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Veramente occorre chiamare chi deve garantire il rispetto “dell’ordine costituito” per dirimere un battibecco?

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Riceviamo e pubblichiamo

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Non credo sia importante, per il tema che vorrei affrontare oggi, specificare chi sono o cosa faccio in questo momento della vita…

È invece opportuno precisare che sono nato, qualche tempo fa, in un borgo appenninico di circa 500 anime in un Comune di 4000 abitanti che, come è accaduto per esempio anche  a Ligonchio, aveva un’installazione produttiva statale (o parastatale) che garantiva un “certo” benessere sociale. Dopo qualche anno mi sono trovato ad amministrare quel Comune, in situazioni economiche, produttive e sociali  diverse da quelle della mia nascita, e  già si contavano meno di 3000 abitanti e il mio paese natale ne aveva circa 200. Oggi, “a casa mia” sono rimaste forse 100 persone e il Comune fatica a raggiungere i 2000 abitanti.

Questa premessa serve a sottolineare  che lo spopolamento dell’Appennino è un percorso che parte da lontano e ha radici complesse ma, a ben vedere, credo che ogni giorno Noi tutti potremmo fare qualcosa, se non per arrestarlo, almeno per non contribuire ad aggravarlo.

La voglia di condividere questa mia riflessione nasce dall’occorso cui sono stato involontario testimone alcuni giorni fa nel borgo appenninico di Sologno di Villa Minozzo.

Mi trovo presente a una “festa” (identica, nel senso e significato, a tante delle  iniziative estive che si trovano qui in montagna in questo periodo ferragostano) con cena, fuochi d’artificio e musica, naturalmente per i miei gusti un po’ moderna, ma… pur sempre musica!

A una certa ora (tarda) della notte intervengono i Carabinieri del 112, chiamati da qualcuno del paese probabilmente infastidito dal prolungarsi della “serata” musicale e, come spesso accade in queste occasioni, la presenza dei militari dell’Arma solletica gli animi di qualcuno che, magari, si scalda più del dovuto…

Niente di nuovo sotto il sole, accadeva già quando ero più giovane, anche senza scomodare i “ragazzi” del 68 o del 77, che ci fossero “divergenze di opinioni” tra generazioni, ma solitamente la “Forza Pubblica” si vedeva comparire solo in città o in paesi ben più grandi rispetto ai 2 o 300 abitanti di Sologno.

Nei piccoli paesi, in questi frangenti,  si era soliti uscire o telefonare ai “disturbatori”, perché li si conosceva, dato che magari erano frequentatori del bar dove al mattino andavi a far colazione  o a prendere il giornale, o della “bottega” dove compravi il pane o lo zucchero, e ci si chiariva “de visu”, magari anche “accalorati” ma sempre guardandosi negli occhi e con lo spirito giusto.

Oggi no, si chiama chi deve garantire il rispetto dell’ ”ordine costituito” (parafrasando il De Andrè di Bocca di Rosa) senza fermarsi un minuto a pensare  (e il “Buon Senso” insegna che il Tempo speso a riflettere sul “da farsi” è sempre quello meglio impegnato di tutta la giornata) che forse si fa prima ad attraversare una piazza e parlare con uno che conosci anziché restare al telefono con un centralinista che deve raccogliere e analizzare i problemi del territorio di un’intera provincia.

Forse quattro passi e due parole, franche e schiette,  potevano ottenere lo stesso risultato lasciando le risorse della Pubblica Sicurezza a disposizione per quei purtroppo frequenti accadimenti in cui la Loro competenza e preparazione è senz’altro più adeguata e necessaria rispetto agli “schiamazzi notturni”.

Questo episodio mi ha portato a riflettere rafforzando la mia convinzione che la perdita della sensibilità sociale, del contatto umano e civile, della tolleranza, della frequentazione, della solidarietà (che qualche tempo fa costituivano il collante dei nostri paesi)  sia la “causa prima” della difficoltà di vivere nei piccoli borghi montani, o almeno valga tanto quanto l’impoverimento economico.

Però se  le azioni di rilancio economico della montagna sono,  per  mandato democratico,  affidate ai rappresentanti eletti nelle varie Istituzioni,  a questo “immiserirsi” dell’Umanità (intesa come senso morale del vivere assieme) ciascuno di Noi, nel suo piccolo, se lo vuole può opporsi, iniziando magari anche solo da un saluto, un sorriso, un fattivo contributo di vicinanza, affetto, amicizia, sostegno.

