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Giovanelli: costruiamo un ponte tra MaB Unesco e le donne e gli uomini del suo territorio

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L’ho guardato per anni, quasi ogni giorno, senza nemmeno sapere il suo nome: una presenza familiare e anonima. Lo vedevo, e forse l’ho inconsciamente salutato, per lo più verso sera, al tramonto, perché, guardando da Castelnovo ne' Monti, il suo profilo allungato e inclinato disegna inconfondibilmente a ovest la linea dell’orizzonte.

Solo dopo molti anni ne ho imparato il nome: Caio; e dopo molti anni ancora, proprio leggendo le bozze di questa pubblicazione, ho appreso che deriva da “caglio”, retaggio di secoli produzione di formaggio, proprio lì tra Val d’Enza e Val Parma in questo Appennino che ancora oggi è stato ribattezzato “la montagna del latte” ai fini del programma aree interne. Prima avevo appreso che ospitava i noti impianti sciistici di Schia. Poi attraversandolo in auto e anche in bici, curva dopo curva, e anche in seggiovia e con le ciaspole, fin quasi alla vetta, ho respirato quanto questa montagna – una delle tante anticime del crinale - sia ricca di luoghi diversi: di cose normali e profondamente belle; di case costruite di recente e di insediamenti davvero antichi; di toponimi, di borghi, di campi, di boschi, e anche di elementi di ricchezza e produzioni di alto livello, dai prosciutti al Parmigiano e naturalmente di paesaggi, e di quella parte di essi più superficiale e immediata da cogliere che è il panorama... Panorama superbo dalla vetta della montagna che quatta quatta supera i 1700 metri  presentando di colpo tutta la “north face” della catena appenninica lì di fronte, una a una le montagne dall’Orsaro al Cimone. Mentre d’altro lato domina la Pianura Padana, Parma, che è lì a due passi è lontano, ma non troppo, anche le Alpi e il profilo del monte Bianco. Poi via via ho scoperto che ci sono, sui diversi versanti e ai diversi livelli di altitudine, insediamenti e usi del territorio più o meno intensi; che ci sono ben quattro comuni; e che c’è anche un premio letterario intestato al monte Caio, promosso da Fabio Fabbri, già senatore e ministro della Repubblica, che dopo tante primavere vissute qui è ancora innamorato perso della sua “heimat”(patria e focolare) nel suo Appennino e nella sua Tizzano Val Parma.

Fausto Giovanelli a Parigi nella sede Unesco

Il libro che ha riassunto e divulgato per primo il dossier di candidatura  dell’Appennino Tosco Emiliano alla rete mondiale Unesco delle Riserve Uomo e Biosfera 'Persone e Natura nell'Appennino Tosco-Emiliano', edito da Diabasis, è stato fra i vincitori di quel premio nel 2016, ecco perché abbiamo scelto proprio il vecchio, per me nuovo, monte Caio, l’antico monte del caglio, come cavia di questo tentativo di realizzare una rivista che dia voce a questo riconoscimento Unesco e a persone che se ne rendono protagoniste.

Nel video di presentazione della missione MaB abbiamo scritto “conoscere e far conoscere i 100 perché del riconoscimento Unesco e i 100 valori depositati in ogni metro della nostra terra”. E allora cominciamo per esempio dal monte Caio e guardiamolo non in una o due ma in tante prospettive diverse e sperimentiamo se questo numero zero della rivista porterà a qualcuno, noi speriamo molti, il piacere della scoperta.

Avrei voluto scrivere qui il bilancio dei primi quattro anni di MaB Appennino, partendo dall'esperienza fatta con le scuole e dalle scuole, con tanti e da tanti dirigenti, insegnanti e studenti. Volevo elencare tante cose e azioni fatte e indicare quelle, naturalmente più numerose, ancora da fare. Volevo scrivere della neonata rete nazionale italiana delle 19 MaB che, proprio noi MaB Appennino, abbiamo tenuto a battesimo a Parigi, un mese fa, con l’ambasciata italiana all’Unesco e il ministero dell’ambiente nell'ambito di una conferenza mondiale del programma. Siamo orgogliosi di questa fatica e di questo compito da “sherpa” che ci è stato assegnato dal ministero e abbiamo cercato di svolgere. Siamo orgogliosi dei giovani e delle donne dipendenti e collaboratori del Parco Nazionale che si sono impegnati, non retribuiti (si sono pagati persino il volo di tasca loro) per allestire e portare a Parigi nel palazzo Unesco una mostra, una brochure, un filmato e un ragionamento sulla eccellente crescita dell’Italia nel sostegno al programma.

Abbiamo avuto in cambio emozioni e formazione. Abbiamo bisogno che siano in tante e tanti a sentirsi parte attiva dell’essere riserva di biosfera. Siamo certi che in molti vorranno esserne parte visto che sono ben 24 i nuovi comuni da cui è giunta richiesta di ampliamento della Mab. “Siamo noi, sei tu la riserva di biosfera dell’Appennino Tosco-Emiliano” abbiamo scritto in un video fondativo.

“I Care Appenino” - “Mi prendo cura dell’Appennino”- è il brand dal contenuto etico e civile di responsabilità sociale e appartenenza al territorio che vogliamo rilasciare a progetti di imprese e operatori che, con più coerenza e capacità innovativa, vorranno perseguire lo sviluppo sostenibile per questo nostro territorio e per il pianeta.

Raccontare un cammino di quattro anni in poco tempo non si può. MaB Appennino ha un sito web, http://www.mabappennino.it/ dove si possono trovare tantissime informazione. A quello rinvio i lettori.

Con questa web rivista, che speriamo diventi l’editore di tante monografie territoriali e tematiche, vogliamo accumulare altri elementi, dare spazio ad altre voci, ad altri punti di vista, altre persone che prendono la parola e l’iniziativa. Ci auguriamo che voi lettori diventiate anche i nostri interlocutori e che da questa rivista nasca un dialogo propositivo e costruttivo, che ci accompagni in un percorso verso la consapevolezza del rapporto equilibrato tra uomo e ambiente attraverso la tutela della biodiversità e le buone pratiche dello Sviluppo Sostenibile.

(Fausto Giovanelli)

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