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L’intervento di Claudio Bucci: “La montagna ha bisogno di soldi o di lavoro?” Aggiornamento

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Ho voluto titolare così questo mio intervento, proprio per cercare di contribuire ad affrontare un "nodo" che il nostro territorio montano si trascina da decenni.

Me ne dà l’occasione  una “ campagna “ che sta facendo il Parco nazionale relativamente ai boschi di cui è ricoperto gran parte del territorio montano.

Mi pare anzitutto utile che si attiri l’attenzione su un “ bene “ di cui siamo “ ricchi “; ma non voglio addentrarmi in tematiche delle quali non ho competenza, quali intercettazione da parte delle piante di CO2 e simili.

Più modestamente mi chiedo (e non lo faccio da oggi), può questo bene essere fonte di lavoro e quindi di occupazione?

Poiché, e rispondo dal mio punto di vista, alla domanda contenuta nel titolo : la montagna si salverà, avrà un futuro solo  se vi sarà lavoro!

I  servizi, da quelli sanitari, a quelli scolastici, a quelli per gli anziani soli, non si salveranno senza una ripresa dell’occupazione, del lavoro anche in loco.

Il bosco può essere lasciato crescere secondo natura ed avremo un futuro di selve impenetrabili, di specie infestanti; oppure può essere “ coltivato “, reso fruibile per usi diversi e ciò richiede lavoro permanente in sé, così come occorre manutenere anche il terreno sottostante, che anch’esso non può essere lasciato a se stesso, pena un degrado complessivo del sistema idro- geologico. ( che tra l’altro avrà evidenti  ricadute sull’intero territorio provinciale ).

Se ho ben inteso recenti  documenti frutto di diversi Convegni, si ipotizza che ai proprietari del bosco, verrebbe elargito un contributo per “premiare” i benefici ambientali che derivano dalla presenza delle piante alle comunità umane ed alle altre speci. Va benissimo, meglio di niente.

Ricordo però di aver documentato anni fa, la mole di contributi che  Enti pubblici , Stato, Regione,Provincia, hanno erogato per aziende, artigiani, agricoltori, cittadini residenti in montagna, e si è trattato di somme veramente ingenti negli anni.

La situazione non è migliorata, anzi il degrado, specie nel crinale, continua inesorabile;  l’indicatore demografico ne è il “termometro” preciso (Comune Ventasso, dati 2019: nati 18 deceduti 66).

Dati alla mano, bisogna quindi concludere che i contributi, i soldi , pur ben accetti, anzi richiesti, sono cure  “palliative “ che prolungano un po’ la vita, ma non risolvono la malattia.

(Claudio Bucci)

AGGIORNAMENTO/INTEGRAZIONE

Integro volentieri il mio intervento ( che voleva porsi in interlocuzione con alcuni Convegni meritoriamente  organizzati dal Parco Nazionale sul tema “ Bosco in appennino” ), poiché ovviamente se  si intende tale tematica come esclusivo modo di creare lavoro in montagna non può che essere riduttivo.

Personalmente ritengo che il declino del crinale appenninico non sia un destino ineluttabile e sono altrettanto convinto che sia sbagliato pensare che  siano i Sindaci e le Amministrazioni Locali ad avere il potere  di  porvi rimedio.

Il crinale appenninico è un problema italiano ed è il livello nazionale che deve farsene carico, così come per quanto ci riguarda è anche Emiliano-Romagnolo ed  è quindi la Regione che può fare la sua parte.

A mio modesto avviso, le direttrici su cui operare sono tre :

  • la prima riguarda un investimento massiccio e pluriennale sulla manutenzione integrale  del  territorio montano   in quanto patrimonio dell’intera  comunità nazionale e regionale (di cui la parte boschiva è  una importante componente);
  • la seconda direttrice è una fonte di lavoro che non è proponibile realizzare in loco e riguarda le zone industriali della pedemontana e della via Emilia che dà occupazione anche a molti che provengono dalla montagna. Per questa categoria di lavoratori, per evitare una loro inevitabile migrazione vicino al posto di lavoro, occorrono infrastrutture viarie tali da consentire la sostenibilità del pendolarismo che permetta di risiedere in montagna, a casa loro;
  • la terza direttrice, già parzialmente avviata dalla Regione, è la defiscalizzazione per chi intraprende e crea occupazione in montagna, e le Aziende che continuano a farlo non sono poche e meriterebbero un sostegno concreto.

