Da pochi giorni le terre del prosecco sono state riconosciute come Patrimonio dell’Umanitá dall’Unesco. L’Italia lo ha appreso in tempo reale e con grande risalto. Che c’è differenza tra essere Patrimonio e Riserva MaB? Ne parliamo con Fausto Giovanelli, presidente del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano e promotore dell’avvenuto riconoscimento Mab per i nostri territori.
“Col programma Patrimonio dell’Umanità (Heritage) - risponde Giovanelli - l’Unesco riconosce e protegge valori culturali e luoghi unici e irripetibili; col programma Uomo e Biosfera (Mab) promuove lo sviluppo sostenibile.
Il primo è più noto e più prestigioso, il secondo è di origine più recente e sta diventando di più pregnante attualità per l’urgenza della crisi ambientale del pianeta. Il primo valorizza il meglio del passato, il secondo guarda al futuro.
Detto in sintesi con parole dell’allora segretaria generale dell’Unesco Irina Bokova ‘Heritage protect values, Mab create it’ (Patrimonio protegge i valori, MaB li crea)“.
Come mai questa grande differenza comunicativa?
“Per l’opinione pubblica il primo è molto più conosciuto e quindi più rilevante. Questo è indiscutibile. Anche se per l’Unesco non c’è gerarchia, ma solo complementarietà tra i suoi diversi programmi. E lo sviluppo sostenibile è diventato uno degli obiettivi fondamentali della sua missione culturale, al pari della pace tra i popoli, alla eradicazione della povertà.
Però, tornando alle colline del prosecco, la differenza comunicativa è data anche dalla grande forza economica e politica dei promotori del riconoscimento. Lì c’è tutta la potenza dei produttori, della regione Veneto (che è l’erede della Repubblica di Venezia). Inutile negarlo, produzioni, regione Veneto e Governo sono mille volte più potenti di noi. È un po’ frustrante ammetterlo ma è la verità.
Il Parco nazionale Appennino ha tessuto cento alleanze per arrivare al riconoscimento e ora per portare avanti il progetto. In queste alleanze e in questi patti c’è un grande valore, ma non c’è la forza di potenze economiche e politiche come i produttori del prosecco o la Regione Veneto. Mentre noi, ricordo anche questo, abbiamo sede a Sassalbo e a Ligonchio e abbiamo le nostre capitali a Succiso e ad Apella. Ne siamo orgogliosi ma anche consapevoli della diversa misura delle cose.
Certo anche noi abbiamo il Parmigiano Reggiano e stiamo per esempio aprendo una Scuola di Paesaggio su questo, con il comune di Casina che ha assunto il ruolo di capofila, l’istituto Cervi e altri dieci soggetti (comuni, parchi, consorzi, etc). Ma dobbiamo fare una specie di colletta fra tutti per cumulare risorse minime … il valore di un’auto usata per intenderci. Andiamo avanti lo stesso perché abbiamo fiducia nella forza dell’idea”.
Modena (tredici comuni da Montefiorino a Sestola e Zocca) chiede di entrare, Parma intesta alla MaB rotonde (per esempio a Langhirano) e organizza convegni. Reggio cosa fa per la MaB?
“Bella domanda! Tutto l’Appennino modenese, dal Montefiorino a Zocca fino al Cimone ha chiesto di entrare nella MaB Tosco Emiliano. Una richiesta legittima e fondata oggettivamente sulla grande contiguità e somiglianza tra i nostri territori. Ci stiamo lavorando. E’ una grande forza quella della montagna modenese che potrà servire a tutto il progetto.
Parma città ha ottenuto un riconoscimento Unesco come città creativa e l’ha subito messo sugli scudi. Lo ha evidenziato al casello autostradale, lungo la A1. Langhirano dal canto suo ha intestato al MaB una grande rotonda d’ingresso. A Reggio ci stiamo lavorando. Non dico che si dorma ma non c’è sufficiente attenzione. Conoscendo un po’ i pregi ma anche i limiti della città non mi sorprendo del tutto. Si parla più di un marciapiede o di una buca in centro che di un riconoscimento Unesco per tutto l’Appennino o per il Po. Questione di vedute”.
