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Doriano Bocchi: “I parmigiani hanno imparato a sciare a Schia”

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Schia by Nafta

Scorrono i ricordi negli occhi di Doriano Bocchi mentre parla di Schia. Ricordi che Bocchi, volto, cuore e anima del Monte Caio, custodisce con cura e condivide con piacere. "Mio padre (Ermanno Noè Bocchi, cui è intitolata la piazza principale di Schia, ndr) è stato pioniere di questa stazione – afferma Bocchi -.

È nato a Schia e l'ha trasformata da avamposto del Cai, con un piccolo rifugio senza acqua né luce, in una stazione sciistica di tutto rispetto, palestra dello sci parmigiano e non solo".

A Schia si può dire che il piccolo Doriano, classe 1951, abbia imparato prima a sciare che a camminare. "Ho messo gli sci che non avevo nemmeno cinque anni" ricorda.

E non li ha più tolti, aggiungiamo noi. La sua vita è stata ed è tuttora legata a doppio filo a Schia, al Monte Caio e in particolare all'aspetto invernale di una stazione che è stata per anni la più importante dell'Emilia Romagna. "Nel '60 è stato realizzato il primo impianto a motore e negli anni '80 siamo arrivati a 8 impianti di risalita distribuiti su tre vallate – racconta – per un totale di 25 chilometri di piste e un anello da fondo". Erano gli anni del boom per Schia, meta prediletta degli sciatori parmigiani, reggiani e non solo.

"Nevicava molto – ricorda Bocchi – non sapevamo dove mettere la gente". La richiesta era tale che non bastavano i cinque alberghi di Tizzano e i tre di Schia. Albergatori e contadini, con la bella stagione, dormivano nel bosco pur di affittare le loro camere ai turisti.

Sì, perché il successo di Schia non era legato solo alla neve. "Allora non esistevano i condizionatori – ride Bocchi – e la gente, nelle torride giornate estive veniva sul Monte Caio, i 1500 metri più vicini alla città, per refrigerarsi.

Fino agli anni 2000, insomma, il problema a Schia era dove parcheggiare la macchina. "Non bastavano i 2000 posti auto che si contano dal valico di Pian della Giara al Lago delle Ore – ricorda Bocchi – si formavano delle code interminabili".

Intanto la vita personale e lavorativa di Doriano prosegue sulle nevi di casa. A 18 anni diventa maestro di sci, nel '73 fonda insieme ad altri la Scuola Sci e nel '76 fonda e diventa allenatore dello Sci Club Schia, che in pochi anni raggiunge le vette dello sci nazionale. "Ho allenato Alessandro Fattori e anche Alberto Tomba, quando era nella squadra regionale allenato da Flavio Roda – ricorda – la mia è stata una vita di grosse soddisfazioni".

Il cambiamento climatico, però, è dietro l'angolo. "Già nel '90 e nel '91 abbiamo avuto due stagioni senza neve – spiega Bocchi – e sul finire degli anni '90 è iniziato il declino dovuto alla mancanza di neve e alla concorrenza alpina". Ma il "mal di montagna", di cui Bocchi ammette di soffrire, lo spinge ad andare avanti. "Io credo ancora in Schia – ammette – credo in un turismo multistagionale, promosso anche dai Parchi del Ducato, che punti sul cibo e sulle eccellenze del territorio, che potrebbe trasformare Schia in capitale "in quota" della Food Valley.

Una sorta di vetrina sempre visibile da Parma, che si affaccia sulla pianura padana e che con uno sguardo ti permette di spaziare dall'arco alpino fino al crinale appenninico. Senza mai dimenticare l'aspetto invernale. "Uno sport che porta tanta ricchezza come lo sci non esiste – spiega Bocchi -, ed è per questo che punteremo sempre sulla neve, anche con il progetto indispensabile ma costosissimo dell'innevamento artificiale della pista Varmania".

(Beatrice Minozzi)

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