Ne parlò Giovanni Spadolini a Langhirano il 24 luglio 1993 alla presenza dell'allora ministro alla difesa Fabio Fabbri: Faustino Tanara, eroe risorgimentale e colonnello garibaldino e prima ancora agricoltore del contado di Langhirano. Anche qui è stata scritta una parte importante della storia d'Italia. Anche qui persone semplici sono state interpreti ed "eroi" del patriottismo mazziniano e garibaldino. C'è pure una grande tradizione civile nella storia e nella cultura di questa parte d'Appennino.
E' una tradizione che troverà coerente continuità negli anni della Resistenza al fascismo. Il leggendario Comandante partigiano è "Arta" è il langhiranese Giacomo Ferrari, futuro sindaco di Parma e ministro dei Trasporti nel 1946 nel II° e III° Governo di cui fu presidente l'on. Alcide De Gasperi, leader della Democrazia Cristiana.
Torniamo a Tanara: avviato agli studi seminariali, dove fu conquistato dal pensiero mazziniano, con Garibaldi e Mazzini mantenne corrispondenza. Nel 1859, a 28 anni, si arruola fra i Cacciatori delle Alpi del generale Giuseppe Garibaldi, guadagnandosi i gradi di sottotenente dei Bersaglieri. Da allora e sino al 1870 partecipò a tutte le imprese dove si pugnava per la libertà e l'indipendenza. Nella spedizione dei Mille si rivelerà combattente coraggioso e comandate capace e amato dai suoi soldati. Nel 1866 è di nuovo a fianco di Garibaldi nella terza guerra di Indipendenza. Dopo la presa di Roma, Garibaldi offre alla Francia repubblicana il suo sostegno contro i prussiani organizzando l'Armata dei Vosgi, cui la provincia di Parma fornisce 100 volontari: l'unica bandiera prussiana catturata fu per opera di Faustino Tanara, nei fatti d'arme attorno a Digione.
Oltre che nelle vicende belliche Faustino Tanara fu protagonista delle lotte sociali del suo tempo. Fu arrestato e ammanettato per le sue proteste contro la tassa sul macinato. Ma soprattutto fu animatore di quelle prime forme di socialismo mazziniano e garibaldino che predicava e realizzava la solidarietà senza abbracciare l'ideologia marxiana, anzi contrapponendosi a essa.
Tanara divenne anche amico di Garibaldi, cui fece degustare il vino generoso dei colli parmensi, il quale accettò con gratitudine il titolo di presidente effettivo (Mazzini presidente onorario) della Fratellanza Artigiana, da lui fondata nel 1869, una sorta di primo sindacato tra operai e contadini di Langhirano, la sua cittadina dove si era ritirato a vita rurale per accudire i figli.
Morì in povertà a soli 45 anni il 25 aprile 1876.
Giovanni Spadolini, presidente del Senato, volle ricordarlo con queste parole: Tanara "anima inquieta e cercante, pronta all'azione ma capace d'introspezione e di studio. Un'anima romantica, nel senso più profondo e vero del termine, non tutta luce solare ma anche ombra, anche mistero".
"Tanara – aggiunse Spadolini – 'ufficiale pallido, ardito e bello' è in qualche modo una figura simbolo del travaglio che attraversa un mondo in costante evoluzione e mutamento".
"Repubblica e unità: un binomio inscindibile nel disegno di Mazzini e al quale Tanara si manterrà sempre fedele". "Tanara tra Garibaldi e Mazzini. Una conciliazione difficile perché difficile era il rapporto fra i due (…) ma nella consapevolezza di comuni obiettivi, comuni valori".
Tanara è tra i giovani volontari che passano il confine parmense per arruolarsi, dapprima, nelle armate sarde: i comitati della Società Nazionale, radunata e rifornita di mezzi dal Piemonte. Per andare "colà dov'era l'Italia". E l'Italia, dirà Spadolini quel giorno, "nasce dallo slancio generoso dei garibaldini, dinanzi al quale crollano uno ad uno tutti i calcoli delle cancellerie…" e il collante era uno solo "l'amore per la patria nascente, congiunto all'amore per l'umanità e (…) rendeva lieve e tollerabile ogni sacrificio".
"Preservare i valori dell'unità nazionale – concluse Spadolini in un periodo storico in cui affioravano tensioni regionali – è l'unico presupposto per arrivare in Europa. Guardiamo all'Europa di domani come i nostri avi, impressi nello spirito di Tanara, guardavano all'Italia e al Risorgimento. E la coscienza che non c'è, per l'Italia, avvenire europeo che non sia anche amore per la patria italiana".
(Fabio Fabbri e Gabriele Arlotti)