Se  facciamo  vedere con i fatti di essere i primi interessati a mantenere vivo il “senso civico di comunità” allora forse anche le Istituzioni adotteranno fattive politiche di aiuto al “resistere” quotidiano nei piccoli paesi di montagna.

Altrimenti, se fra qualche tempo a Sologno, o in altri paesi del nostro Appennino, non ci sarà più un Bar per ritrovarsi  o un  Negozio per prendere il pane, o l’Ufficio Postale, o il Medico di Famiglia, o la Farmacia… o forse anche la Santa Messa, magari di notte ci sarà più quiete, ma Vivere sarà molto più triste e difficile, e la colpa sarà anche Nostra!

Mi scuso  per averVi tediato, con la mia “filosofia spicciola”, in questo caldo periodo di agosto, e auguro a tutti di trascorrere buone ferie nel Nostro Appennino.

(Antonio Poli)

 

9 COMMENTS

  1. Caro Antonio,
    ho letto il tuo sfogo ma permettimi di dissentire dai tuoi argomenti, un po’ se mi consenti, frastornati tra il “baccano” e il contatto sociale. Va bene “fare baldoria” ma è necessario sapere a quale distanza dalle abitazioni lo si fa e fino a che ora si disturba il riposo dei vicini. Anch’io nei giorni di ferragosto ho vissuto la festa della frazione in cui abito ma la musica era lontana e i fuochi d’artificio sono una festa e dura un quarto d’ora, la musica dell’orchestra per tre giorni ha suonato fino alle 2 di notte ma io non ho problemi di lavoro il giorno dopo. In nome della “festa” o del sentire una località viva non si può giustificare il disturbo perchè questo non è contatto sociale, è divertimento per chi vuole partecipare. E, purtroppo, spesso le cronache ci insegnano, che andare dal vicino a comunicare quello che ci disturba si ritorce contro con pugni e calci, specie se i disturbatori sono ubriachi. Gli “esercizi commerciali” rimangono aperti se nella comunità ci sono abitanti che “consumano” al di là degli avventori occasionali che partecipano alla “festa” e ti assicuro che non è solo nel piccolo borgo appenninico ma dovunque perchè, anche nelle grandi città, i rioni possono essere paragonati a piccole frazioni in cui la sopravvivenza è legata alla popolazione stanziale che vi abita e ci “vive”.

    lm

    • Firma - lm
  2. Le riflessioni di “Im” non mi paiono fuori luogo perché il mondo odierno è profondamente cambiato e diverso rispetto ai tempi in cui ci si confrontava “guardandosi negli occhi e con lo spirito giusto”, basti pensare che se oggi informiamo un genitore circa le eventuali “marachelle” del figlio, per fare un esempio fra i tanti, corriamo non infrequentemente il rischio di vederci rispondere in modo piuttosto brusco, se non decisamente irritato, e di guastare semmai i rapporti, così che in questo come in altri casi prudenza vuole che divenga preferibile rivolgersi ad un organo “terzo”, ossia a chi è preposto a “garantire il rispetto dell’ordine costituito”.

    Sempre scorrendo le righe di “Im”, trovo condivisibile la tesi riferita agli esercizi commerciali, ossia che “rimangono aperti se nella comunità ci sono abitanti che consumano al di là degli avventori occasionali che partecipano alla festa”, anche perché si deve agli abitanti stabili quel “tessuto sociale” che può dare continuità al “sistema montagna”, a meno che non si ritenga che lo spopolamento dei nostri luoghi è ormai irreversibile, tanto da rendere inutile ogni tentativo di invertire la tendenza e da far vedere gli “avventori occasionali” come l’unica forma di rivitalizzazione della montagna (io spero non sia proprio così, ma l’opinione di un singolo è ben poca cosa).

    P.B. 19.08.2019

  3. Io ho vissuto un’esperienza brutta, con disturbatori assidui e recidivi nonostante le varie osservazioni, gliene veniva ancora, credete che è stato un periodo infernale, non ci si pensa ma sono cose che condizionano pesantemente in modo negativo la vita altrui, pensate se per voi qualcosa fosse di disturbo, bisogna sempre pensare che c’è il prossimo e bisogna pensare a non creargli disagio in alcun modo, il mondo sarebbe migliore per tutti.

