Riceviamo e pubblichiamo.
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Rispuntano le “frizioni” tra le categorie sociali ?
Un articolo di Redacon abbastanza recente, del 28 dicembre u.s., nel quale il presidente Cia fa il bilancio agricolo provinciale del 2019, ha prodotto un commento dove “un artigiano stanco di pagare le tasse solo lui” lamenta il fatto che il settore agricolo sia esonerato da quegli adempimenti ed obblighi fiscali cui sono invece tenuti artigiani e commercianti, tesi tuttavia contestata da “un contadino montanaro”, autore di altro e differente commento, stando al quale non è affatto così dal momento che gli agricoltori non beneficerebbero di alcun “sconto”o agevolazione, rispetto alle due prime categorie.
esistenza e consistenza della “questione tasse”
Mi sarei aspettato che nel frattempo qualcuno, tra gli addetti ai lavori, ossia tra quanti conoscono come stanno realmente le cose, ci fornisse la versione giusta, per non lasciare dubbi e “sospesi”, e anche perché quello delle imposte e tasse è tema attuale e sentito, e non di rado divisivo, ma in ogni caso il disappunto espresso dal predetto titolare di azienda artigianale, circa la tassazione, va ad aggiungersi alle preoccupazioni esternate, sempre in campo fiscale, in altre righe di Redacon, del 18 dicembre, dal titolo “Ci sono regali e regali”, il che sta a confermare l’esistenza e consistenza della “questione tasse”.
Com’è abbastanza naturale, sono in molti a lagnarsi del rispettivo livello di tassazione, ma per qualcuno può esservi un “sovrappeso”, perché la mole degli adempimenti ed obblighi in materia, previsti dai cosiddetti “strumenti antievasione”, si somma al carico fiscale, con ulteriore aggravio di impegno nonché di costi per l’azienda - intesa nelle sue molteplici forme e tipologie - determinando semmai una situazione tale da indurre il titolare a dismettere l’attività, con perdita di reddito per sé stesso e per la sua famiglia, ed eventuale sottrazione di posti di lavoro se l’azienda si avvaleva di personale dipendente.
attività autonome e ceto medio
E potrebbe essere che tra questi operatori vi sia chi si sente ingiustamente penalizzato rispetto a quanti, svolgendo altro tipo di lavoro, non sono oberati da analoghe incombenze, tanto da far sorgere indesiderabili frizioni tra l’una e altra categoria, il che mi riporta alla mente i tempi in cui c’era invece un “clima” più tranquillo, perché chi era maggiormente “garantito”, potendo contare al bisogno sull’ombrello sociale, riconosceva di fatto il diritto a “compensazioni economiche” per chi svolgeva attività autonome, piuttosto diffuse nel ceto medio, e non godeva di riflesso delle stesse tutele, oltre a sobbarcarsi il rischio di impresa
Poi, che io ricordi, su quella sorta di “equilibrio sociale” prese a spirare un’altra aria, e vi si “infiltrò” l’opinione che le attività autonome potessero essere aree di evasione fiscale, talché i loro meritati guadagni si attirarono più d’una antipatia, e un fenomeno similare è accaduto pure in seguito, quando più d’uno fu conquistato dall’idea di “far piangere i ricchi”, come se non ci fosse una “ricchezza” molto rispettabile, frutto di intraprendenza, impegno, ingegno, talento.., e anche benemerita perché può dare occupazione e benessere pure ad altri, talora a parecchi altri (dando altresì motivazione e prospettive alla classe media la cui importanza mi sembra universalmente riconosciuta).
P.B. 07.01.2020