Per i superstiti abitanti delle "terre alte" (1), per i villeggianti (che il vate Attilio Bertolucci definiva liricamente estivanti), per gli escursionisti e i visitatori pluristagionali e soprattutto per i reduci partigiani e per i congiunti di coloro che hanno nobilmente combattuto e talvolta perso la vita sulle cime tempestose e nelle contrade degli Appennini, ogni nostro rilievo montuoso e collinare - specialmente dell'Appennino Parma Est - è talmente apprezzato che può essere laicamente (ma anche religiosamente) considerato sacro. Probabilmente il nostro rilievo più amato e rappresentativo (ma - a mio parere - non adeguatamente valorizzato dalle istituzioni pubbliche e dalle entità organizzate è il Monte Caio, posto a 1580 metri sul livello del mare): per la sua posizione geografica strategica, per le sue caratteristiche ambientali e naturalistiche, per i suoi paesaggi e i suoi panorami, per le sagre patronali e le feste popolari, per i miti e le leggende, per le vicende storiche che lassù e nei dintorni si sono drammaticamente svolte (in particolare nel corso della seconda guerra mondiale), per le testimonianze antropiche ancora ben evidenti e - in gran parte - fruibili.
Forse gli studiosi-estimatori di un tempo, tipo l'attentissimo e autorevole gitante Giovanni Bortolotti (2) erano fin troppo pignoli-cesellatori: "La Valle del Bratica è […] una valle sub-appenninica con andamento Sud-Nord, a contorno triangolare, un triangolo pressoché isoscele e molto allungato, con vertici: M. Navert a Sud, M. Aguzzo e M. Caio a Nord. Il Caio però […] non fa parte della [bertolucciana] Valle del Bratica, ma è alla testata della successiva vallecola dell'Agna …".
La "vallecola dell'Agna" prende il nome dall'omonimo "torrentello che nasce dalle pendici occidentali di M. Caio", il quale - a sua volta - lungo i secoli impartì il battesimo toponomastico alla storica frazione cornigliese di Agna, 788 m s.l.m., così ben descritta dal portentoso-prolifico Don Enrico Dall'Olio nel contesto delle sue celebri e fornitissime guide turistiche. (3)
Il Monte Caio si trova dunque "alla testata" dell'esigua e amena Val d'Agna (d'ora in poi non la citerò più come "vallecola", mi perdonerà l'esimio Dr. Giovanni Bortolotti!), ma è storicamente molto caro - da innumerevoli anni e per variegate ragioni - alle popolazioni di almeno quattro territori comunali e di una miriade di vallate, nonché alle comunità dei luoghi e dei centri cittadini più o meno limitrofi. Quattro Comuni parmensi: Corniglio, Monchio delle Corti, Palanzano e Tizzano Val Parma. Una miriade di vallate: Val d'Agna, Val Bratica, Val Cedra, Val d'Enza (o Valle Matildica), Val Bardea, Val Parmossa (detta anche Valle degli Sciatori) e - naturalmente - Val Parma (conosciuta in tutto il mondo come Food Valley / Valle del Cibo); ma se ne potrebbero aggiungere altre, fra cui la Val Termina. Ad ogni modo, riferendomi sempre al Monte Caio (già "Alpe Cagli"), sulle sue "emergenze naturali e storiche" (4) hanno scritto e dissertato - dal remoto 1015 d.C. (5) fino ad oggi - svariate personalità della letteratura e della scienza, dell'intelletto e della cultura, oltre a significativi protagonisti e testimoni della storia locale. In aggiunta al Dr. Bortolotti e a Don Enrico Dall'Olio (poi divenuto Monsignore), mi si consenta di ricordare - fra i tanti altri personaggi benemeriti - i seguenti nominativi (elencati un po' alla rinfusa): Cristoforo della Torre, Bonaventura Angeli, Tommaso Ravasini, Giuseppe Micheli, Lodovico Spinabelli, Antonio Schiavi, Antonio Moroni, Angelo De Marchi, Leonardo Tarantini, Ubaldo Bertoli, Mario Rinaldi, Luigi Notari, Laura Seghettini. (6)
Diversi autori hanno dipinto, talvolta in maniera bucolica-idilliaca e con stile briosamente ampolloso e ridondante, le magnificenze ambientali e naturalistiche dell'alto monte (7), ma vi è stato pure chi ha energicamente denunciato ante litteram "le ingiurie del tempo e quelle maggiori degli uomini" che nei decenni talune attività umane hanno inferto al fascinoso e coinvolgente incanto del dantesco "dilettoso monte" (per esempio - forse primi fra tutti - Don Lodovico Spinabelli, il Sen. Giuseppe Micheli e il giornalista-scrittore Ubaldo Bertoli).
