Due incontri di rilievo si sono svolti ieri, mercoledì, e oggi, giovedì, sul percorso della Strategia Aree Interne dell'Appennino reggiano. Incontri che hanno evidenziato come il percorso attivato per questo territorio sia ad oggi il più avanzato in Emilia-Romagna, e tra i primi a livello nazionale, nell'ambito della Strategia attivata dal Governo con l'obiettivo di sostenere una parte ampia del Paese (circa tre quinti del territorio e un quarto della popolazione) distante da grandi centri abitati, con problemi demografici ma anche con un forte potenziale di attrazione.
Ieri, mercoledì, a Bologna si è svolto un incontro che ha messo a confronto per la prima volta l'esperienza di tutte e quattro le Aree Interne individuate dalla Regione Emilia-Romagna: oltre all’Appennino reggiano, il Basso Ferrarese, l’Appennino Piacentino-Parmense e l’Alta Valmarecchia. L'incontro si è svolto nell'Aula Magna di viale Aldo Moro, sotto il titolo “Fare Comunità: al cuore delle politiche di coesione”.
Sono stati approfonditi diversi aspetti della Strategia Aree Interne come strumento di coesione territoriale, ed è stata un'occasione per le quattro aree regionali di condividere sfide e soluzioni, anche in vista del prossimo ciclo di programmazione europea 2021 – 27.
Sono intervenuti, tra gli altri, l’Assessore regionale al Coordinamento delle Politiche europee allo sviluppo, Patrizio Bianchi; Francesco Raphael Frieri, della Direzione generale Risorse, Europa, e innovazione; Valtiero Mazzotti, della Direzione generale Economia della Conoscenza, Lavoro e Impresa; Caterina Brancaleoni, del Servizio coordinamento delle Politiche europee e cooperazione; Morena Diazzi, Direzione generale Economia della conoscenza e del lavoro.
Ciascuna delle quattro Aree Interne regionali è stata illustrata da un proprio referente: per l'Appennino Reggiano il sindaco di Castelnovo ne’ Monti e presidente dell'Unione Appennino (Ente titolare del progetto) Enrico Bini.
Oggi invece, giovedì, si è svolto l'incontro della Strategia locale, con amministratori e stakeholder del territorio appenninico, che si sono confrontati anche alla luce delle indicazioni emerse a Bologna: vi hanno preso parte i sindaci e rappresentanti di tutti i Comuni dell'Appennino coinvolti, e i coordinatori delle diverse azioni previste nella strategia d'Area.
Afferma il sindaco Enrico Bini: “L'incontro di Bologna è stato molto interessante e ci ha dato spunti estremamente utili. Ha sancito il grado di avanzamento della nostra Strategia d'area, che è il più avanzato in regione: infatti la Valmarecchia sta finendo di costruire il progetto, l'Appennino Parmense e Piacentino insieme al basso ferrarese hanno approvato le rispettive Strategie, mentre noi invece siamo l'unica Area ad avere già firmato, addirittura nel novembre 2018, l'Accordo di Programma Quadro che rende operative e finanziate, per più di 28 milioni di euro, tutte le azioni previste.
Ritengo sia stata un'occasione molto utile e positiva, perché ci ha permesso di evidenziare l'alto livello della nostra progettazione, ma soprattutto di iniziare a discutere sulle azioni da proporre per la programmazione europea 2021 – 2027: ci sarà l'opportunità di rendere strutturali alcune azioni già contenute nella strategia “La montagna del latte”, ma anche di introdurne di nuove. Oggi con i coordinatori delle diverse azioni abbiamo invece fatto il punto degli investimenti in corso e in partenza”.
Le azioni previste dalla Strategia d'Area dell'Appennino e già finanziate prevedono interventi sui settori scuola e formazione, sanità, mobilità, connettività, tutela attiva del territorio e sostenibilità ambientale, valorizzazione del capitale naturale, culturale e del turismo sostenibile, valorizzazione dei sistemi agro-alimentari, attivazione di filiere di energie rinnovabili, artigianato e commercio, servizi alla cittadinanza, la filiera del Parmigiano Reggiano di montagna, la filiera forestale.
Io non so con quali criteri di valutazione sia stata formulata la “graduatoria” tra le varie Aree Interne individuate dalla Regione Emilia-Romagna, ma se il parametro considerato è stato effettivamente quello dei tempi coi quali è avvenuta la firma dell’Accordo di Programma Quadro, l’esservi arrivati per primi può essere sicuramente motivo di comprensibile e legittima soddisfazione.
La condizione di “primi della classe” è tuttavia una “medaglia” che comporta una qualche “responsabilità” in più, o che genera quantomeno una qualche aspettativa in chi legge, vedi ad esempio il sapere quando si materializzeranno le azioni previste, per più di 28 milioni di euro, ossia quando le stesse si renderanno praticabili, ed usufruibili – e partire gli interventi – visto che la suddetta firma le ha rese “operative e finanziate”.
P.B. 03.10.2019