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Appennino, turisti ungheresi alla scoperta dell’ospitalità montanara

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È negli stessi giorni della permanenza degli americani Scaruffi che ha fatto sosta alla Corte della Maddalena una famigliola ungherese.

Padre e madre sulla quarantina e figlia appena laureata in medicina a Budapest si sono presentati quasi a mezzanotte. Guidava la figlia un grande Suv nero, che ha mostrato di portare su dalla pianura, fra una e l’altra delle curve della nostra montagna, senza alcun timore.

Sono arrivati direttamente da Budapest, che poi così lontana non sembrava essere a guardare le loro facce, per nulla stanche.

Non era passata che una decina di minuti ed eravamo già davanti ad una bottiglia di buon vino rosso italiano e qualche fetta di pecorino, giusto per salutare il loro arrivo e conoscerci.

Nell’oretta trascorsa insieme, abbiamo chiacchierato un sacco di Budapest, di quanto può essere carino trascorrere lì un fine settimana romantico, di come sono Buda e Pest, un tempo due distinte città separate dal Danubio e ora unite in una unica, di quanto questa città si percepisca vicina o lontana dall’Europa.

Ci hanno raccontato dei loro speziatissimi piatti nazionali a base di carne, che cucinano in recipienti speciali e in questa preparazione Viktor pare essere un esperto quando arrivano gli amici a cena; noi gli abbiamo descritto il mirabile equilibrio dolce-salato che accompagna la polenta di castagne e magnificato i tortelli di patate. Ma in questo scambio culinario abbiamo capito che l’Italia è ancora un Paese pieno di risorse che non si finisce mai di elencare.

E poi abbiamo parlato della terra nella quale erano capitati in piena notte. In poche parole abbiamo provato a raccontare cos’è l’Appennino, quanto tutto insieme da nord a sud rappresenta la spina dorsale dell’Italia e racchiude una parte importante della sua identità, cosa c’è di là dal crinale, cosa differenzia la Toscana dall’Emilia-Romagna e come si viveva e si vive nelle nostre montagne.

In questa chiacchierata, poi, siamo anche riusciti a fare delle belle risate, quando abbiamo descritto loro il terrore che le orde di Ungari - come venivano chiamati i cavalieri magiari che piombavano sulle città della nostra pianura attorno all’anno novecento dopo Cristo - generavano e di come questo flagello abbia costretto molte famiglie a rifugiarsi proprio nella nostra montagna.

Loro sono rimasti un po’ increduli in questo racconto, ma sostanzialmente compiaciuti sotto i baffi per la potenza evocata sui loro cavalieri magiari.

Poi, siccome in quegli stessi giorni alla Corte della Maddalena c’era Brandy con il marito, l’americana discendente dagli Scaruffi di Ligonchio e gli Scaruffi hanno una tradizione familiare che li vuole magiari, ci siamo pure lanciati a chiedere agli ungheresi se, per caso, il nome o la parola Scaruffi diceva loro qualcosa, ma questa buffa ricerca non ha sortito risultati.

Viktor a Budapest è un economista, che lavora nel distretto della capitale come revisore dei conti delle banche locali, mentre la moglie, anch’essa economista, lavora per una multinazionale e la figlia sta per iniziare il suo lavoro di medico di pronto soccorso in uno degli ospedali della città.

Ma la sorpresa più grande è venuta in seguito alla classica domanda che accompagna l’arrivo degli ospiti stranieri da noi. Quando abbiamo chiesto perché erano giunti alla Corte della Maddalena, Viktor ha fatto un sorrisino e ci ha spiegato che lui era qui per ricevere il regalo di compleanno che avevano ideato moglie e figlia per lui: un giro in pista su una delle Ferrari di Maranello per una mezz’oretta da brivido.

È stata la parola “Maranello” quella che ci ha colpito, perché sulle prime abbiamo pensato che si trattasse di un errore. Così, timidamente perché si era fatta ormai l’una di notte, abbiamo spiegato che Maranello non è poi così dietro l’angolo e che forse potevano dormire più vicini. Ma loro ci hanno gratificato con un sorriso, dicendo che erano perfettamente al corrente di questa distanza.

(Rosi Manari)