. Buona parte dell’edilizia storica dell’Appennino tosco emiliano è successiva al 7 settembre 1920, quando avvenne il terremoto della Garfagnana e Lunigiana. Esso causò notevoli danni anche sul versante emiliano. Secondo le stime dell’epoca furono 171 morti e 650 feriti. È stato uno degli eventi sismici più distruttivi registrati nella regione appenninica nel ventesimo secolo: fu il più forte mai registrato in Toscana in tempi storici, nonché quello con il più alto numero di vittime del novecento, superando quello avvenuto l’anno precedente in Mugello.
Grazie alla buona copertura di notizie, alla disponibilità dei documenti ufficiali sui danni e all’abbondanza di registrazioni da stazioni di sorveglianza in tutta l’Europa, è stato considerato come un caso di studio di prim’ordine per migliorare la conoscenza della tettonica e dell’analisi macrosismica.
Cent’anni dopo il sisma, il sindaco Gianluigi Giannetti ricorda quel tragico evento così: “Un doveroso pensiero per le vittime causate dal terremoto e, da qui, l’impegno per continuare ad agire attrezzando Fivizzano a reggere alle conseguenze dei terremoti, coi quali occorre convivere pur essendo un rischio permanente. Stiamo operando per mettere in sicurezza gli edifici pubblici e, grazie ai forti incentivi fiscali e alle iniziative della Regione anche per promuovere micro investimenti per gli interventi dei privati”.
(Cecilia Tondelli)
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La parola allo storico
Ricostruire di terremoto in terremoto. Fra le carte dell’Archivio Parrocchiale della Chiesa di San Michele Arcangelo di Sassalbo ho ritrovato un voluminoso carteggio, una cronaca che narra del terremoto del 6 e 7 settembre 1920. Ho così potuto rileggere fra le righe di una meticolosa ricostruzione degli eventi (il diario di don Pinelli, parroco di allora) quanto ascoltato mille volte dal racconto delle nonne, nelle sere “a veglia”. Dai racconti “del” terremoto ho imparato a conoscere la gente di Sassalbo, i nostri bisnonni, le loro abitudini si affacciano alla narrazione, il loro carattere, la loro superstizione, la loro grande ma dignitosa povertà; da essi emerge chiara una dimensione di vita, quella di un Paese di Appennino, dove forte è il senso della solidarietà, della religiosità, dove i ritmi di vita dell’era rurale cominciano impercettibilmente a cadere sotto il rombo del motore a scoppio dei soccorritori, spesso scambiato per il brontolio del terremoto.
Uomini e Donne d’Appennino che non si sono mai arresi ed hanno sempre saputo ricostruire, di secolo in secolo, di terremoto in terremoto.
(Emanuele Bertocchi, storico ed esperto del territorio, autore fra gli altri del libro Sassalbo Popolo di San Michele Arcangelo. Originario di Sassalbo).
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