Il riconoscimento dell'area Mab per l'Appennino parmense ha un padre onorario. È Fabio Fabbri. Il senatore Fabio Fabbri, 85 anni, è stato ministro degli affari regionali nel V governo Fanfani, quindi delle politiche comunitarie nel II governo Craxi e ministro della difesa del governo Ciampi. È stato inoltre sottosegretario all'agricoltura e foreste nel II governo Cossiga, nel governo Forlani e nel I e II governo Spadolini, e sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel I governo Amato. Il suo partito era il Psi. Ritornato a fare il suo mestiere di sempre, l'avvocato, vive a Tizzano Val Parma.
Senatore Fabbri, Lei ha partecipato a tutti gli incontri che si sono succeduti nei mesi scorsi per far conoscere alle autorità locali e ai cittadini "l'editto" dell'Unesco, che ha dato vita alla Riserva dell'Uomo e della Biosfera (in acronimo: MaB) che comprende una vasta parte dell'Appennino tosco-emiliano. Quali le ragioni di questo suo vivo interesse?
La ragione principale è di natura "sentimentale": amo intensamente il "mio" Appennino, che comprende l'Alta Val Parma, da Torrechiara-Langhirano fino al crinale, le valli montuose d'oltre Enza e le Terre della Lunigiana: è il microcosmo, ora dichiarato dall'Unesco "patrimonio dell'umanità".
Ma vi sono anche motivi di carattere politico-istituzionale e, nuovamente, personale che mi esortano a collaborare intensamente alla promozione culturale di questa realtà.
Siamo interessati a conoscerli.
In primo luogo sono spinto da un sentimento di gratitudine nei confronti di chi ha pensato e realizzato questa impresa: dunque in primis nei confronti del presidente Fausto Giovanelli e della sua squadra. Dice un proverbio cinese: "Quando bevi l'acqua fresca, ringrazia chi ha scavato il pozzo".
Recentemente Lei ha enfatizzato la caratura pedagogica di questo progetto.
Ho cercato di farlo nel convegno del Premio di cultura Monte Caio che abbiamo insieme organizzato a Casarola, la terra del poeta Attilio Bertolucci e di suo figlio, il regista Bernardo. Ho rimarcato che l'Unesco, accogliendo con appropriata motivazione l'istanza del Parco Nazionale dell'Appennino tosco-emiliano, ha forgiato natura e confini di un microcosmo di rango internazionale.
Lei ha allora chiamato questo impulso creativo come opera di "Nation building", cioè il processo di (ri)costruzione di un ordinamento statuale e democratico in paesi appena usciti da una guerra o da profondi stravolgimenti interni. Vale anche per l'Appennino?
Ho anche rimarcato un connotato di straordinario rilievo di questa neonata "creatura": essa comprende una parte importante della Food Valley parmense: quella dove si produce il prosciutto e il Parmigiano Reggiano, conosciuti e apprezzati in tutto il mondo. È la prova che si tratta di una attività industriale compatibile con la salvaguardia dell'ambiente. La stessa constatazione vale per la vitivinicultura e per altri prodotti Doc dell'intero area MaB. Fra essi deve essere valorizzato il più antico e prestigioso alimento che sgorga dalle arnie dei nostri apicoltori: il miele del MaB. Benvenuti dunque i corsi di formazione e specializzazione annunciati nel Convegno di Fivizzano.
Ci sono anche i giacimenti artistici e architettonici largamente sconosciuti, se non dimenticati: numerose delle nostre case, ma ancor più le nostre Pievi, le nostre chiese e i dipinti che le arredano; e ancora, decine e decine di "maestà", piccole opere di architettura e scultura disseminate nelle nostre strade e anche lungo i nostri sentieri.
Serve una "squadra" in grado di compiere una attenta ricerca e un accurato inventario, che Apenninus farà conoscere ai suoi plurinazionali lettori.
Per ora siamo ancora nella fase "neonatale"; ma a chi spetta ora il consolidamento e la valorizzazione di questa straordinaria nuova realtà politico istituzionale chiamata MaB, che è ad un tempo naturalistica, storico-politica ed economica?
