Il successo dell’edizione “sperimentale” della rivista Apenninus incoraggia la continuità dell’iniziativa editoriale patrocinata da Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano e rende opportuno un approfondimento geopolitico e storico.
Un comitato ristretto prima e a seguire una grande conferenza dell’Unesco sono gli organismi annualmente deputati a riconoscere i territori dotati dei requisiti previsti dalla normativa che disciplina l’appartenenza al Programma mondiale e alla rete Uomo e Biosfera (Mab).
Ciascuno di questi microcosmi di cui sono riconosciuti bellezza dei luoghi e impegno per l’equilibrio tra uomo e natura, è dichiarato Riserva dell’Uomo e della Biosfera.
Le regole dell’Unesco prevedono la speciale tutela e gestione di questi territori “a favore delle future generazioni, in coerenza con l’obiettivo di un equilibrato e armonico sviluppo”.
Queste Riserve sono caratterizzate dalla discontinuità dei colori, delle forme e dalle fratture paesaggistiche fra diversi livelli altimetrici.
Al cospetto di questo disordine entropico, la volontà dell’uomo deve essere animata dalla finalità di non vulnerare l’armonia della natura originaria del sito. Il paesaggio della Riserva può anche apparire quasi caotico.
I cultori della materia affermano che, intervenendo in questi speciali territori, l’uomo deve affrontare l’asprezza delle forme della terra con lo spirito di un artista del Rinascimento.
Questa similitudine si attaglia alla nostra Riserva dell’Uomo e della Biosfera (in acronimo Mab) che si estende da Torrechiara – Langhirano – Lesignano de’ Bagni – Neviano – Tizzano fino al crinale; ingloba a latere la sponda reggiana dell’Enza e sconfina poi, lungo il versante toscano, nelle terre della Lunigiana. L’Unesco ha dunque compiuto un’attività maieutica di nation building, che, però, parte da molto lontano.
Dopo i Ducati, prime collaborazioni tra Parma e Reggio
Alla vigilia dell’Unità d’Italia la Lunigiana era divisa tra il Regno Sabaudo, il Ducato di Modena e quello di Parma.
Nel periodo successivo le future terre del Mab furono beneficiate dall’opera prestigiosa di Gian Lorenzo Basetti, nato a Vairo di Palanzano, medico garibaldino eletto deputato dal 1874 al 1908 nel Collegio di Castelnuovo Monti.
Basetti fu anche Consigliere comunale di Parma e di Langhirano e patrocinatore della ferrovia Parma-La Spezia.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, le montagne dell’Alta Val Parma e della confinante Lunigiana furono teatro della guerriglia tra le truppe nazi-fasciste e le Brigate partigiane, armate grazie ai “lanci” dei velivoli anglo americani.
Fu allora intensa la collaborazione fra le formazioni partigiane dell’Alta Lunigiana e quelle dell’Alta Val Parma e Val d’Enza. Il comandante della Brigata partigiana della Lunigiana, Gino Menconi, fu ucciso il 14 ottobre 1944 dai soldati tedeschi della SS mentre partecipava alla riunione del Comando Unico della Resistenza parmense a Bosco di Corniglio.
Di quegli anni, a un tempo gloriosi e dolorosi, ho un ricordo vivissimo: ero a casa mia, a Tizzano, sede del Comando di Brigata della III Iulia. Il suo prestigioso Comandante era “Paolo il Danese”, il monaco benedettino e sacerdote Arndt Paul Lauritzen, precettore a Vigatto, alle porte di Parma, in casa del Marchese Meli Lupi di Soragna. Da Vigatto raggiunge la montagna, accompagnato da una prima squadra di giovani decisi a combattere per la libertà.
“Il Danese” fu il primo, alla guida della sua Brigata, a entrare a Parma, alle prime ore del 26 aprile 1945, precedendo l’arrivo delle Truppe Alleate.
Poi venne la Liberazione, festeggiata con i falò accesi sulle sommità dei nostri monti. Seguì subito dopo la formazione dei partiti, poi l’elezione dell’Assemblea Costituente.
La prima riserva di Biosfera fu l’antica Lunezia, ma fu bocciata
Il senatore Giuseppe Micheli, che sul suo periodico “La Giovane Montagna” aveva patrocinato la nascita della Regione Emiliano Lunense - comprendente le province di La Spezia, Modena, Parma, Piacenza, Reggio e il circondario di Pontremoli - presentò all’Assemblea Costituente la proposta di costituzione di questa Regione.
