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Appennino: 19.000 ettari di bosco sono la nostra Amazzonia. Dal parco l’invito a cogliere l’appello dei vescovi

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Noi ci siamo, qui e ora per custodire la nostra Amazzonia: 19.000 ettari di faggi, castagni e querce fra Pianura Padana e Tirreno, nel Parco Nazionale dell'Appennino tosco-emiliano.

'Indios' appenninici e nuovi coloni si sono incontrati il 29 agosto a Rigoso, piccolo paese vicino al passo del Lagastrello (fra la province di Parma, Reggio Emilia e Massa Carrara) per ribadire la loro volontà di custodire e arricchire i boschi del Parco Nazionale e della nostra Biosfera Unesco.

La foresta di questo Appennino ha avuto una storia travagliata: completamente tagliata nell'800 per fare energia per l'industria, poi trasformata in campi, pascoli e castagneti per sostenere una popolazione d'Appennino mai così numerosa.

Poi gli ultimi cento anni di emigrazione di persone e ritorno del bosco: prima estesi rimboschimenti che hanno visto partecipe la popolazione di intere vallate, poi interventi di miglioramento per ottenere boschi ad alto fusto, fino ad arrivare al paesaggio attuale,con più del 70% del territorio ricoperto da giovani boschi.

La convivenza fra uomini e foreste degli ultimi cento anni ha forgiato i reciproci caratteri: gli uomini sono invecchiati, spesso emigrati verso valle, molto più ricchi di mezzi e infrastrutture. Gli uomini amano la loro foresta, ma quando lei si riprende campi e pascoli e mulattiere e terrazzamenti, soffrono: la vedono come un segno del declino delle loro comunità. La foresta guarda con tenerezza a questi uomini che l'hanno piantata e curata, ma ora come un figlio adolescente, vuole andare per la sua strada, diventare grande e forte e piena di vita e colori.

A Rigoso è nato un patto nuovo fra Uomini & Foreste dell'Appennino, nato dall'amore, ma anche dalla nuova emergenza: salvare il pianeta dal cambiamento climatico. La foresta è il principale strumento attualmente a disposizione dell'umanità per togliere CO2 dall'atmosfera. Molti uomini e donne d'Appennino hanno deciso di aiutare la foresta a raddoppiare la sua biodiversità e il contenuto di carbonio di fronde, tronchi, radici e suoli.

Lo faranno insieme al Parco Nazionale e con l'aiuto di Università, amministrazioni locali, Carabinieri forestali, consorzi di proprietari e usi civici; lo faranno con le proprie forze, con fondi regionali del Piano di Sviluppo Rurale e con fondi messi a disposizione dal Ministero dell'Ambiente per combattere il cambiamento climatico.

In occasione della giornata nazionale per la custodia del Creato lanciamo la nostra sfida per custodire e curare la nostra Amazzonia, lo facciamo per noi e a favore di tutto il pianeta.

 

(Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano)

2 COMMENTS

  1. Servono tagli sostenibili… Mi sembra che ora si tagli in maniera troppo industriale. Interi versanti di faggete secolari. E querceti di collina vengono abbattuti con una evidente sovrapproduzione per l’uso del fabbisogno locale. Il bosco ha bisogno di decenni per ricrescere. Mi chiedo se c’è uno studio serio che valuti la superficie tagliata ogni anno con la capacità e la tempistica reale del bosco di rigenerarsi. In ultima analisi ma il business del legname chi lo fa?

    Gufo triste

    • Firma - Gufo triste
  2. Quanta retorica!! La foresta Amazzonica è stimata in oltre 7 milioni di km quadrati. Giusto per parlare di numeri confrontabili, i 19.000 ettari tanto decantati corrispondono a 190 km quadrati. 190 rispetto a 7.000.000. Ma di cosa stiamo parlando?
    E poi, la foresta non guarda nessuno con “tenerezza”: la foresta è una foresta, punto. Se ben gestita sarà un ambiente in grado di catturare carbonio; se lasciata a se stessa, come accade quasi ovunque nella nostra regione, il bosco decade e muore, sopraffatto dai rampicanti, dalle calamità naturali, dal dissesto e dall’incuria. Indios appenninici ??? Nuovi coloni ??? Patto tra uomini e foreste??? Ma perché non fare una bella riserva indiana ??? Tutti ci andranno a fare il pic-nic, a fare bird-watching, wolf-watching, cinghial-watching, a fotografare il foliage in autunno. Nel frattempo l’agricoltura di montagna sarà morta. Con buona pace di chi si sta ponendo il problema di come alimentare i milioni di abitanti in più che popoleranno la terra nei prossimi decenni. Convincersi che la foresta non è un museo può aiutare a tenere i piedi per terra, senza retorica ma con molto buon senso.

    Renzo Panzacchi

    • Firma - Renzo Panzacchi