E c'è stato pure chi - incredibilmente per l'epoca (1931!) - ha rivelato doti di straordinaria e perfino commovente preveggenza. Si tratta del più volte menzionato Don Lodovico Spinabelli: "È questo (il Caio) il più bello fra i monti dell'Appennino, il più delizioso e fertile di quanti gli fanno corona, è un vero parco, dove la mano dell'uomo non ebbe alcuna parte se non per distruggere il suo bello, spogliandolo senza ragione de' suoi faggi e delle sue selve già tante volte secolari. […]
Nessun'altra parte dei nostri monti può reggere al confronto, e per la purezza dell'aria, e per la freschezza e salubrità delle acque …". Ecco, è probabilmente la prima volta che - nel contesto di una pubblicazione (8) - viene scritto a chiare lettere il vocabolo "parco" (addirittura "vero parco"!) rivolgendosi alle peculiarità dell'attrattivo e sempre ospitale Monte Caio: quel Monte Caio - definito anche "superbo e solenne" - che alcuni decenni dopo diverrà il vero cuore del Parco regionale dei Cento Laghi (9), anzi dei "Parchi del Ducato" dell'Emilia-Romagna (sarebbe contenta l'illustre Duchessa Maria Amalia, che nella seconda metà del 1700 "diede la scalata al [meraviglioso] Monte, dalla parte di Corniglio", suscitando "vera ammirazione […] per il coraggio da essa dimostrato e per la molta pietà cristiana"), come specificato nel primo volume degli "Itinerari turistici della provincia di Parma" di Don Enrico Dall'Olio (10).
A proposito delle "emergenze naturali e storiche" del Monte Caio, nella recente "Carta turistica ed escursionistica" (scala 1:25.000) dal titolo "Schia e il Monte Caio", predisposta per iniziativa dei "Parchi del Ducato", vengono elencate le seguenti "emergenze naturali e storiche": la Croce del Cardinale (1080 m s.l.m.); la Madonna della Grotta (1015 m); l'Eremo-Oratorio, già Priorato, di San Matteo (1340 m); il Monumento - realizzato dal valente scultore di Traversetolo Renato Brozzi (1885-1963) sulla vetta del Monte Caio - dedicato all'esperto parmense "in materia agricola, economica e sociale" Fabio Bocchialini, nato nel 1882 e "morto eroicamente sul Podgora il 4 novembre 1915", fedele seguace del rinomato agronomo genovese Stanislao Solari (1829-1906); Il Grande Faggio (1320 m), al quale l'Amministrazione comunale di Corniglio ha intitolato una via in località Agna; il Flysch di Monte Caio (1500 m); la Chiesa di Schia (1259 m); il Groppo d'Agna (1156 m); il Corno di Caneto (1428), da cui scende l'armonioso Rio delle Ore. A tali "emergenze" - oggi si chiamano così - aggiungerei, fra le altre, le - pur labili - tracce dell'ovoidale Lago di Monte Caio (o Lago di Musiara), situato nel versante NE a 1430 m s.l.m. Riguardo alle "emergenze naturali", mi soffermerei inoltre - con ispirata curiosità civica e intellettuale - sugli accuratissimi studi di Don Antonio Moroni (pure lui nominato Monsignore) concernenti i sistemi e gli esemplari botanici e faunistici del Monte Caio (11).
