C'è un documento che ci dà in modo incontrovertibile l'etimologia del nome del monte Caio: il monte con un grande pascolo nel quale si faceva il formaggio con il caglio. "In alpe caglii" si trova la chiesa di San Matteo, oggetto di una donazione degli anni intorno al Mille al Monastero di San Giovanni di Parma. Qui ancora oggi, ogni anno, si svolge una grande festa popolare.
Ma andiamo con ordine. Nel cuore della Val Parma i documenti medievali dell' XI secolo dei "da Antesica" sono particolarmente preziosi perché ci attestano la continuità di usi, parole, tradizioni di età longobarda. Antesica è oggi un nucleo presso Pastorello, che ne è l'emanazione ottocentesca. Quei documenti sono altresì noti per l'importanza che essi hanno per la storia medievale reggiana e canossana e infatti sono conservati negli archivi reggiani e non a Parma.
Vicino ad Antesica, già nei primi decenni del X secolo vi era l'importantissima curtis (azienda agricola signorile) di Sciola di Capoponte ed essa dipendeva dal monastero cittadino di San Tommaso di Reggio. Ci ha lasciato un raro inventario con scarne informazioni che si conclude con numerosi servi e ancelle, rigorosamente elencati dopo i maiali. Da questo inventario e da questa e altre corti (oltre a Sciola e Cedogno, le altre tre sono in territorio reggiano) ricaviamo un dato di grande importanza: le rese cerealicole dell'intero Altomedioevo italiano ovvero il rapporto, modestissimo, tra quanto veniva seminato e quanto veniva raccolto.
Di fronte ad Antesica e poco sopra Capoponte-Sciola è poi posta Isola: secondo gli studiosi a questa località è legato Attone di Isola, cugino di Adalberto Atto di Canossa, bisnonno di Matilde. È proprio il cugino che vende nell'anno 958 ad Adalberto detto Atto, futuro conte di Reggio di Modena, vari beni intorno a Canossa tra i quali Sarzano, sede di un importante castello.
In questo contesto, rimasto a lungo poco conosciuto tra le storie di due città, non può stupire che la consorteria famigliare parmigiano-reggiana dei da Antesica doni molti dei loro importanti beni terrieri alla Chiesa e ai monasteri reggiani.
Uno dei loro beni giunge però al monastero di San Giovanni di Parma, assieme alla chiesa di Isola di Reno di Tizzano, e ci interessa particolarmente poiché è la chiesa di San Matteo "in Alpe Caglii". San Matteo del Caio. La donazione di quello che nei secoli successivi sarà una cella di dipendenza monastica e un eremo montano non pare una donazione casuale: il monastero di San Giovanni di Parma (quello dietro la Cattedrale) venne fondato da un nipote di Adalberto Atto di Canossa, il vescovo di Parma Sigifredo, figlio omonimo del fratello maggiore del Canossano e loro padre, il capostipite, Sigefredo "del comitato lucchese". In un ambiente famigliare e patrimoniale omogeneo diviene evidente l'interesse del monastero di san Giovanni, che diverrà uno dei più ricchi possidenti della diocesi di Parma, per i preziosissimi pascoli montani, interesse che si estenderà anche sulla non lontana Casarola "dei Bertolucci".
La dorsale di Monte Caio non porta a passi agevoli ma era prossima nel Medioevo a importanti direttrici di transito transappennico. A Ovest la "via di Linari" che da Parma raggiungeva il Traversetolese (Bannone) per poi salire alla suggestiva Pieve di Sasso e da Capriglio portarsi in Val Cedra. Bannone, Capriglio e Rigoso erano, infatti, le chiese dipendenti della oggi diruta abbazia di Linari, posta presso il passo del Lagastrello, e ne segnavano inequivocabilmente i punti d'appoggio e le tappe del viaggio. Ha assunto il nome di questa via un recente percorso turistico che non tiene conto della accennata documentazione dei secoli centrali del Medioevo e continua a superare solchi vallivi con un criterio innaturale per la viabilità medievale. Interessante è invece la variante sul crinale displuviale, senza ponti e senza attraversamenti di corsi d'acqua, tra i bacini idrografici dell'Enza e della Parma (Lesignano Bagni- Badia Cavana – Pieve di Sasso), direttrice che ha assunto la denominazione di "Via del Sale" . Il solco vallivo della Parma e la dorsale tra Parma e Baganza erano invece utilizzati per l'importante "via Longobarda" (detta anche "via dei Monti Parmensi") che utilizzava il passo del Cirone e si portava in Lunigiana ed in particolare a Filattiera, zona di cospicui ritrovamenti archeologici che ne segnalano la rilevanza nei decenni di contrasto tra Bizantini e Longobardi.
(Gianluca Bottazzi, già docente di Storia degli insediamenti medievali presso l'Università degli Studi di Parma)