Nelle scorse settimane si è riacceso il dibattito sull'ASP Don Cavalletti. Il Sindaco Borghi continua a manifestare la volontà di privatizzare la struttura senza aprirsi al confronto su altre ipotesi di soluzione, una scelta che riteniamo miope e che chiediamo venga riconsiderata. La principale giustificazione di questa scelta, è la vaga prospettiva di potere reperire in questo modo i fondi necessari per l'adeguamento sismico del Don Cavalletti.
Lo scorso anno l’Istituto ha chiesto ad un progettista di valutare il costo delle opere di consolidamento strutturale necessarie per l'adeguamento antisismico. Lo studio, consegnato a Ottobre 2018, ha evidenziato la necessità di diversi interventi di natura strutturale che hanno complessivamente un costo inferiore ai 500.000 euro, una cifra molto lontana dai 2.300.000 Euro di cui parla Borghi, che in realtà si riferiscono ad un progetto di ristrutturazione più ampio. Noi crediamo si debba partire da qui, reperendo le risorse per l'adeguamento antisismico a livello regionale o con un mutuo, esattamente come si è fatto per la palestra o per il campo da calcetto. Non è quindi vero quello che ci dice Borghi: la privatizzazione non è l'unico strumento per finanziare i lavori al Don Cavalletti ed è inaccettabile pensare di privatizzare una struttura che eroga i servizi alla persona solo perché è necessaria una ristrutturazione. Crediamo che tutti i possibili miglioramenti allo stabile vadano certamente pensati e pianificati, ma che possano essere modulati nel tempo. Pensiamo che questo sia semplice buon senso, anche perché l’eventuale realizzazione di un progetto di ristrutturazione complessiva del Don Cavalletti richiederebbe di trasferire tutti gli ospiti dell’Istituto durante i lavori, e non sono chiari i tempi, le modalità e i costi di questa operazione.
Un altro aspetto che Borghi continua a minimizzare è il destino dei dipendenti ASP di Carpineti. Ancora oggi non sappiamo come il Comune intenda gestire l’eventuale transizione al privato dei dipendenti pubblici, e se intenda operare per evitare la perdita del posto di lavoro per i numerosi interinali. Su questi punti chiediamo sia fatta chiarezza quanto prima, per il rispetto dovuto alle lavoratrici ed alle loro famiglie.
Le decisioni sul futuro del Don Cavalletti devono essere parte del ripensamento, ormai è necessario, dei servizi alla persona offerti nel distretto della montagna. Dobbiamo dare risposte alle famiglie in modo efficiente e unitario perché la divisione con cui è oggi organizzata la rete del sociale non è funzionale a nessuno. Dobbiamo capire il ruolo del pubblico e quello del privato. Se è vero che non possiamo avere un sistema interamente pubblico, è anche vero che non possiamo permetterci di affidare tutto ai privati. Se la forma societaria dell'ASP pone dei problemi, riteniamo che la proprietà del Don Cavalletti non possa chiudersi al confronto e debba valutare anche altre esperienze di gestione pubblica dei servizi, come ad esempio l'Azienda Speciale Consortile. Un percorso che alleggerisce i costi e che, se concordato fra i Sindaci dell'Unione e le parti sociali, può portarci a realizzare un'ASC di Servizi alla Persona in Appennino, in grado di dare risposte ai bisogni delle famiglie in modo efficiente, mantenendo il controllo pubblico sui servizi erogati, senza comprimere diritti e garanzie dei lavoratori.
Per immaginare e realizzare una visione del futuro, la politica di questo territorio deve necessariamente affrontare questi nodi. La società italiana invecchia, e il nostro Appennino ancora di più. Non possiamo più permetterci di cercare soluzioni semplici e di corto respiro, né possiamo ignorare i cambiamenti nei bisogni che esprime la nostra terra.
Dario Bottazzi, Segr. PD Carpineti
Guido Tirelli, Coord PD Montagna