L’iniziativa ebbe il sostegno del Ministro Carlo Sforza, nato in Lunigiana.
Nel luglio del 1946, la commissione dei 75 dell’Assemblea Costituente inserì tra le Regioni ad autonomia ordinaria la Regione emiliana lunense, chiamata nella deliberazione approvata il 18 dicembre 1946 “Emilia Appenninica”.
La proposta, al momento della determinazione definitiva, non fu approvata, anche per la ferma opposizione dell’onorevole Edgardo Lami Starnuti, già sindaco di Carrara.
I primi governi della Repubblica guidarono la ricostruzione del Paese. Seguirono gli anni del “miracolo economico”.
Alle Province e successivamente anche alle Comunità Montane fu affidato il compito di fronteggiare il sottosviluppo delle zone montane e collinari, escluse in larga misura dalla industrializzazione in corso. La Provincia di Parma, guidata prima da Luciano Dalla Tana, poi da
Ivanoe Sensini e da Claudio Magnani, attivò un intenso dialogo con le Province e i Comuni dell’arco portuale tirrenico, confermando così la propensione di Parma ad espandere la propria azione al di là dell’Appennino. Sarà poi lo stesso Dalla Tana che, come presidente dell’Autocamionale della Cisa, realizzerà l’Autostrada Parma-Mare, prima tappa del “corridoio Tirreno-Brennero”.
Il Parco dell’Appennino antesignano della Riserva Mab Unesco
In armonia con questa direttrice di sviluppo nasce Il Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano, istituito con decreto del Presidente della Repubblica del 21 maggio 2001, aggiungendosi agli altri Parchi nazionali già esistenti.
Il Parco opererà poi con successo per l’istituzione (giugno 2015) della Riserva dell’Uomo e della Biosfera (Mab).
Mi sia consentita una rimembranza personale, che riguarda l’esperienza che ho compiuto negli anni Ottanta come Sottosegretario all’Agricoltura con delega ai Parchi nazionali, a fianco dell’eccellente Ministro Albertino Marcora.
Abbiamo allora ispirato la nostra opera a questo principio: i primi beneficiari e protagonisti della protezione della natura devono essere le popolazioni che vivono e lavorano nei territori del Parco.
La nostra Riserva Mab e i vicini Parco del Ducato e Parco dei Cento Laghi sono un esempio europeo dello “sviluppo sostenibile”, così chiamato in quanto compatibile con la protezione dell’ambiente.
Le persone sono artefici del Mab
È, questo, il connotato distintivo del “piano di azione” della nostra Riserva dell’uomo e della Biosfera. Le popolazioni residenti e le loro “guide” (sindaci, consiglieri comunali e provinciali, imprenditori, insegnanti e professionisti del luogo) sono gli artefici dello sviluppo della Riserva Mab.
A essi, come recita l’Action plan in vigore, spetta anche il compito di incentivare l’orgoglio di appartenenza a questa “terra di passaggio”, che ha più di 2000 anni ed è punto di incontro dei principali percorsi storici e naturalistici italiani. L’appartenenza alla Riserva della prestigiosa “Food valley” parmense è la prova che la produzione del Prosciutto di Parma e del Parmigiano Reggiano è compatibile con la protezione dell’ambiente. La stessa considerazione vale anche per la viticoltura e per gli altri prodotti Dop, Igp e tradizionali della Riserva.
Come prevede il programma in corso di attuazione, sarà valorizzato il più antico alimento che sgorga dalle arnie degli apicultori del Mab, per i quali sono già programmati corsi di formazione.
I diversi obiettivi dell’Action plan
Apenninus si propone di far conoscere, in Italia e nel mondo, la nostra Riserva dell’Uomo e della Biosfera, e dunque i prestigiosi giacimenti artistici che essa custodisce: le nostre Pievi antichissime, le decine e decine di “Maestà”: piccoli manufatti di architettura religiosa che fiancheggiano i nostri sentieri.
Alle nostre scuole e all’Università di Parma sarà affidato il compito di compiere un accurato inventario di questi beni, accompagnato dall’opera di conservazione necessaria.
L’Action plan verso un futuro sostenibile oggi in esecuzione ha come primo obiettivo la crescita dell’orgoglio di appartenenza alla Riserva dell’Uomo e della Biosfera, “terra di passaggio” che ha più di 2000 anni.