Naturalmente tutto ciò non esclude diverse iniziative imprenditoriali e di servizi innovative  molte definibili “ di nicchia “ che sono anzi auspicabili e forse potrebbero anche essere il futuro.

(Claudio Bucci)

7 COMMENTS

  1. Queste righe mi sembrano fotografare piuttosto fedelmente la situazione montana, e anche le considerazioni riguardo al bosco non mi paiono affatto fuori luogo e “campate in aria”, ma rischiano pure loro di fermarsi a metà strada, ossia rimanere soltanto una premessa, se non si forniscono indicazioni sul come creare lavoro (e l’autore di queste righe ha sicuramente l’esperienza per farlo).

    A mio modesto parere, ma lo dico in “punta di piedi” perché l’argomento è sicuramente complesso, la “mole di contributi” erogabile dagli Enti Pubblici potrebbe essere indirizzata quanto più possibile verso un piano di manutenzione e difesa “del sistema idro-geologico”, piano che potrebbe dare occupazione per diversi anni, oppure, quale altra ipotesi, o strada parallela, agire significativamente sul piano della fiscalità.

    La via dell’abbassamento generalizzato delle imposte, largamente intese, per chi svolge un mestiere in montagna, o vi esercita un’attività nell’uno o altro settore, resta a mio avviso la maniera più diretta per aiutare e salvaguardare intanto il sistema esistente, quale presupposto per la tenuta del nostro sofferente tessuto socio-economico, dal quale poi ripartire per tentare la “risalita”, semmai ricorrendo anche a soluzioni meno tradizionali (o che siano innovative per dirla in altro modo).

    P.B. 04.02.2020

    P.B.

    • Firma - P.B.
  2. È sempre molto difficile fare interventi non banali dopo Claudio: in poche righe delinea il contesto e in tre punti traccia un vero e proprio programma di governo. Aggiungo ed auspico solamente che i nostri neo eletti in regione facciano propri questi suggerimenti.
    (E auspico anche che facciano in fretta…)

    Emanuele Coli – segretario circolo PD Ventasso

    • Firma - Emanuele Coli - segretario circolo PD Ventasso
  3. Ho sempre apprezzato l’impegno e la serietà di Claudio Bucci, dimostrata in tanti anni; condivido che il bosco sia una ricchezza, anche se è in corso una campagna contro l’uso del legno per riscaldamento, non certo per ridurre l’inquinamento, come si vorrebbe far credere. Purtroppo investimenti massicci in montagna, che non hanno un ritorno economico, nessuno li farà mai più. Una casa mi sorprende, Claudio dovrebbe conoscere la mole di lavoro e la ricchezza che portò la realizzazione della Centrale idroelettrica di Ligonchio fatta dalla CIELI e poi ceduta a Enel; a lavori già ultimati per tanti anni ha dato il lavoro a oltre 100 persone; conoscendo questo, non comprendo come non accenni all’unica vera opera in grado di creare migliaia di posti di lavoro, produrre energia pulita e dare acqua ai rubinetti e all’agricoltura, la Diga di Vetto, un’opera che assicura il ritorno economico dell’investimento. Mi spiacerebbe se Claudio fosse allineato con chi da 30 anni non autorizza la ripresa dei lavori di quest’opera, pur non esistendo alcun motivo tecnico che ne impedisca la ripresa dei lavori, un’opera divenuta molto più urgente di quando iniziarono i lavori a seguito dei cambiamenti climatici. Credo che gli Amministratori e i Sindaci Reggiani del Crinale, che consentono lo spreco della vera e unica grande ricchezza della montagna, l’acqua, abbiano grande responsabilità sul declino dei paesi del nostro crinale; voglio aggiungere che come sovracanoni BIM raddoppierebbe gli attuali introiti ai Comuni montani del Bacino Imbrifero.

    Franzini Lino Presidente del Bacino Imbrifero Montano dell’Enza

    • Firma - Franzini Lino Presidente del Bacino Imbrifero Montano dell'Enza
  4. Fondi,contributi,agevolazioni….vado controcorrente,non e’ che quelle situazioni li sono la prima e vera causa dello spopolamento,della nascita della riserva indiana…? Tutti ,tanti ad aspettarli a mirarvi,passivamente.Ingegno,iniziativa,fantasia,impegno e fatica ne hanno sofferto e forse spariti difinitivamente,creando il pianto e il lamento.La politica deve pensare alla viabilita’,ai servizi a facilitare le aziende cercando,seguendo le norme,di vantaggiarne l’operato e la funzionalita’.Ma ahime’,la politica,si noti la p minuscola,da noi,ha creato indotti di finanziamenti sempre per i soliti noti,per creare alcuni posti fissi di previligio,in nome di sviluppo e di progresso.Stop,buona vita e fortuna a tutti Noi Montanari.

