Aristide Gazzotti è un missionario laico, originario di Toano, che ha creato a Cochabamba in Bolivia la comunità la Casa de Los Ninos, associazione che aiuta i bambini e le persone povere. Proprio in questi giorni la Bolivia è teatro di scontri e di potreste tra coloro che sostengono il governo del presidente Evo Morales e chi invece lo condanna aspramente.
Ci può spiegare cosa sta accadendo in Bolivia?
Le recenti elezioni hanno messo in evidenza una forte frattura sociale, sopita durante i 14 anni del governo del presidente Evo Morales, anche perché le condizioni economiche del paese hanno favorito la convivenza pacifica. Il presidente ha fatto un grave errore politico nel voler giustificare la sua nuova candidatura, la terza consecutiva, andando contro la costituzione e contro la volontà popolare. Le elezioni presidenziali del 20 ottobre non sono state chiare e nei giorni successivi sono iniziate le proteste cittadine che dopo solo tre settimane hanno costretto il presidente a dimettersi e a rifugiarsi in Messico. Durante quelle proteste si sono evidenziate due posizioni opposte sostenute da un lato dalle classi povere o emarginate socialmente: contadini, cocaleros e minatori, dall'altra la classe media e l'oligarchia delle regioni più ricche. Questa protesta, purtroppo, ha evidenziato la frattura sociale con forti contenuti razzisti che da sempre sono alimentati dalle classi più ricche e che il presidente Evo Morales ha cercato, nei suoi anni di governo, di superare.
Oggi la Bolivia è un paese più povero?
La Bolivia non è un paese povero. Ha tante risorse minerali che, prima della venuta del presidente Evo Morales, erano state svendute a delle multinazionali. Da lì le rivolte agli inizi degli anni 2000 e l'ascesa al potere di Morales. La Bolivia è il paese dell’America Latina con il più grande indice di sviluppo economico. Il livello di povertà è sceso del 50% negli ultimi 10 anni.
Quale opinione si è fatto personalmente del presidente Morales?
Morales aveva iniziato un processo di cambiamento sociale ed economico molto importante e necessario per la Bolivia. E' stato aiutato da persone molto preparate idealmente, che l'hanno sostenuto e accompagnato nei primi anni del suo mandato. Morales ha dato spazio sociale alle classi marginate, quelle delle zone andine e della campagna, con una cultura millenaria e una povertà millenaria.
Come si sono svolte le ultime elezioni?
Come dicevo, le elezioni si sono svolte in tranquillità e si è arrivati al voto del 20 ottobre nonostante il rifiuto della maggior parte della popolazione per vizi costituzionali. Si pensava che il presidente non potesse arrivare al quorum necessario per la sua rielezione, invece, i risultati l'hanno favorito. Purtroppo, il conteggio dei voti non è stato fatto con trasparenza ed è durato, ingiustificatamente, quasi una settimana. In seguito è intervenuta una commissione di supervisione di rappresentanti degli Stati Latino Americani che domenica scorsa ha anticipato il proprio verdetto annullando le elezioni del 20 ottobre, suggerendo nuove elezioni. Domenica mattina, il 10 novembre, il presidente ha accolto l’invito e ha un processo costituzionale per indire nuove elezioni. Più tardi si è dimesso perché la situazione sociale si è fatta insostenibile.
Perché la gente protesta?
La gente protesta contro la prepotenza politica del presidente che negli ultimi anni ha agito forte della maggioranza assoluta del suo partito, il MAS, nel parlamento, che qui si chiama assemblea parlamentaria.
Inoltre la gente protesta perché le elezioni non erano costituzionalmente viabili e corrette e perché non è stata ascoltata prima delle elezioni ed Evo Morales ha autoritariamente annullato il risultato del referendum del 21 febbraio del 2016. Bisogna tener presente che è il 50% della popolazione che protesta mentre l'altro 50% appoggia Evo Morales e il suo partito perché senza Evo Morales ritornerebbero al potere gli oligarchi degli anni oscuri della Bolivia.
Perché il Paese è così diviso?
Il Paese è diviso perché non si mai fatta una sincera autocritica sociale... Non ci si è mai guardati in faccia, riconoscendo e accettando la diversità etnica della Bolivia. Il Paese è diviso perché non si è mai proposto un impegno di crescita "spirituale", non religiosa, in questo Paese, che ha origini antichissime, ma anche molto umili. Lo spirito di questo Paese nasce dalla “cosmovisione” andina, con valori altamente umani, con una attenzione e riconoscenza speciale al rispetto per la natura, povera ma madre.
Voi con la vostra comunità dove siete esattamente e a cosa avete assistito in questi giorni di protesta?
Per noi non ci dovrebbero essere situazioni di pericolo anche se crediamo che non sono corrette la visione, le forme di intervento e la prospettiva di interpretazione della realtà attuale boliviana che difendono violentemente i due gruppi in conflitto. E questo qualche problema ci potrebbe provocare per l'intolleranza dei due gruppi. Noi siamo nel centro della Bolivia, nella città di Cochabamba, crocevia economico e sociale tra l'oriente e l'occidente del Paese e al centro anche di tutti i conflitti.
Quale potrebbe essere lo sbocco di questa situazione
Per noi c'è solamente una via di sbocco. Che intervenga il Papa a convocare i cattolici a sedersi, ad ascoltarsi, a rispettarsi e a dialogare sulla base dell'unica proposta valida a livello sociale per la Bolivia: il Vangelo, e a non affrontarsi nelle strade come nemici di uno stesso popolo e di una stessa fede.
Ora chi governa il Paese?
Da lunedì scorso si è autoeletta Presidente una senatrice rappresentante dei partiti oppositori al governo, che sta eleggendo i nuovi ministri. Ma il parlamento è in mano alla maggioranza del Mas che non si è dimessa o che non è riuscita a scappare dal Paese. Per cui la Bolivia oggi di fatto è attualmente senza un governo costituzionale, anche se varie nazioni europee hanno accettato questo processo di autoelezione presidenziale. Noi siamo molto preoccupati per la situazione che vive oggi la Bolivia, un paese sconosciuto nel mondo, un paese che ci ha accolti e che amiamo, un paese che non ha rilevanza internazionale, un paese che non ha sbocchi al mare e non ha sbocchi nell'interesse dei potenti. Siamo profondamente preoccupati perché non si conosce la bontà di questa nostra gente che i potenti locali cercano in tutti i mezzi di far tacere, anche in nome della Bibbia... Speriamo e crediamo nell'intelligenza dei poveri, nell'innocenza dei bambini...
Grazie per questa testimonianza.
Grazie per la testimonianza e l’analisi fatta da Aristide sulla situazione della Bolivia, e soprattutto per il suo impegno in sito per la difesa dei più deboli e degli indifesi. Ho viaggiato molto in Sudamerica e ho verificato quanto sia difficile per noi ‘occidentali’ capire le realtà sociali di queste aree. Ogni paese è caratterizzato da una oligarchia che ha il controllo economico della quasi totalità delle risorse economiche del paese e ha il solo obiettivo di massimizzare i propri guadagni e poi ci sono le masse di indios, campesinos, mineros che hanno difficoltà a trovare rappresentatività nella gestione economica del paese: da questo punto di vista ho ammirato l’azione di Morales che nel bene e nel male è riuscito in questo scopo per un lungo periodo. Purtroppo concordo che nell’ultimo periodo ha commesso pericolosi errori che hanno minato la sua credibilità. Sinceramente spero che la chiesa (la sola forza veramente super partes nel paese) possa promuovere un’azione di riconciliazione nazionale che porti a nuove elezioni libere e corrette, superando la politica attuale del muro contro muro che può portare solo a un incredibile disastro (soprattutto sociale) per il paese.
Carlo