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La denuncia di un lettore di fronte alla crisi idrica mondiale

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Riceviamo e pubblichiamo

Dopo le continue piogge alluvionali di novembre, ora sono tre mesi che siamo quasi a secco; ciò corrisponde esattamente a quello che ci viene detto da anni da tutti gli Enti competenti in materia, compreso l’Onu.

In un futuro non troppo lontano 5 miliardi di persone potrebbero conoscere gli effetti della crisi idrica mondiale; i cambiamenti climatici, l’aumento demografico e ciò che ne consegue e il forte inquinamento delle acque dei fiumi e delle falde, sono destinati ad aggravare il problema che già oggi affligge tutti i continenti.

L’Onu, che risponde a 193 Stati, in occasione dell’ultima giornata dell’acqua, ha fatto presente che entro il 2025 due terzi della popolazione mondiale potrebbero trovarsi in una situazione di siccità e ha sollecitato i paesi ad agire per evitare lo spreco delle risorse idriche; la domanda di acqua dolce è aumentata sei volte negli ultimi decenni e continua a crescere.

Ma all’aumento delle necessità idriche si riscontra un aumento della siccità a causa dei cambiamenti climatici; piogge e neve non cadono più con regolarità impedendo la ricarica delle falde; le piogge che prima cadevano mediamente in 150 giorni all’anno, ora la stessa quantità di pioggia, cade in meno di 100 giorni, ma cade in modo alluvionale.

Non si tratta di risparmiare le acque, non c’è risparmio che tenga, le acque si possono risparmiarle se ci sono; ma per averle occorre creare bacini artificiali in grado di trattenere le acque piovane e incentivare la ricerca di nuove tecnologie per la desalinizzazione delle acque, nel caso gli invasi non bastassero.

Ma mentre in ogni parte del mondo questi interventi sono in corso da decenni, e le grandi Imprese Italiane stanno costruendo invasi da decine di miliardi di metri cubi un po’ ovunque, in Italia, ma in particolare in Emilia Romagna non si decide neppure la ripresa dei lavori di un invaso già definito “urgente ed indifferibile” 33 anni fa, il piccolo invaso di Vetto da 93 milioni di mc utili; mentre in altre Regioni Italiane sono stati realizzati invasi da 400, 600 e 800 milioni di metri cubi.

Perché in Emilia da decenni sta succedendo questo?; penso che il potere politico che ci amministra, si occupa di proporre opere che portano consenso elettorale immediato, e non ha il coraggio di affrontare problematiche reali a lungo termine, opere che nell’immediato potrebbero anche ridurre il consenso elettorale; ma se questo può essere giustificato per opere di cui non si hanno le certezze sulle necessità, dell’invaso di Vetto non credo ci siano dubbi; acqua, energia, lavoro, turismo, ecc. sono il futuro.

Lino Franzini, presidente del Consorzio BIM Enza

1 COMMENT

  1. Operando nel settore dell’idroelettrico è chiaro che l’invaso di Vetto serve, chiunque ragioni minimamente lo comprende, più di altri credo che lo comprendano gli amministratori, ma sono proprio questi che non chiedono la ripresa di questi lavori. Il motivo può essere solo che ci sono troppi interessi contro quest’opera, interessi ben superiori a quei pochi agricoltori che hanno bisogno di acqua, a quei pochi che vorrebbero produrre energia pulita come il sottoscritto e a quei pochi che chiedono attività lavorative in montagna. Franzini scrive che l’Onu denuncia una crisi idrica mondiale; ma l’Onu lo sa che qui si buttano via tutto l’anno le acque dal Passo di Pradarena al passo del Lagastrello grazie a qualcuno?.

    Daniele

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