L’obiettivo strategico dell’Action plan è il potenziamento del capitale umano dell’Appennino. La Riserva è dunque un laboratorio di sviluppo sostenibile, che ha come protagonisti i giovani che vivono e lavorano sul suo suolo, così incoraggiati a non abbandonare la loro terra.
Il piano prevede la collaborazione tra la Riserva e la città creativa Unesco di Parma.
La Riserva promuoverà, generando nuovi flussi turistici, gli storici percorsi escursionistici e naturalistici di valico: il Sentiero Italia e la Via Francigena, che da Canterbury, dopo aver attraversato le Alpi, valica l’Appennino per approdare poi al mare. Si tratta di percorsi a basso impatto ambientale e quindi ecosostenibili; entrambi portano con loro significativi valori storici, religiosi e culturali.
La finalità dell’Action plan è anche la migliore utilizzazione delle risorse idriche e l’espansione del bosco, utile e necessaria per contrastare il dissesto idrogeologico e il cambiamento climatico. L’Action plan guarda al 2020-2025, anno in cui la Riserva di Biosfera affronterà la revisione periodica regolare.
Il Piano è a un tempo ambizioso e realistico: mira a contrastare l’esodo dei residenti - e in primo luogo dei giovani - che opereranno come primi attori dello stesso.
Molti auguri di buon lavoro al presidente del Parco, senatore emerito Fausto Giovanelli, e ai suoi collaboratori: per tutti vale l’aureo principio secondo il quale il miglior compenso per un lavoro ben fatto è di averlo fatto.
(Fabio Fabbri)
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Action plan Riserva di Biosfera Mab Unesco dell’Appennino tosco emiliano
Dopo l’ignobile cacciata dell’ultimo Duca Francesco V (La Storia certifica che fu un plebiscito pilotato da fuori! Vedasi anche la vicenda della Regia Ducale Brigata Estense!) e l’indebita appropriazione del Ducato di Modena, Reggio e Guastalla del periodo preunitario; pezzi di Storia gloriosa omessi o cancellati; centocinquant’ anni, e oltre, di devastazioni varie; ora anche quest’ idea, farneticante, della “Lunezia” !… Una domanda, per questo nuovo “d”ucato basato sul nulla: da chi dovrebbero essere “investiti” i nuovi duchi, aimè, sicuramente senza titolo?
(Italo Montano)
Italo Montano
Non ho vissuto la storia della Lunezia e non saprei valutare se avrebbe portato benefici a queste terre montane; so che la storia dovrebbe servire per evitare il ripetersi di errori. Da parte mia ricordo fatti di storia, letti e vissuti, relativi ad opere che avrebbero reso questo comprensorio montano il più importante della Regione, mi riferisco alla mancata realizzazione del prolungamento della ferrovia Ciano/Castelnovo/Aulla, alla fondovalle Val d’Enza e alla Diga di Vetto. Nessuna di queste tre opere ha visto la luce; perchè?; è colpa di qualcuno?; chi ha la la mia età penso lo sappia bene anche se tace. Alla ferrovia Ciano/Calstenovo si preferì la Reggio Brescello; la Fondovalle Val d’Enza, interamente picchettata ed espropriata, fu iniziata, si lavorò un anno poi fu sospesa, ricordo un convegno a Ranzano dove qualcuno sosteneva che i lavori andavano sospesi perchè quella strada non serviva a nessuno, ci sarebbe cresciuta l’erba, ricordo le parole; idem per la Diga di Vetto, un’opera finanziata, progettata, iniziata e poi sospesa; non furono solo le “lontre” la causa della sospensione; ricordo che qualcuno sosteneva che cambiava il clima e avrebbe impedito la stagionatura dei prosciutti di Parma. Ma ora abbiamo questi grandi progetti del MaB Unesco; si sappia che fui uno dei grandi sostenitori del progetto MaB; fui tra i primi a ricevere l’attestato di cittadinanza, e lo sono ancora; ma so bene che non sono i progetti fatti di belle parole ad impedire lo spopolamento e il dissesto dei paesi montani, ma opere come la Fondovalle e la Diga di Vetto Opere che forse non vedrò mai, ma in compenso vedrò la fine dei paesi di queste terre alte, grazie a qualcuno.
Franzini Lino Presidente del Bacino Imbrifero Montano dell’Enza