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Paolo Barbieri, il viaggiatore del cielo

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Il cesto della mongolfiera sfiora i rami di un albero, volendo pure i passeggeri potrebbero accarezzare il tetto del bosco. A pilotare questo aeromobile, che affascina non solo i più piccoli, è Paolo Barbieri, che di professione è appunto pilota. Colpisce, nelle immagini che accompagnano le sue parole, la sorprendente artigianalità delle procedure necessarie a far alzare la mongolfiera, alcune delle quali possono coinvolgere anche i passeggeri. Qualche esempio? Stendere l'immenso telo variopinto o tenere aperta la bocca del pallone mentre grossi ventilatori lo gonfiano.


Paolo è pilota da 35 anni, la scintilla per la mongolfiera è scoccata per caso. Perizia e passione, anche in questa disciplina. Forse l'unica vera dote che un pilota dovrebbe avere è la "pazienza, visto che si tratta di un mezzo che si muove spinto dal vento". Ecco allora che il volo non offre una meta predefinita, la direzione presa è stabilita dalle correnti ascensionali e dalle decisioni umane prese sul momento. Un ottimo allenamento, questo, per ammansire l'ansia da controllo che troppo spesso nella quotidianità impera nelle nostre vite.
Ogni volo è unico e irripetibile, la sua traiettoria dipende dalla capacità di Paolo di essere presente a ciò che sta vivendo. Ecco allora che il pilota sale e scende alla ricerca delle correnti e gioca con le vette arrotondate del medio Appennino. Ad un certo punto, e torniamo all'immagine iniziale, la mongolfiera, indirizzata da Paolo, accarezza le cime degli alberi sul dorso di una collinetta in modo che, una volta sorpassatane la sommità, ci si trovi improvvisamente davanti ad una vallata, spalancata sotto i passeggeri estasiati.

Si è innamorato dell'Appennino, e di Carpineti in particolare, scorgendolo dall'alto. Questo territorio, suo quartier generale e luogo di partenza prediletta per i voli, gli consente di ascendere in qualsiasi direzione. La mongolfiera non è come l'areo. Si è in alto, eppure si vede tutto da vicino e i dettagli del paesaggio si stagliano nitidi. Infatti da lassù, con il passo lento del pallone dei cieli, si distinguono borghi, strade, cime, dettagli. Ciò che sorprende è che, nonostante si sia costretti ad adottare una prospettiva completamente diversa, olistica, si ha l'impressione di un contatto diretto con l'ambiente. I sensi sono tutti coinvolti in questa esperienza: la vista, ma anche l'udito e l'olfatto -  si sentono rumori e odori, si percepisce l'aria come materia. E, dato che a fine volo si fa merenda con pane e salame e si brinda con prosecco  - anche il gusto, in questa esperienza totalizzante, è debitamente accontentato.


Per ascoltare dalla viva voce di Barbieri la sua visione di Appennino, vi consigliamo di guardarvi la video intervista al seguente link: