In una lettera aperta ai sindaci della provincia di Reggio Emilia, qui riportata, l’invito di Federfarma alle amministrazioni locali a riflettere sulle conseguenze della distribuzione diretta dei farmaci presso le farmacie ospedaliere.
Spett. signor sindaco,
La invitiamo a riflettere su una situazione che crea difficoltà ai cittadini e alle farmacie territoriali, anche nel Suo Comune: la distribuzione diretta di farmaci, eccessiva ed incontrollata, da parte delle strutture ospedaliere e delle case della salute.
La distribuzione dei farmaci la cui spesa è a carico del Servizio Sanitario Nazionale può avvenire tramite distribuzione 'per conto' (DPC), per distribuzione in regime mutualistico e per distribuzione diretta. Nei primi due casi, in DPC e in regime mutualistico, la dispensazione avviene all'interno della farmacia territoriale, mentre per la distribuzione diretta la consegna viene effettuata in ambito ospedaliero e all'interno delle Case della salute. Esistono farmaci ad esclusivo uso ospedaliero che prevedono solo tale via di distribuzione e solo in determinati casi normati dalla legge.
Ultimamente però tale distribuzione si è allargata notevolmente andando a comprendere non solo i farmaci ospedalieri esclusivi, ma anche farmaci che non appartengono all'elenco di riferimento concordato. Tale prassi penalizza il cittadino e le farmacie territoriali.
Il cittadino si trova costretto infatti a rivolgersi a tali strutture dovendosi spostare anche con lunghi viaggi, spendendo soldi e perdendo tempo, oltre ad affrontare altri comprensibili disagi. Si noti che spesso le persone che hanno necessità di reperire tali specialità sono invalidi, anziani o comunque persone con gravi difficoltà.
Tutto questo può essere evitato, o notevolmente semplificato, ritirando i farmaci e prodotti nelle farmacie vicino a casa. La dispensazione diretta inoltre genera spesso anche grandi sprechi di farmaci e prodotti vari. A tal proposito alleghiamo alcune foto che testimoniano tale situazione, che avviene per forniture troppo abbondanti o per cambi di terapie che non vengono sorvegliate in maniera adeguata, come potrebbe essere nelle farmacie territoriali. Numerosi medici inoltre utilizzano formule prescrittive vincolanti per il cittadino, il quale si trova di fatto obbligato ad utilizzare la forma della distribuzione diretta andando in Ospedale, venendo così privato del diritto di libera scelta, previsto dalla legge.
Le Farmacie territoriali, dal canto loro, sono pienamente penalizzate da tale tipo di prassi. Tutto ciò sta creando un vero e proprio danno economico a tutti i presidi farmaceutici presenti sul nostro territorio, in particolare quelli dei piccoli centri sia della Pianura che della Montagna, i cui bilanci sono veramente risicati ed ogni mese si trovano a rischio chiusura. Una farmacia costretta a cessare I'attività, oltre al problema occupazionale che crea, determina un grave danno a livello del territorio poiché va a togliere un prezioso servizio e un presidio importante per i cittadini. La farmacia rappresenta un fondamentale punto di riferimento sanitario ed umano, consente di monitorare la terapia, le possibili interazioni e gli effetti collaterali dei farmaci, oltre ad essere un luogo dove il cittadino viene accompagnato nelle varie esigenze di salute.
La Regione Liguria, in merito a tale problema, ha commissionato uno studio all'Università di Genova, dal quale si evince che non solo i cittadini preferiscono ritirare i farmaci in farmacia (che tra l'altro, rispetto alle strutture ospedaliere dispone di orari più ampi e comodi), ma che la distribuzione diretta in ospedale alla Asl risulta più dispendiosa per servizio, personale, magazzino e sprechi. Ci teniamo ad evidenziare l'indipendenza dello studio e di chi lo ha commissionato.
Come Federfarma con la Asl siamo in contatto e dialogo da tempo. Inoltre, come farmacie, siamo (e lo abbiamo già dimostrato) disponibili a studiare o ampliare forme distributive (tipo appunto la DPC) adeguate alle esigenze, anche professionali, di tutti. Capiamo che modificare sistemi consolidati da tanto tempo non sia mai facile. Con questa nostra lettera aperta però, vogliamo informare e sensibilizzare tutti Voi Sindaci sui problemi che stanno vivendo i cittadini e che stanno subendo le farmacie. Dal momento che esistono ambiti di programmazione, sensibilizzazione ed intervento, che Vi vedono protagonisti, Vi chiediamo collaborazione e aiuto per costruire qualcosa di migliore per i cittadini, e di evitare la chiusura di tante farmacie nella nostra Regione e nella nostra Provincia. Crediamo che, insieme e con voglia di collaborare, si possa migliorare un sistema che sta mettendo in difficoltà sia i cittadini che le farmacie, trovando un modo di vivere, operare, lavorare e gestire i bilanci, valido per tutti. Siamo disponibili ad approfondire di persona l'argomento.
Grazie per l'attenzione. Cogliamo I'occasione per augurarVi buon lavoro e porgerVi cordiali saluti.
In fede
Il Consiglio direttivo di Federfarma Reggio Emilia
Giuseppe Delfini
Dante Baldini
Stefano Bertolani
Maria Antonietta Centola
Donato Facchini
Benedetta Forti
Elisa Sarzi Amade'
Reggio Emilia, lì 19.07.2019
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Giuseppe Delfini, presidente provinciale di Federfarma: ci spiega meglio cosa è la ‘distribuzione diretta’ dei farmaci?
Si tratta della consegna dei farmaci da parte delle farmacie ospedaliere o delle case della salute direttamente ai pazienti, senza passare attraverso le farmacie del territorio. Finché parliamo di farmaci a esclusivo uso ospedaliero, o di situazioni particolari, come il primissimo periodo post ricovero, mi sembra una cosa normale. Quando però da parte della struttura pubblica inizia una consegna di ogni tipo di farmaco (e non solo), esagerata e incontrollata (tanto che ha abbondantemente sforato il previsto tetto di spesa), attuata in modo continuo e indiscriminato, allora iniziano i problemi, per il cittadino e per le farmacie.
Partiamo dal cittadino…
È quello che preferiamo fare anche noi. Il paziente che deve recarsi in ospedale, facendo chilometri e chilometri, in determinati e brevi intervalli di orario quali sono quelli di apertura delle farmacie ospedaliere, per ritirare quello che può ritirare gratuitamente nella farmacia sotto casa, è evidentemente danneggiato. Ci sono persone che devono prendersi permessi dal lavoro, o pagare taxi, per andare in ospedale a ritirare i farmaci. Senza contare il movimento di macchine che si genera, i migliori orari di apertura delle farmacie e gli sprechi.
Perché parliamo di sprechi?
Perché in un settore come questo, il voler fare le cose troppo in grande come persone servite, farmaci consegnati e periodi di cura coperti (vengono dati rifornimenti anche per mesi di terapia), porta a inevitabili sprechi (tipo quando la cura viene modificata, o calcolata male, o non seguita, o accadono eventi imprevedibili di altro tipo). Magari qualche cittadino risparmia su alcuni ticket non pagati, ma questi pochi euro gli vengono poi ripresi in tasse aumentate per ripianare i buchi di bilancio, i tetti di spesa sforati e gli sprechi. Esiste un recente studio fatto dall’Università di Genova, commissionato dalla Regione Liguria, dal quale si evince che non solo i cittadini preferiscono andare in farmacia a ritirare i farmaci, ma anche lo Stato spende meno, risparmiando su strutture, personale, gestione, programmi informatici, eccetera.
Qual è il problema per le farmacie?
Il problema è che così facendo, si tolgono non solo le ragioni dell’esistenza di un servizio e della sua dignità deontologica, ma anche importantissime occasioni di incasso e, per alcuni, di sopravvivenza. I bilanci non sono più quelli di una volta per nessuno, nemmeno per le farmacie, e soprattutto quelle piccole e di montagna hanno sempre più difficoltà a mantenere il servizio, in sostanza a restare aperte. Il rischio è la chiusura di centinaia di piccole e medio-piccole farmacie su tutto il territorio regionale. Si fa giustamente di tutto per mantenere aperte le Poste, i bar, le edicole, le cartolerie dei piccoli paesi. Ma le farmacie? Il 60% del farmaco ormai gira fuori dal canale farmacia. Per lo Stato si tratta di un finto risparmio, fatto sulla pelle e sulle tasche dei cittadini e delle farmacie. Ma esiste anche un altro problema.
Quale?
Tanti, troppi medici (troppi per essere un fatto spontaneo o frutto dell’idea di un momento…) prescrivono i farmaci ritirabili anche in farmacia su fogli o ricette sui quali scrivono ‘da ritirarsi esclusivamente in ospedale’. Non c’è solo il danno generato al cittadino, ma anche la violazione del diritto costituzionale di scelta della farmacia.
In quanto farmacisti, cosa proponete?
Di ridare alle farmacie il ruolo che a loro compete. Non stiamo cercando l’affare commerciale della vita, ma di recuperare dignità professionale e un minimo di certezza economica e lavorativa, senza la quale non potremo certamente erogare né farmaci né servizi ai cittadini. Non vogliamo fare la guerra a nessuno, ma assieme a tutti i soggetti coinvolti in questa partita (Asl, sindaci, cittadini) costruire qualcosa di valido e accettabile per tutti. Al di là della consegna del farmaco, vorrei porre l’attenzione sull’aspetto sociale e umano che comporterebbe la chiusura della farmacia, che non solo dispensa i farmaci, ma è un punto di riferimento a 360° per l’aderenza alla terapia e per tutto quello che riguarda la salute. Io penso a questo, e poi accadono fatti quantomeno strani.
Ad esempio?
Beh, al Sant’Anna chiudono sempre più reparti, di visite si fa sempre più fatica a prenotarne (e non solo a Castelnovo), ma intanto spendono soldi per ingrandire la farmacia interna. Qualcuno vuole spiegare l’arcano?
Cosa significano le foto che ci ha mostrato?
Sono sacchetti di farmaci e presidi per diabetici che il cittadino, causa cambio cura o dell’apparecchio per la misurazione della glicemia, o causa purtroppo il decesso di qualcuno, si trova ad eliminare da casa propria, a buttare via. Se si agevola l’approvvigionamento dei farmaci, il farmacista può seguire meglio il paziente, gli può consegnare pochi farmaci per volta e lo può aiutare in tante cose, come l’utilizzo degli apparecchi per la glicemia. Provate ad andare a chiedere a qualche farmacista quante volte arrivano pazienti che, dopo aver ritirato l’apparecchio per la glicemia in ospedale, vanno nella farmacia di fiducia a farsi spiegare come funziona.
Quello che sentiamo ogni giorno, ci spaventa pensando ovviamente al futuro. Questo, altro problema che si aggiunge alla miriade di difficoltà quotidiane.
Angelo Covili
Caro dottore, lei è sicuro di ciò che dice? Io avrei già qualche dubbio sui bilanci risicati di cui parla; inoltre dovendo per forza rivolgermi ad una farmacia ospedaliera non mi sembra di vedere né spreco né la montagna di farmaci di cui ella parla. Infine mi spieghi un’ultima cosa: perché a Reggio una confezione di “TACHIPIRINA” in sciroppo mi costa € 3,80/4 mentre qui in montagna me lo trovo a € 7,50/8 ???
Luciano Montermini
Per quanto posso capirne, le ragioni qui addotte da Federfarma, e dal dott. Delfini, non sembrano “campate in aria”, anzi mi paiono meritevoli di attenzione e considerazione, vista l’importanza che riveste la presenza di Farmacie sul territorio, specie quello nostro stante la sua estensione ed orografia..
A questo punto, visto che la lettera di Federfarma è indirizzata ai Sindaci, dovrebbero pronunciarsi al riguardo i primi cittadini – o le rispettive Amministrazioni – quantomeno quelli della montagna, che è notoriamente la parte più “fragile” dell’ambito provinciale, quanto a tenuta del tessuto socioeconomico.
E proprio riguardo a questo ultimo aspetto, sarebbe altresì interessante conoscere il pensiero in proposito dei Corpi Sociali Intermedi, vedi le Organizzazioni ed Associazioni di categoria del nostro comprensorio, perché ritengo che la questione qui sollevata attenga di fatto alla intera nostra comunità.
P.B. 10.11.2019
Spett. Sig.Montermini, La ringrazio per l’attenzione a questo articolo e a questa tematica. In merito al rischio di chiusura di tante farmacie di Montagna e dei piccoli Comuni hanno scritto, nei mesi scorsi, in seguito ad un’indagine non condotta dalle farmacie, gli organi di stampa provinciali e nazionali. Sono i bilanci a testimoniare questo rischio, non i discorsi. La differenza di prezzo tra le grandi realtà cittadine ed i piccoli paesi non si trova purtroppo solo nelle medicine. Questo, talvolta, è poi il prezzo da pagare per avere un servizio sotto casa, o almeno nel proprio Comune dove, è il caso delle farmacie, lo stesso Stato, per mano delle sue diverse diramazioni, ti porta via pazienti/clienti. Infine: per una Tachipirina ad un prezzo inferiore a quello che Lei ha scritto Le garantisco che non è necessario recarsi sino a Reggio. A disposizione, se serve, per ulteriori chiarimenti. Cordialmente
Giuseppe Delfini (Presidente provincviale Federfarma Reggio Emilia)