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SocialMonti/ Guarire con le mani: in Appennino ci sono ancora le segnature?

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Questa rubrica vuole essere un luogo di spunti per stimolare una riflessione corale e collettiva su temi di attualità. L’idea è quella di partire dal nostro territorio verso cerchi più ampi, o vice versa ascoltare gli echi lontani e portarceli vicini.

(Ameya Canovi *)

Mani sagge e antiche che guariscono

Di recente sono stata invitata a partecipare a un evento a San Martino in Rio sulle donne guaritrici che segnano alcune patologie utilizzando formule e rituali antichi. Alla manifestazione si univano più linguaggi, una mostra di pittura che raffigurava il tema nelle sue diverse interpretazioni con le allieve della pittrice Claudia Bianchi di Guastalla, con la partecipazione dell’antropologa Antonella Bartolucci e lo storico Italo Garavaldi di Reggio Emilia. E poi sono stata coinvolta io come psicologa, di Felina, Castelnovo ne' Monti. Un pubblico attento ha seguito il dialogo tra questi diversi linguaggi di diverse provenienze, e in sala presenti alcune guaritrici stesse, tra cui Agostina di 84 anni.

Per poter portare il mio contributo a questo interessante pomeriggio mi sono documentata sul tema. Ho scoperto che attorno alla bassa sono numerose le figure femminili che hanno ricevuto il dono della segnatura, tramandata di solito la notte di Natale a un familiare di sesso femminile, la figlia che lo vuole o molto spesso la nuora, accolta in casa come una figlia. Ricevere il dono è un impegno, occorre proseguire e mettersi a disposizione di chi chiede aiuto. Senza pretendere nulla in cambio, ma senza nemmeno declinare un’offerta, che in altre epoche poteva essere un pezzo di pane, una gallina o delle uova. Molte guaritrici chiedono preghiere, l’accensione di candele votive, una messa. Il motto resta comunque “senza chiedere e senza rifiutare”.

Come psicologa sociale posso solo prendere atto del fenomeno, sospendendo qualsiasi tipo di giudizio. Uno dei compiti della psicologia è osservare i fenomeni che accadono nel collettivo, formulare ipotesi e fare progetti di ricerca. L’idea che per ora mi sono fatta è che probabilmente sentirsi visti e accolti incide sul nostro sistema immunitario in maniera positiva, attivando quei processi che definiamo di guarigione.

Aristotele

Come sosteneva già Aristotele nell’Etica Nicomachea, la ricerca del benessere è il bene supremo dell’uomo, e la fioritura dell’individuo, intesa come la realizzazione del sé e il raggiungimento della felicità, è un processo soggettivo, come la guarigione stessa. Ognuno ha la propria fioritura, come direbbe il filosofo greco.

La pratica del Reiki in ospedale

Lo psicanalista Sigmund Freud aveva individuato correlazioni tra malattia e psiche, e aveva portato avanti studi sull’ipnosi, che ha presto abbandonato, in quanto il sintomo scompariva, ma il nucleo nevrotico originante permaneva. Tra le discipline olistiche sono molte le terapie cosiddette energetiche come il Reiki, una pratica di derivazione orientale molto in voga negli anni novanta, che comporta la trasmissione di energia guaritrice attraverso le mani. In alcuni ospedali il Reiki è entrato a far parte delle terapie coadiuvanti a fianco della medicina tradizionale. Altre terapie sfruttano la produzione di onde Theta del cervello prodotte da uno stato di profondo rilassamento (Theta Healing). Infine molti psicologi attualmente attuano l’EMDR, acronimo di una procedimento di riprogrammazione delle tracce mnestiche, o ricordi disturbanti. L’offerta terapeutica è molteplice, ma in un potenziale viaggio a ritroso, le radici apparirebbero comuni: intenzionalità, volontà del paziente di evolvere e guarire, bisogno di essere preso in carico, visto, guardato e curato.

Le onde cerebrali misurate in hertz secondo la fisica quantistica

Personalmente mi piace pensare alla guarigione come un dialogo tra una domanda, la malattia, e una risposta, che è la cura. In questo dialogo intervengono diverse variabili, come il nostro stile di coping, cioè come affrontiamo ciò che ci accade, il tipo di locus of control che abbiamo, inteso come il credere che le cose dipendono anche da noi o solo dal fato. Infine ho trovato interessanti i nuovi studi sulla fisica quantistica, molto complessi e ancora in via di sviluppo. Secondo questa branca della fisica, noi siamo immersi in un campo elettromagnetico, emettiamo di continuo onde le cui vibrazioni sono misurabili in frequenze. Pertanto, nel processo di cura ci scambiamo onde “buone” dettate da una intenzione e buona volontà? E’ solo uno spunto di riflessione, che trovo affascinante e da approfondire (non è questa la sede, tanto meno io ho le competenze per discorrere di fisica, tengo a precisare). Mentre mi documentavo sull’argomento, ho chiesto a persone che sono molto attive sul territorio del nostro Appennino di dirmi cosa sapessero del fenomeno delle segnature qui in zona. Questa pratica è sempre stata presente ma si è un po’ estinta, una delle possibili spiegazioni potrebbe essere la migrazione dalla montagna verso la città, andando a perdersi la tradizione.

Chiedo ai lettori di Redacon se sono a conoscenza di queste usanze, in quale parte del nostro Appennino sopravvivono e se hanno tratto beneficio da queste mani che pregano e segnano. Grazie a chi, mantenendo l’anonimato dei “guaritori”, vorrà commentare qui o scrivere alla redazione.

*Ameya Gabriella Canovi è PhD, docente e psicologa, si occupa di relazioni e dipendenze affettive. Da poco ha terminato un dottorato di ricerca in ambito della psicologia dell’educazione studiando le emozioni in classe. Ha un sito e una pagina Facebook “Di troppo amore”.