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Comitato Salviamo le Cicogne: “Il punto nascita è una questione civile e di democrazia”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Cercasi nido disperatamente. Foto Silvano Sala

Ringraziamo Rodolfo Marchini, presidente del Comitato Pro Ospedale di Borgotaro, e Annamaria Chilosi, presidente di Insieme per Vivere, per la riuscita Tavola Rotonda del 2 agosto 2019 alla quale abbiamo presenziato ricavandone importanti spunti di discussione.

Prendiamo atto che ora per bocca del Sottosegretario Manghi la Regione Emilia-Romagna vuole la riapertura dei punti nascita di montagna.

Condividiamo con la Regione Emilia-Romagna e con il Ministero della Sanità che i parametri dell’accordo Stato-Regioni del 2010 vanno rivisti, e non solo per la montagna visto il trend negativo nazionale delle nascite.

Condividiamo il giudizio negativo sulla assenza di iniziativa ministeriale in tal senso, dopo l’annuncio che a marzo 2019 la questione avrebbe trovato soluzione. Non ci rassicura affatto il silenzio calato sulla vicenda e vedere che il Patto della Salute 2019, in seconda bozza, deleghi ad un tavolo successivo alla sua approvazione il problema dei punti nascita.

Siamo altresì convinti che la chiusura dei punti nascita in montagna dipenda da una documentazione inesatta e strumentale fornita dalla regione atta ad ottenere un parere ministeriale negativo e che il risultato aberrante di questa volontà sia sotto gli occhi di tutti: è rimasto aperto con 300 parti annui il punto nascita di Scandiano che è a 10 minuti da Reggio e altrettanti da Sassuolo, mentre invece le donne di montagna  partoriscono anche per strada o iniziano il travaglio in elisoccorso.

Non c’è niente di normale in questo.

C’è sprezzo per la sicurezza e per la dignità delle donne e dei nascituri.

Questo non può avvenire in un sistema sanitario pubblico che pretende di essere universalistico e d’eccellenza.

Crediamo che già l’attuale strumento legislativo, ovvero il decreto che stabilisce l’attività in deroga per gli ospedali di montagna, basti per far riaprire i nostri punti nascita.

Questa convinzione è supportata dal giudizio ricevuto in Ministero dal sottosegretario alla Sanità, dal CPNn riunito e dal Dirigente della Programmazione Sanitaria che abbiamo incontrato a Roma nelle due missioni di gennaio, i quali si son mostrati sorpresi della situazione creata e ci hanno ribadito disponibilità a rivedere il parere ministeriale su richiesta di revisione della Regione Emilia-Romagna, che ci hanno spiegato al Ministero è l’unico interlocutore pertinente per farne richiesta.

A questo punto, come dice il Sottosegretario Manghi, il percorso è chiaro, così com’è chiara la pertinenza: tocca alla Regione Emilia-Romagna inoltrare richiesta di revisione del parere al ministero, così come ha fatto la Regione Toscana per i suoi punti nascita.

Su questo punto il Sottosegretario Manghi ha fatto con noi orecchie da mercante, adducendo anche possibili ricorsi giudiziari dei medici per eventuali responsabilità in caso di danni.

No, non ci può rispondere in questo modo: se a nuova richiesta di parere ministeriale arriva il benestare e la Regione riapre rispettando gli standard previsti dalla legge non esiste nessuna zona d’ombra giuridica.

Davvero basta con questo balletto delle responsabilità e sulle pertinenze, rispondiamo proprio con le parole di Manghi: la politica è prassi, il punto nascita è una questione civile e di democrazia, se la si vuole colorare per fare una battaglia elettorale si ottiene il nulla.

Ovvero un gioco sadico e opportunista sulla pelle delle donne e dei nascituri.

Riportiamo il testo dell’intervento del Sottosegretario alla Presidenza della Regione Emilia-Romagna:

C’è un Governo che è in carica da 16 mesi, il presidente del Consiglio ha introdotto questo tema (i punti nascita in montagna), dopo 16 mesi questo tema è ancora lì, inevaso. Quindi è un po’ paradossale che lo si introduca adesso dicendo “la campagna elettorale di tizio e di caio”, qualcuno la campagna elettorale ce l’ha fatta su quello, è stato eletto e in questo momento non ha dato corso a nulla che muova il meccanismo dell’intesa sul patto della salute del 2010 che determini il cambiamento dei parametri sui quali si stabiliscono le aperture e le chiusure dei punti nascita.

Bisogna riferire le incombenze e le pertinenze a chi ne è titolare: c’è uno Stato, c’è una Regione, non hanno le stesse pertinenze. Da marzo 2018 ai giorni nostri non sono nemmeno stati ricevuti i sindaci di questo territorio (distretto di Borgotaro), abbiamo udito. Sono dati di fatto o no? A chi pertengono: alla Regione o allo Stato? Rispondete voi! Per me pertengono allo Stato che è titolare di una intesa, con la Regione che ha detto attraverso il Presidente e l’Assessore titolare “se volete aprire un tavolo per rivedere i parametri, che sono quelli che stanno determinando in questo momento le chiusure dei punti nascita, tra cui quello di Borgotaro, noi ci siamo. Non siamo ancora stati convocati.”

La Regione Emilia Romagna ha detto nella sua massima espressione “noi ci siamo perché siamo disponibili, nella convinzione che i presidi sanitari siano un elemento di riferimento essenziale per le comunità di montagna, a sederci lì e a lavorare in quella direzione.” Però attenzione, non funziona il ragionamento per cui prima si andava dal Governo perché aveva un altro colore politico e adesso il Governo non c’entra più in questa vicenda, perché altrimenti si fanno parti diverse fra uguali. E questo non va bene in democrazia, perché questa non è una questione politica, questa è una questione civile, di comunità civile. Se la vogliamo colorare otteniamo i risultati che stiamo ottenendo cioè il nulla. Perché alla fine guardate: la politica è prassi se vuole funzionare, perché il resto fa sorridere. Io credo che a un cittadino interessi il percorso che porta a determinare il far sì che ci sia la riapertura del punto nascite. Qual è il percorso? Ci vuole la revisione dei parametri, ci vuole quello.

È un po’ surreale dire dopo 16 mesi di azione di Governo, dopo le dichiarazioni del Presidente del Consiglio “Che faremo”, perché adesso ve lo chiedo io “Quando lo faremo?”, “Quando inviterete la Regione a rivedere i parametri come è stato chiesto? Ditecelo.” Le nostre rappresentanze, dal Presidente all’Assessore alla Sanità sono disponibili a farlo. … Faccio mio l’intervento di Foti… che dice: “Partiamo, noi ci siamo, vogliamo la riapertura, determiniamo il cambiamento di quelli che sono i fattori che la riapertura la determinano”, semplicemente questo. Il messaggio è molto chiaro, non ci sono frasi a metafora, mancano tempi, luoghi e date che non dipendono dalla Regione Emilia-Romagna.

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(Nadia Vassallo, portavoce Comitato Salviamo le Cicogne)