Spetta anzitutto alle classi dirigenti di questa "piccola patria": amministratori pubblici, uomini di cultura, imprenditori dell'industria privata e cooperativa. Scuola e Università potranno recare un valido e peculiare contributo, anche in vista della edificazione del parco letterario di cui abbiamo parlato a Casarola.
In questo scenario, quale ruolo potrà svolgere la nascente rivista Apenninus?
Questa nuova "voce" servirà a far conoscere non solo all'Italia e all'Europa, ma prima ancora agli abitanti del MaB, e specialmente alle classi dirigenti che qui vivono, studiano e lavorano la nuova sfida che li attende e di cui possono essere consapevoli protagonisti. Gli obiettivi sono stati chiaramente indicati nel recente convegno di Fivizzano: potenziare il capitale umano dell'Appennino.
Insomma, è tempo di promuovere un forte impossessamento di quello che spesso chiamiamo "il nostro territorio".
Il "nostro territorio" non deve più essere una mitica entità indistinta. Da ora in poi questo microcosmo è la nostra "piccola patria" benedetta dall'Unesco con una identificazione geografica e, a ben vedere, anche storico-politica.
Su questo aspetto sarà utile una riflessione approfondita.
Penso che Apenninus, questa rivista on line del MaB, definire il processo di (ri)costruzione di un ordinamento statuale e democratico in paesi appena usciti da una guerra o da profondi stravolgimenti interni stimolerà le ricerche storiche e letterarie, incoraggiando l'opera delle associazioni culturali già esistenti. Ricordo in particolare l'Associazione che da anni redige il periodico "Le Valli dei Cavalieri". E inoltre, per venire a tempi più vicini, c'è da far conoscere e rinnovare la ricerca incentrata sulla Resistenza al nazifascismo combattuta sui monti del MaB.
Mentre va in cantiere la pubblicazione di Apenninus viene spontanea la collaborazione con i "Parchi del Ducato" e anche con l'Appennino delle Valli del Taro e del Ceno.
Berceto, che fa parte del MaB, è il balcone per il dialogo con le altre valli dell'Appennino parmense.
Come pensa che sarà accolto dalle Regioni Emilia-Romagna e Toscana e dallo Stato questo progetto quasi rivoluzionario?
Credo nell'ottimismo della volontà. Intanto lo Stato ha dato vita al Parco Nazionale dell'Appennino tosco-emiliano. Il Governo deve essere stimolato a portare a compimento l'iter della statizzazione della "strada al confine massese", che è la via di accesso alla Riserva MaB. I nostri Comuni, resi più autorevoli dall'attuazione del loro accorpamento, possono "conquistare" la sinergia fra Stato e le due Regioni per l'attuazione di un piano generale di difesa del suolo. Questa è oggi la "nostra" priorità delle priorità.
(Gabriele Arlotti)
Appenninus; bella parola; ma il senatore Fabbri vede come è ridotto il nostro Appennino a causa della mancanza di opere che avrebbero portato lavoro e sviluppo su queste terre?. Vorrei chiedere al senatore Fabbri se lottò a favore o contro la fondovalle Val d’Enza, un’opera che a mia avviso avrebbe portato lavoro e sviluppo su queste terre e mantenuto e aumentato le industrie già presenti a Selvanizza, un’opera avviata e poi sospesa e che avrebbe collegato Parma e Reggio a La Spezia in modo rapido; la Val Taro aveva l’autostrada e la ferrovia e ora ha anche la fondovalle, la Val d’Enza non ha nulla e ora vediamo questi paesi montani spopolati e il territorio dissestato da frane di ogni tipo per l’abbandono del territorio da parte dell’uomo; cosa fece il senatore Fabbri per la diga di Vetto?; un’opera che sicuramente averebbe portato lavoro, ricchezza e turismo ai paesi montani del nostro Appennino. Ben venga Appenninus , ma qualcuno crede che porti qualcosa?; beato chi ci crede. Da parte mia ho sempre pensato che chi ha ricoperto certe posizioni dovrebbe lasciare un segno concreto di ciò che ha fatto se amava il nostro Appennino. Il senatore Fabbri avrà tutta la mia riconoscenza quando saprò cosa ha fatto e se saprò se ha lottato a favore di queste opere; ma se avesse lottato contro queste opere come potrà avere la mia riconoscenza?.
Gianna