Domenica mattina nella chiesa di Tapignola, parrocchia di Coriano, si celebrerà il settantaseiesimo anniversario della fucilazione di don Pasquino Borghi, medaglia d’oro al valor militare.
Alle 10 è previsto il ritrovo nel sagrato, cui seguiranno la messa celebrata da don Giovanni Costi e il saluto del sindaco Elio Ivo Sassi. La rievocazione dell’evento e il ricordo della figura del sacerdote saranno a cura degli studenti della scuola secondaria di primo grado. Dopo un omaggio floreale al cippo a lui dedicato, si terrà infine un momento conviviale offerto dalle famiglie del luogo.
Nominato parroco di Coriano il 30 agosto 1943, prese possesso della canonica e della chiesa parrocchiale di Tapignola il 17 ottobre di quell’anno. “Nel tardo pomeriggio del 21 gennaio 1944 - ricorda il primo cittadino - don Pasquino, a causa della scoperta di alcuni partigiani e soldati alleati, fuggiti alla prigionia, nella sua canonica, e del conseguente conflitto a fuoco con carabinieri e militi, venne arrestato a Villa capoluogo, dove si trovava per un incontro di Azione cattolica. Quattro giorni dopo fu tradotto a Reggio e poi in carcere a Scandiano, dove fu prelevato per essere fucilato, all’alba del 30 gennaio, assieme ad altre otto persone, nel poligono di tiro in città”.
Nato a Bibbiano il 26 ottobre 1903, Pasquino Borghi era entrato nel seminario di Marola a dodici anni e aveva continuato gli studi nel liceo del seminario di Albinea. “Dopo il servizio militare aveva sentito la vocazione missionaria - prosegue Elio Ivo Sassi - ed era stato ammesso in un istituto comboniano in provincia di Varese. Ordinato sacerdote, nel 1930 era partito per una missione nel Sudan anglo-egiziano. Rientrato per motivi di salute dopo sette anni, nel 1938 era stato accolto nella Certosa di Farneta, in provincia di Lucca, dove aveva preso i voti di certosino. Nel 1939 era tornato alla vita sacerdotale per poter aiutare la madre vedova. Curato nella parrocchia di Canolo di Correggio, dopo l’8 settembre 1943 aveva aderito al movimento partigiano con il nome di Albertario”.
Conclude il sindaco Sassi: “Uomo di fede ma anche autentico democratico, animato da uno spiccato senso della giustizia e contrario ad ogni ideologia fondata sulla violenza e sulla prevaricazione, è e resterà un personaggio simbolo della Resistenza reggiana”.
La manifestazione, che sarà accompagnata dalle note musicali della banda musicale villaminozzese, è organizzata dal Comune in collaborazione con le associazioni partigiane Alpi-Apc ed Anpi, il Centro studi Fiamme Verdi di Minozzo e l’istituto Istoreco, e con il patrocinio dell’Unione montana, della Federazione italiana volontari della libertà, del Gruppo alpini e della Croce verde di Villa Minozzo, degli Usi civici di Minozzo, della sezione di Villa e Toano dell’Associazione carabinieri e del Museo della repubblica di Montefiorino.
Mi fa piacere che qualcuno tenga alto i valori di Don Pasquino Borghi; da parte mia gli riconosco gli onori per ciò che ha fatto; i suoi ideali gli sono costati la vita, è un eroe e va ricordato con tutti gli onori che merita. In seguito alla sua morte a un distaccamento di Partigiani Reggiani, di cui faceva parte mio padre, fu dato il suo nome. Ma se guardo la cosa sotto l’aspetto religioso mi faccio una domanda: è giusto che un sacerdote che ha dato i Voti nel rispetto dei dieci comandamenti, possa diventare un partigiano combattente?; non sarebbe stato più corretto che prima di diventare un partigiano combattente avesse rinunciato all’abito talare?; mi sarebbe stato più facile ammirarlo sotto tutti gli aspetti, come sacerdote e come partigiano.