    Anonimo

    • Firma - Anonimo
  4. Cari i.m. e p.b. intanto mi presento, sono Filippo Silvestri, gestore del locale oggetto di discussione, intanto sarebbe bene non nascondersi dietro a delle iniziali perché se avete la coda di paglia è sempre facile nascondersi.
    Una serata all’anno non penso che disturbi molto il vicinato visto che sì tratta di una sera all’anno, grazie alla quale può permettere al gestore del locale di continuare a tenere aperto e dare un servizio al paese, visto che l’inverno è molto lungo e parecchio duro.
    A Sologno ormai si fa della gran beneficenza, ma se volete venire al mio posto e provare cosa vuol dire vi aspetto, ma non credo vi presentiate visto che venite dalla città a fare i vitelloni e gli sbruffoni, sapete tutto voi ma invece non sapete proprio niente.
    Se avete il coraggio di rispondete e firmatevi così facciamo due chiacchiere a Quattrocchi.

    Filippo silvestri

    • Firma - Filippo silvestri
  5. Ciao Antonio, concordo con la tua analisi e le tue valutazioni, il fatto è che viviamo in un mondo strano in cui sicuramente si è perso il concetto di ‘Comunità’, in cui tutti sono attenti a preservare il proprio orticello (e a guardare di sbieco quello del vicino!). Ogni piccola intromissione (sia questa una macchina parcheggiata male, una festa, la cacca di un cane, un trattore che passa, ecc.) sono sentiti come un affronto personale. Il mondo a cui fai riferimento è un mondo passato, la ‘Comunità’ di una volta (quella che portava ad aggregarsi quando arrivava la Macchina da Battere ad esempio) non esiste più e al momento non è stata sostituita da nessuna altra struttura sociale, esistono solo le singole individualità con gli attriti che queste generano.

    Carlo

    • Firma - carlo
  6. Il commento del gestore del locale è in apparenza piuttosto risentito, se non ne ho frainteso il senso, ed ipotizza anche nel mio caso “la coda di paglia” per essermi nascosto “dietro a delle iniziali”, ed invita nel contempo a firmarsi per fare due chiacchere a quattrocchi.

    Massimo rispetto per la sua opinione, ma le considerazioni da me fatte in precedenza avevano un chiaro ed evidente carattere generale, che esulava dalla circostanza specifica, e non riesco dunque a vedere le ragioni per limitare e confinare la questione in un confronto a due.

    Mi dispiace di aver dato l’impressione di sapere tutto, mentre ho semplicemente esposto un punto di vista, del quale resto convinto.ma senza la pretesa di avere la verità in “tasca”, e dunque senza supponenza (non credo francamente di meritarmi la qualifica di vitellone e sbruffone).

    P.B. 20.08.2019

  7. Mi spiace che il gestore del locale abbia pensato di essere al centro del mio commento, non lo conosco personalmente, e mi spiace che abbia inteso una critica alla sua serata a cui non ho assistito vivendo in un altro Comune. Antonio si è chiesto se era necessario chiamare i carabinieri per il disturbo notturno o se non fosse stato meglio andare di persona. Sono stati espressi commenti, anche il gestore del locale ha esposto le Sue ragioni con coloriti commenti su chi la pensa diversamente. Ho letto i commenti e rimango della mia opinione, tolleranza e rispetto non devono mancare. Buona giornata a tutti.

    lm

    • Firma - lm
  8. Nel suo commento, anche Carlo si rivolge all’estensore di questo articolo col ricordandogli che “il mondo cui fai riferimento è un mondo passato” e, aggiungo io, non è certamente facile individuare le cause dei profondi cambiamenti avvenuti nella nostra società – che sembrano peraltro lasciarci piuttosto insoddisfatti, o con l’amaro in bocca come si usa dire – ma se volessimo tentare una qualche analisi “a tutto tondo” su quanto è successo nel corso di questi decenni, io penso che andrebbero scomodati anche i “ragazzi” del 68 o del 77, contrariamente a quanto troviamo scritto a metà circa dell’articolo.

    P.B. 22.08.2019

  9. Condivido in pieno lo sfogo del sig.Antonio ci si lamenta che i Paesi muoiono,che non si fa mai niente poi una volta che c’e’ qualcosa ci sono i soliti ignoti a mettere i bastoni tra le ruote. Come ex esercente mi rammarico davvero che le attività e le iniziative non vengano accolte per poi lamentarsi che appunto la bottega e il bar non ci sono più.
    Grazie Sabrina

    • Firma - Alimentari Cafiero sabrina