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Ivano Filippi, primo montanaro a raggiungere Capo Nord in bicicletta

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All’alba del 21 luglio, nel cuore dell’estate, mentre Casina si apprestava a riempirsi di folla per la Fiera del Parmigiano reggiano, Ivano Filippi iniziava l’impresa di raggiungere in bicicletta Capo Nord pedalando in solitaria. In solitaria, non in solitudine perché da subito è stato seguitissimo da diversi gruppi su whatsapp da altrettante pagine Facebook dove ieri si poteva leggere:

“Arrivato!! Finalmente arrivato. 3653 km in 36 giorni in solitaria.

 Davvero felice. Un sogno realizzato al quale per fortuna non ho mai rinunciato. Grazie a tutti quelli che mi hanno sostenuto e incitato. Ogni parola era come una spinta, una spinta per andare sempre più a nord. Voglio ringraziare i gruppi : Ciclistica i Tornanti, I chierici di don Nando, Pelo Nord, Sei di Casina, I cicloviaggiatori”.

E come nelle migliori narrazioni delle imprese epiche non mancava la dedica alla musa: “Poi devo dire grazie a una persona speciale. Senza di lei non sarei mai partito. E' la persona che amo la mia compagna di vita che da anni è al mio fianco, sempre presente nei miei momenti difficili. Grazie Alle”.

Prima tappa Casina Verona dove gli amici della Ciclistica i Tornanti lo hanno raggiunto per accompagnarlo nel valico delle Alpi poi…. 34 giorni con unica compagna la bicicletta: 100/120 km al giorno.

Ivano Filippi, ragioniere evidentemente atipico, non è nuovo alle imprese, unico “montanaro” e unico reggiano ad aver portato a termine nel giugno di 12 anni fa l’Ironman di Zurigo dove, in 13 ore e 15 minuti aveva percorso 3,8 km a nuoto, 180 km in bici, 42 km di corsa. Non a caso il titolo è Ironman, uomo d’acciaio.

Dopo una giovinezza nel calcio – maglia numero 5 del Casina dai 15 anni ai 25 con diversi campionati di 2ª categoria vinti – e una vita tra ciclismo e sci di fondo, con manifestazioni come la Marcialonga e la Vasalopet, qualche maratona internazionale, la scoperta del triathlon e l’impegno nel nuoto, ad esempio con la traversata del Golfo del Tigullio.

La capacità di fare fatica per Ivano Filippi fa parte del DNA di famiglia: da bambino, al Bar Diana prima, al Bar Centrale poi, poteva vederla profusa da nonna Rosina in cucina, dalla mamma Lucia in sala e nel bar e dallo zio Giacinto Franzoni… ovunque, senza limiti di orario.

“Io mia mamma l’ho sempre vista faticare, come tanti imprenditori dagli orari impossibili, come lo stesso vivere a Casina: quelli che faticavano di più erano i più soddisfatti.

È bello convivere con la fatica, non c’è l’ossessione della prestazione ma impari i tuoi limiti. L’importante è tornare a casa stanchi ma non sfatti per recuperare senza avvilirsi. La capacità di gestire lo sforzo è poi trasferibile al mondo del lavoro…” spiegava di ritorno dall’Ironman di Zurigo.

Che cosa ci dirà al ritorno, questa volta in un’unica tappa… in aereo, domani? Redacon sarà ad accoglierlo e a raccontarlo. A domani dunque.

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