Franzini Lino
Allora tranquillo, lo ammiri pure, ma anzitutto Gli chieda perdono, perché Don Pasquino non è mai stato partigiano combattente e, parole del Vescovo Eduardo Brettoni sul Bollettino della Diocesi di Reggio del febbraio 1944 riguardo a falsità inerenti Don Pasquino: “…chi afferma ciò o non sa quello che dice o è un calunniatore…”
Cecco
Cecco
Gentilissimo Signor Franzini
Il suo contributo è inesatto, fuori luogo, non coerente con le testimonianze e le ricerche concordi e univoche di tutti gli storici.
Davvero un bel tacer non fu mai scritto.
Luca Fioroni
Egr. Sig. Cecco e Sig. Fioroni, non credo di dover chiedere perdono a nessuno e non ho idea quali siano gli storici che possono dimostrare, in modo univoco, che il mio contributo sia inesatto. Chi ha la mia età si basa spesso su quello che ha sentito dire da fonti, che per me, e ripeto per me, sono certe più dei comunicati fatti da esponenti che potrebbero essere di parte; ma la mia considerazione credo sia condivisa anche da altri: Vi allego, pari pari e senza cambiare una virgola, quanto tratto da un comunicato che chiunque può trovare su internet, riferito a Don Pasquino Borghi.
(Era tornato in Italia nel 1940 ed aveva retto prima la parrocchia di Canolo (Correggio), poi quella di Coriano (Villa Minozzo) e infine, per pochi mesi, proprio quella di Tapignola. Sinceramente democratico, subito dopo l’8 settembre, si era messo a disposizione del CLN provinciale di Reggio Emilia, diventando un prezioso collaboratore e un partigiano combattente).
Franzini Lino
Franzini,
…errare è umano, perseverare è diabolico…
Luca Fioroni
Caro Franzini
La invito, a chiarimento del Suo turbamento, ad approfondire (secondo me il tempo c’è l’ha) la vicenda umana e giudiziaria di Don Pasquino.
Sul sito Istoreco potrebbe trovare le motivazioni della sentenza del Tribunale Speciale o su tre testi documentatissimi e circostanziati: la Repubblica di Montefiorino di Ermanno Gorrieri e le due monografie sulle Fianme Verdi, di Don Pallai e del Prof. Giovanelli.
Concluderà senza dubbio che L impegno e il motivo per cui fu condannato a morte, di Don Pasquino fu quello di favorire il passaggio della linea del fronte ai prigionieri Alleati in fuga dalle zone occupate.
Mai impugnò un arma.
Era un sant’uomo.
Un mite.
Ma con una immane coscienza ed una schiena straordinariamente diritta.
Distinti saluti.
Luca Fioroni
Gent sig Franzini possibile che su ogni cosa, fatto, evento lei abbia da puntualizzare? E soprattutto che la “verità” sia dalla sua parte? Sempre e comunque?
Davvero un bel tacere non fu mai scritto
MB
Sig. Franzini, se va a toccare certi argomenti solleva un polverone che non immagina, come suggerisce Lei sono andata a curiosare su internet e su una pagina con in alto il simbolo dell’ANPI, associazioe dei partigiani, è riportato che Don Pasquino Borghi era un partigiano combattente. Per il resto condivido che un prete, più di altri, non dovrebbe mai fare del male a nessuno; purtroppo la realtà non è cosi, anche se sarò smentita da qualcuno.
Gianna
Luca e’ tempo perso . Questisono rosi dal tarlo fascistoide. Neanche le motivazioni del Tribunale Speciale accettano. .Credo sia ormai indispensabile un test d’ ingresso per accedere alla cabina elettorale. Analfabeti studiate la storia Vergogna!! Perdonali Don Pasquino perche’ non sanno quello che dicono!!!
luigi bizzarri