Ma sono anche e soprattutto i tragici fatti bellici del secondo conflitto mondiale che dovrebbero catturare la dinamica e patriottica considerazione delle autorità istituzionali e politiche per far divenire l'areale del Monte Caio l'epicentro pulsante-propulsivo di un parco storico-ambientale simile a quello bolognese di "Monte Sole", ovviamente fatte le debitissime proporzioni e distinzioni. (12) Ma veniamo, sia pur brevemente, alle sconvolgenti vicende della seconda guerra mondiale sul Monte Caio e nel suo circondario. Nell'ultima dècade del novembre 1944 si verificò una settimana di angoscia, paura e terrore sul Monte Caio e in molte località delle valli cornigliesi e contigue.
Nel pur suggestivo e fascinoso "Appennino autunnale" (13) s'avvertiva - più che mai cruento e incalzante - "il piede straniero sopra il cuore" delle genti cornigliesi e parmensi. Infatti: "La divisione tedesca al completo, procedendo dal fondovalle, condusse un minuzioso quanto spietato rastrellamento concentrico sul Monte Caio, setacciando metro per metro i burroni e le selve. Gruppi di patrioti, scoperti, si difesero eroicamente a bombe a mano. […] Frequenti furono gli atti di valore e dolorose le perdite. Diversi partigiani catturati furono seviziati e fucilati sul posto assieme a civili; numerosi furono deportati in Germania. Si contarono, fra i partigiani 30 Caduti e parecchie decine di dispersi. Il nemico ebbe perdite certo superiori fra morti e feriti. Un bollettino ufficiale tedesco, intercettato dal Servizio Informazioni Militari di città segnalava, dopo il primo giorno di combattimenti, 100 morti tedeschi e forti resistenze. La rabbia nemica si sfogò contro i pochi patrioti prigionieri e sui Caduti. Dopo [circa] sei giorni di metodica caccia i Tedeschi abbandonarono la zona. Ma il movimento patriottico, seppure duramente provato, ne uscì, in sostanza, a parte il momentaneo e parziale sbandamento, pressoché indenne. Intorno ai valorosi reparti rimasti integri in zona, subito si ricostituì l'ossatura delle brigate e i comandi in sottordine riallacciarono fin dagli ultimi giorni di novembre i collegamenti. Già ai primi di dicembre riprendevano le azioni di guerriglia, stimolate da un incontenibile impulso di rivalsa contro le recenti prove di crudeltà offerte ancora una volta dall'invasore." (Dal fondamentale volume di Leonardo ["Nardo"] Tarantini, già prestigioso comandante partigiano, "La Resistenza armata nel Parmense - Organizzazione e attività operativa", a cura dell'Istituto Storico della Resistenza di Parma, Grafiche STEP-Cooperativa di Parma, Parma 1978, pp. 205 e 206). Dunque il Monte Caio "fu calvario e tomba" (14) per molte giovani vite (fra cui quelle di Alfredo Azzoni / "Bill", Arturo Gavazzoli / "Aramis", Ovidio Mattavelli / "Jaures", Soemo Remagni / "Dimitri", Michele Saccani / "Michele").
In verità non è a tutt'oggi certa né la consistenza numerica - comunque rilevante - dei Caduti sul Monte Caio (14) né la completa composizione delle appartenenze nazionali dei protagonisti del doloroso evento bellico e tanto meno l'elencazione nominativa sia dell'insieme dei partecipanti al rastrellamento che soprattutto delle Vittime. Si sa per cosa sicura che durante quel disgraziato novembre del 1944 un manipolo di partigiani sovietici si trovò a combattere sul Monte Caio, a fianco dei partigiani italiani e forse di altre nazionalità. Di certo cinque partigiani sovietici, rimasti finora ignoti, lasciarono la vita sulle pendici e nei pianori del nostro sacro Monte. Le loro salme vennero sepolte nel cimitero vecchio "delle Rimembranze" di Corniglio capoluogo, quello - per intenderci - travolto negli anni Novanta del secolo scorso dal movimento franoso più grande d'Europa.
