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“Dieci piccoli film per qualcosa di nascosto”. Racconti di Emanuele Ferrari. Uno – Il vento

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Dieci piccoli film per qualcosa di nascosto dal libro di Emanuele Ferrari e Giuseppe De Santis Nei paesi dell'allegria, presentato in anteprima al Festival Biblico di Rovigo il 19 maggio 2019, dove si racconta l’Italia dei paesi (e di un certo tipo di gente di paese, forse scomparsa) da sud a nord, attraverso il filo dell’allegria che di volta in volta può anche diventare, o sembrare di essere il suo esatto opposto (se davvero c’è).
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Uno - Il vento

All’inizio c’è il vento e dopo il vento qualcosa che il vento solleva come polvere o forse l’erba appena tagliata e un campo intero in salita e un uomo solo e intorno a quell’uomo solo il vento e la polvere e forse l’erba appena tagliata in salita.

Io poi ho questo ricordo di quando ero bambino e guardavo mio padre che tagliava l’erba con la falce e mentre lo guardavo io volevo essere al suo posto e lui mi diceva che non si poteva era pericoloso che la falce poteva finirmi in testa e di stare lontano e passargli la pietra quando lui si fermava e me lo chiedeva.

Io stavo lontano con in mano una custodia ovale di plastica gialla e in fondo la custodia due dita d’acqua e dentro la custodia la pietra, che serviva ad affilare la lama della falce e che mio padre prendeva e passava sulla lama della falce avanti e indietro con cura e pazienza, mentre io lo guardavo immobile con la custodia gialla nelle mani appena lontano.

Poi mio padre mi dava la pietra e diceva di metterla nella custodia e allontanarmi ancora un po’ e quando riprendeva a falciare l’erba io ascoltavo il suono della falce e ancora prima ricordo c’era la musica della pietra che affilava la lama avanti e indietro con cura e mio padre guardava lontano verso il campo intero in salita, attraversato dal vento polvere o erba appena tagliata.

Oggi che ci penso ancora non sono mai riuscito a prendere in mano la falce e a tagliare l’erba e nemmeno a passare la pietra sulla lama con cura e pazienza avanti e indietro a fare una musica sottile come faceva mio padre e anche la custodia gialla non so più dove sia, anche se sono convinto che almeno quella pietra squadrata c’è ancora da qualche parte e resta lì nascosta senza fare più nessun rumore e mi viene da pensare che quando le cose non fanno più nessun rumore è come fossero arrivate alla fine e finire in effetti è semplicemente smettere di fare rumore.

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