    Luca

    • Firma - Luca
  5. Come ho già avuto modo di scrivere su Redacon in altre occasioni e come giustamente ha evidenziato il sig. Bucci, occorre che la politica dal livello nazionale fino al livello locale, si assuma l’onere di dichiarare l’intero appennino, (comuni montani dal Piemonte alla Calabria) zona “depressa”, con tutte le agevolazioni e defiscalizzazioni del caso. Così come avvenuto pochi anni fa per il Comune di Livigno, (invito a andare sul sito del comune di Livigno e verificare che il trend demografico è stato dagli anni 60 in avanti sempre in leggera crescita). Oltre a questo certamente le infrastrutture, vuoi prolungamento ferroviario della tratta Ciano-Reggio sino a Castelnovo, vuoi razionalizzazione SS63 da Collagna a Reggio Emilia, eventuale prolungamento della Gatta-Pianello sino sotto la frazione di Ligonchio, e la trasformazione da pista in strada. Solo se si abbinano questi due tipi di intervento si può pensare di invogliare le aziende a delocalizzare impianti e strutture produttive in montagna, e permettere a chi vi risiede di essere collegato velocemente con le aree della pianura padana. Il top sarebbe il collegamento della autostrada A22 del Brennero, già previsto fino a Sassuolo, al porto commerciale e turistico di Livorno.

    Massimo Bonini

    • Firma - MassimoBonini
  6. Mi sembra che si continui a dire belle parole sulla montagna per illudere i montanari che qualcuno pensa a loro, la cosa strana è che qualcuno ci crede; è un vero menar il can per l’aia. Se veramente a qualcuno interessassero i paesi montani basterebbe far ripartire i lavori della diga di vetto; ma da anni si continua a vendere fumo e a inventarsi opere miracolose che hanno portato ai risultati che vediamo, negozi che chiudono e punti nascite.chiusi, questo porterà alla chiusura delle scuole e di tutto il resto; da parte mia do una grande colpa agli amministratori locali.

    Daniele

    • Firma - Daniele
  7. Ma come! Chiedete la spesapubblicabrutta? Non sapete che distruggete il futuro dei giovani? Debitopubblicobrutto! I mercati ci puniranno! Defiscalizzazione? E le coperture?? Vedo che ancora non è chiaro che il lavoro lo crea la domanda interna aggregata, e la domanda interna la crea un salario dignitoso e un lavoro sicuro; tra l’altro, queste due cose creano anche voglia di fare figli! L’unico intervento che si pone su questa linea positiva è la diga di Vetto: in quanto spesa pubblica e lavoro pubblico crea reddito e occupazione, quindi domanda interna. Se c’è la domanda interna, gli imprenditori avranno voglia di intraprendere. Ma per fortuna (o purtroppissimo) c’è il Fiscal compact, il MES, il consolidamento fiscale – cioè la tassa su ‘tutto’ – che servono per tenere sotto controllo gli italiani cicale spendaccioni che rovinano il futuro dei loro figli e nipoti (i mercati non approvano!). Tutte quelle belle cose indispensabili per crescere, non si possono fare, che la bundesbank si arrabbia moltissimo! Allora, smettiamola di fare voli pindarici, e rendiamoci conto che – se le cose stanno così – semplicemnte siamo condannati ad emigrare, prima in pianura, poi in Germania o in Gran Bretagna (che con la Brexit rifiorirà). Ma la cosa fantastica è che sono proprio i ‘progressisti e di sinistra’, cioè quelli che dovrebbero difendere i lavoratori, che dicono che ‘bisogna fare le riforme’ (quelle di Monti), e che il debito pubblico ipoteca i giovani, e che lo spread ci ammazzerà, e il mutuo e che poi l’inflazione sale, e che ci vuole la flessibilità e che l’art. 18 era un retaggio del passato. E allora: amen.

    G.P.U.

    • Firma - G.P.U.