Nel maggio del 1986 (Io c'ero in qualità di pubblico amministratore!) il Ministero della Difesa italiano, d'intesa con il Comune di Corniglio (negli anni seguenti insignito di Medaglia d'argento al Valor Militare "per attività partigiana"), provvide alla riesumazione di quei poveri resti e al loro trasferimento nel Sacrario della Resistenza del Cimitero Monumentale di Torino, dove furono inumati il 4 novembre del medesimo anno. Non è stato possibile acquisire ulteriori notizie, corredate da nitidi e inoppugnabili documenti, sull'identità e sull'odissea di questi combattenti sovietici e nemmeno sulla traslazione delle rispettive salme. Non vi sono invece prove tangibili e concrete relative alla presenza e all'uccisione, sempre negli ambienti del Monte Caio, di altrettanti partigiani slavi appartenenti alla IV Brigata di Giustizia e Libertà (si è vociferato della loro efferata esecuzione all'interno di un'arcana grotta sul Monte Caio).
Insomma, l'ampio e articolato secondo rastrellamento dell'anno di guerra 1944 provocò lutti e disastri sia nel Cornigliese che nei territori di Monchio delle Corti, Palanzano e Tizzano Val Parma (un po' ovunque nella vasta e intervalliva Zona Est Cisa). Questi territori e - ovviamente - gli ambienti dell'inconfondibile "poderosa piramide a base triangolare" del Monte Caio fanno parte di diritto dell'intensa e interessante (direi istruttiva e allettante) rete di "sentieri" e "itinerari" della Resistenza parmense (15), "sentieri" e "itinerari" che forse andrebbero maggiormente curati e vissuti, specialmente ora che - di fatto - risultano inseriti a pieno titolo nell'Area MAB (Man and Biosphere) Unesco / Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza, la cultura: un meritato e prestigioso riconoscimento conseguito a seguito di un intraprendente e lungimirante - di certo avveduto e sapiente - gioco di squadra, avente come assiduo e impeccabile capofila il Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano (presieduto dal laborioso e creativo Sen. Fausto Giovanelli).
A proposito delle gravissime traversie belliche sul Monte Caio e nei suoi paraggi, mi sento di consigliare fervidamente la lettura di coinvolgenti e preziose opere letterarie cosiddette di "testimonianza forte", come "Al vento del Nord-Una donna nella lotta di Liberazione" di Laura Seghettini (16) e "Camminando per aspri sentieri" di Luigi Notari. (17) Non mi sono soffermato sulle caratteristiche delle ataviche - sempre attualissime - kermesse popolari negli ambienti naturali e antropizzati del Monte Caio e dei borghi circostanti, in primis la sagra patronale di San Nicola del 10 settembre ad Agna e la festa sovracomunale di San Matteo del 21 settembre attorno all'omonimo "Eremo-Oratorio". (18) Esse sono state e sono tuttora davvero ben rappresentative dello spirito devoto e brioso-conviviale che qualifica e ispira l'identità storica delle comunità che hanno vissuto e ancora vivono nelle nostre carissime terre alte, oggi - sorprendentemente "ma non troppo" - appartenenti ad un'Area universalmente riconosciuta e apprezzata: Man and Biosphere, che bello, non sembra vero!
(Nando Donnini)
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(*) Nando Donnini - Già insegnante e pubblico amministratore, giornalista pubblicista, esponente dell'associazionismo e del volontariato nel comprensorio dell'Appennino Parma Est
NOTE
(1) Con ogni probabilità l'espressione "terre alte", ormai di dominio pubblico, venne coniata dal poeta Attilio Bertolucci (1911-2000) nell'ambito della composizione lirica "Presso la Maestà B, un giorno d'agosto": "Durerà, la costruzione boschiva, / fin che dura il dolore e la pietà / di chi abita ancora le terre alte / che noi abbandonammo …" (dal volume "Viaggio d'inverno", Aldo Garzanti Editore s.a.s., Milano 1971, p.49).
(2) Giovanni Bortolotti è autore, fra l'altro, della "Guida dell'Alto Appennino parmense e lunigianese dal Passo del Lagastrello alla Cisa" (Tamari Editori in Bologna, 1966).
(3) Enrico Dall'Olio è autore, fra l'altro, delle seguenti guide storiche-turistiche: "Corniglio e la sua valle" (Scuola Tipografica Benedettina di Parma, 1966) e " Itinerari turistici della provincia di Parma" in due volumi (Artegrafica Silva s.r.l., Parma 1975).
