Home Diocesi ne' Monti Montecchio fa memoria di don Iemmi. Il «cappellanino» di Felina nel...

Montecchio fa memoria di don Iemmi. Il «cappellanino» di Felina nel libro di Giuseppe Giovanelli

79
0
Il tavolo dei relatori

La parrocchia di Montecchio Emilia ha organizzato nella giornata di sabato 28 dicembre la presentazione del libro dedicato a don Giuseppe Iemmi, a 100 anni dalla nascita, dal titolo “Iemmi, quasi utopista”, scritto in seconda edizione dal professor Giuseppe Giovanelli. Molte sono state le persone che hanno partecipato all’evento. Tra il pubblico anche il Vicario generale monsignor Alberto Nicelli, il parroco di Montecchio don Angelo Orlandini e il parroco di Villa Aiola monsignor Antenore Vezzosi. Al tavolo dei relatori c’erano il professor Giovanelli, don Giancarlo Minotta, vicario parrocchiale, e come moderatore Franco Boni, storico montecchiese.

Don Giuseppe Iemmi, nato a Montecchio il 26 dicembre 1919, dopo gli studi teologici svolti nel seminario di Marola e poi ad Albinea, era stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1943 in cattedrale a Reggio Emilia assieme ad altri 18 compagni, tra cui l’amico don Bruno Morini. Dopo l’ordinazione sacerdotale il vescovo Brettini lo inviò curato nella parrocchia di Santa Maria Assunta a Felina.
Il “cappellanino”, come veniva affettuosamente chiamato don Iemmi dai parrocchiani felinesi, trovò un parroco semi-infermo, don Corsi, che lo vide come il suo successore data la sua fede e la sua volontà di conoscere in breve tempo le famiglie dei parrocchiani.
Il giovane don Iemmi diventò il “tutto fare” della parrocchia di Felina. Dopo l’armistizio dell’8 settembre si costituirono in montagna i primi nuclei di partigiani che combattono il nazi-fascismo. La montagna reggiana divenne centro nevralgico della resistenza.

Ci furono parecchie azioni belliche, attentati a ponti e strade e rappresaglie nemiche, uccisioni sommarie da ambo le parti e assassini fratricidi. Per dirla in breve il comune denominatore era: “uccidi tu che uccido anch’io”. La strage della Bettola nella notte di san Giovanni del 1944 è stata portata come esempio di rappresaglia tedesca all’esplosivo piazzato sotto il ponte durante il passaggio di un’autovettura tedesca qualche giorno prima.
Il clima dunque era di odio reciproco. Questo a don Iemmi non andava giù.

Nella primavera del 1945, dopo l’ennesimo regolamento di conti e questa volta per mano partigiana, il “cappellanino” nella Messa pasquale condannò apertamente queste uccisioni; disse basta a questi crimini, basta con questo sangue versato inutilmente in una guerra civile infinita. Quella affermazione gli costerà caro. Così che dopo quella domenica della severa condanna si presentarono in canonica a Felina due partigiani comunisti non del luogo, a cercare “il cappellanino”. Subito non lo trovarono perché non era al paese.

Al ritorno il sacerdote li andò a cercare in buonafede e una volta trovati quei partigiani gli dissero di seguirli.
Così iniziò il suo calvario, andando verso il monte Fosola; don Giuseppe cercherà di sfuggire ma verrà ripreso e infine freddato con un colpo di mitra alla schiena il 19 aprile 1945, a meno di una settimana dalla liberazione. La mamma di don Iemmi, Angiolina Bertani, che lo andava a trovare abitualmente in bicicletta da Montecchio, arrivò a Felina proprio il giorno dell’assassinio e udì addirittura i colpi di arma da fuoco che uccisero il figlio.

Nei giorni successivi alla liberazione, grazie ai militari brasiliani, la salma di don Iemmi fu portata al cimitero di Montecchio. Nel 1955 la casa di riposo parrocchiale per anziani, voluta dall’allora parroco di Montecchio don Caraffi, venne intitolata alla memoria del giovane sacerdote ucciso.

Durante la presentazione del libro l’assessore Bruno Aleotti, in rappresentanza dell’Amministrazione comunale di Montecchio, ha annunciato che in primavera una via del paese verrà intitolata a don Iemmi: sarà l’attuale “viottolo delle colonnine” a fianco della chiesa della Beata Vergine del Popolo (la chiesa della piazza), giusto risarcimento a chi aveva fatto della sua fede religiosa una ragione di vita, stroncata a 25 anni in modo così violento durante una guerra fratricida.

 

 

 

Il libro del professor Giovanelli è in distribuzione presso la parrocchia di Montecchio e nelle edicole e librerie cittadine.

 

 

(La Libertà, edizione 22/01/2020)