Si è svolta il 20 gennaio la posa di tre pietre d’inciampo nel comune di Villa Minozzo, volute da Istoreco in collaborazione con Alpi-Apc RE, Anpi, Unione dei comuni e il comune di Villa Minozzo.
Presenti il Sindaco Elio Ivo Sassi, il Sindaco del comune di Castelnovo Monti Bini, la consigliera Spadaccini, il vicesindaco di Toano Albertini, la partigiana Giacomina Castagnetti, intervenuta durante l’ultima posa.
Un nutrito numero di giovani appartenenti alle classi del Mandela e dello Scaruffi-Levi-Tricolore assieme ai volontari della Croce Verde di Villa Minozzo, il presidente Renato Montelli, i parenti e gli abitanti di zona hanno seguito il corteo che si è formato a Carniana per arrivare a Minozzo.
Sono solo piccoli blocchi quadrati, in ottone. Sono solo pietre, infondo.
Sono parte di un arredo urbano dove non sempre si posa l’occhio, ma quando si posa, quando vede, non può ignorare. Deve guardare.
«Le pietre d’inciampo vanno ad aggiungersi agli altri monumenti eretti a ricordo delle sofferenze e del sangue versato dai villaminozzesi nel corso della seconda guerra mondiale, per cui il comune è stato fregiato della medaglia d’argento al valore militare.» Spiega il sindaco Elio Ivo Sassi, presidente di Alpi-Apc ricordando le persone che hanno scelto di morire per preservare i valori di fede, ricchezza interiore.
"Vite sconosciute e dimenticate che ritrovano la propria identità, perché dopo essere volate via, passate attraverso il camino di Auschwitz, non sono mai rientrate fra i loro monti, nei loro paesi". Non hanno mai avuto commemorazioni. Sono diventate cenere al vento.
«Le pietre che vengono posate portano il nome di Domenico Borghi e Gino Donadelli di Carniana, Agostino Pigoni della località “la rocca”, e Guido Tacchini di Minozzo. Persone che hanno terminato la loro esistenza dentro a un lager. Realtà non tanto distanti dalla nostra in termini di anni, persone che potrebbero ancora esserci se avessero aderito a cause differenti. Hanno scelto di mantenere la loro dignità, il loro onore pur sacrificando la propria vita.» Prosegue il primo cittadino, «Abbiamo il dovere di non dimenticarci dei prigionieri, ma anche dei soldati e dei civili che persero la vita in quegli anni terribili. Crediamo che le pietre d’inciampo siano un segno importante che ci aiuta a riflettere, a non dimenticare. Mantenendo vivo il ricordo conserveremo alta la guardia affinché tali tragedie non abbiano mai più a ripetersi»
Non sono solo nomi. Sono fatti. Sono ricordi. Le pietre posate davanti alle loro abitazioni ricordano che da quegli usci loro uscivano ogni giorno per andare a lavorare, attraversavano le strade, facevano quello che ogni persona fa se la guerra non avesse imperversato così crudelmente nelle loro vite.
E così Guido Tacchini, di Minozzo, ecco essere legato affettivamente alla signora Zita Severi, ombrellaia, il cui ritratto è celebrato nella campana posizionata presso la Casa Vacanze di Minozzo. Identità ricostruite, senza corpo, senza lapide, ma con una pietra, una pietra che ricorda il sacrificio, l’onore, la scelta del bene.