(4) Il riferimento è all'elenco delle "emergenze naturali e storiche" contenuto nella "Carta turistica ed escursionistica - Scala 1:25.000" dal titolo "Schia e il Monte Caio", realizzata nel 2015 dall'ente "Parchi del Ducato" dell'Emilia-Romagna.
(5) In un atto del 1015 si parla della "ecclesia S. Mattei Apostoli et Evangelistae, quae est posita in Alpe Cagli" (dal volume di Mons. Antonio Schiavi "La diocesi di Parma", Officina Grafica Fresching, Parma 1940, p. 463).
(6) Ogni lettore potrà svolgere le proprie ricerche, servendosi anche delle immense potenzialità offerte da "internet", sui profili biografici e sulle pubblicazioni delle personalità indicate.
(7) Nella ricca e multiforme intensità della letteratura sulle particolarità del Monte Caio spesso ci si imbatte in romantiche pennellate di questo genere: "verde approdo", "àere purissimo", "fonte freschissima", "conca morbida e lucente", "punti panoramici di rara bellezza" (il tutto profumato - a inebrianti livelli quasi paradisiaci - di erbe, fiori e … fieni!).
(8) Si tratta del volume di Don Lodovico Spinabelli "Ranzano e la sua chiesa", Galaverna, Langhirano (PR) 1931.
(9) L'esatta denominazione giuridica-istituzionale del "Parco regionale dei Cento Laghi" era "Parco regionale delle Valli del Cedra e del Parma", poi confluito nei "Parchi del Ducato".
(10) La circostanza della coraggiosa "scalata" della Duchessa Maria Amalia al Monte Caio è illustrata nel già citato "Itinerari turistici della provincia di Parma", volume 1, pp. 222-223.
(11) Da p. 356 a p. 364 della già citata "Guida dell'alto Appennino parmense e lunigianese …" di Giovanni Bortolotti compare un fitto e particolareggiato compendio di "Note botaniche", curato dal Prof. Don Antonio Moroni.
(12) Si consiglia la lettura del volume "Parco Storico Regionale -Monte Sole", pubblicato nella "Collana Aree Protette della Regione Emilia-Romagna" (coordinamento dell'Assessorato Agricoltura, Ambiente e Sviluppo sostenibile - Servizio Parchi e Risorse forestali della Regione Emilia-Romagna, a cura di Aa.Vv., Editrice Compositori, Bologna 2003).
(13) A proposito dell'Appennino autunnale del tremendo anno di guerra 1944, mi piace riportare qui di seguito l'integrale trascrizione della composizione lirica "Per Ottavio Ricci" presente nel volume di Attilio Bertolucci "La capanna indiana" (Aldo Garzanti Editore S.p.a., Milano 1973, p. 120): "A te l'Appennino autunnale: / le foglie di ruggine, il vento, / le case chiuse nel sonno, / gli occhi chiusi per sempre. // La giovinezza muore, sui monti / le siepi sono nude e stracciate. / Ora il tuo passo s'è perduto, addio / e addio ancora, viene // un inverno favoloso / di nevi e fiamme, un tempo quieto / che ci scorderemo di te. [Dicembre 1944]"
(14) Di recente il Comune di Corniglio ha dedicato l'intitolazione di un'importante via, in Val d'Agna, ai "Caduti del Monte Caio".
(15) Si consulti il volume (con "cartoguida" / "scala 1:100.000") "Sentieri partigiani della provincia di Parma - Itinerari della memoria nell'Appennino parmense" (a cura dell'Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea di Parma, Tipolitografia Stamperia S.c.r.l. di Parma, 2006).
(16) Laura Seghettini, "Al vento del Nord - Una donna nella lotta di Liberazione", a cura di Caterina Rapetti, Carocci Editore, Roma 2006.
(17) Luigi Notari, "Camminando per aspri sentieri", Artegrafica Silva s.r.l., Parma 1997.
(18) Don Enrico Dall'Olio non ebbe dubbi nel considerare la festa settembrina di San Matteo sul Caio come "la più antica e genuina manifestazione di folklore montanaro (p. 228 del più volte citato volume "Corniglio e la sua valle", ristampato nel 2015 per opportuna e benemerita iniziativa della "Fondazione Asilo Infantile Mons. G. Bonani" di Corniglio).