Si ha l’impressione che i Comuni siano spesso capaci di comunicare le loro specificità (tra fiere ed eventi vari), forse meno sul MaB. Come mai?
“I particolarismi - aggiunge il presidente del Parco Appennino - e la frantumazione sono una caratteristica plurisecolare dell’Italia. Nel male e nel bene. In verità i 34 comuni MaB e i loro sindaci vanno ringraziati. Sono stati davvero convinti e tempestivi a dare l’adesione. E ora altri 24 comuni hanno fatto richiesta. Certo quando si tratta di stanziare risorse fanno i conti coi loro bilanci e con cento richieste più pressanti e ravvicinate. La festa locale, le associazioni, il punto luce, i marciapiedi, i servizi locali, l’Unesco è lontano ed è difficile lavorare su prospettive di lungo termine e quindi poco ravvicinate. Ma so che ci credono sul serio e qualcosa si muove. Penso a Casina, capofila per il Parmigiano Reggiano, o Carpineti dove è nato un Club Unesco. Nelle scuole invece dove si lavora per il futuro, l’impatto è stato più rapido e agevole. Ed è la cosa che conta perché la crescita culturale del capitale umano è la cosa più importante in assoluto. Lo è per l’Unesco e lo è anche per il futuro dell’Appennino.
Reggio Emilia e MaB Unesco: per il futuro cosa ci attende?
“Fare previsioni in questa epoca è difficile per tutti - conclude Giovanelli -. Personalmente dopo i primi 4 anni credo ancor più fortemente nel programma MaB nella sua attualità assoluta locale e globale. Nonostante i tempi, ho una motivata fiducia nella coscienza civile di questa terra dove la gente si è guadagnata i traguardi che ha raggiunto. Presto pubblicheremo il piano d’azione MaB e svilupperemo il brand “I Care Appennino” quindi sono ottimista. Del resto... è un dovere”.
Biosfera:
Involucro esterno alla superficie terrestre (atmosfera, litosfera e idrosfera), nel quale sussistono le condizioni indispensabili alla vita animale e vegetale; per metonimia, l’insieme degli organismi viventi).
Non sono d’accordo col quel: “… ma noi creiamo valore “, non come avrebbe dovuto secondo me. Ha principalmente svolto funzione promozionale di commercio e turismo, che va bene, ma limitiamoci a dire che l’operazione MaB Unesco, costituisce al massimo ad essere un marchio a fini commerciali, e va bene anche questo. Io vedo il mio paese e anche altri fortemente penalizzati e in grave degrado urbano e valoriali…
Faccio una sola domanda al Presidente del Parco e promotore del riconoscimento MaB Unesco:
Come mai il Parco non dice una sola parola sulla sperimentazione 5G, a cui il comune di Ventasso, in pieno territorio del parco e della riserva MaB, si presta assieme ad altri 120 comuni d’Italia, si presta senza nessuna conoscenza degli effetti sulla Biosfera, uomo compreso, si presta senza aver dato un briciolo d’informazione alla popolazione del comune e del parco su questa tecnologia e i gravi rischi che comporta? Non crede che si sarebbe dovuto chiedere il consenso degli abitanti visto che torrenti, animali, boschi e monti non possono che subire? Si tratta di proteggere la Biosfera?
R.B.
Osservazione sensata: sottolinea la priorità culturale e quella dello sviluppo sostenibile sul business.. In effetti (come ho scritto citando la Bokova) Mab vuole creare “valori” (values) non valore in senso direttamente economico. È in effetti la nostra concreta e già concretizzata priorità è l’educazione alla sostenibilità a partire dalle scuole e l’action plan mette al centro il capitale umano. Solo e soprattutto in coerenza con questo si promuove il miglioramento economico. Sul 5G mi sia consentito non rispondere qui. Non sono preparato e comunque la questione non è affatto semplice
FaustoGiovanelli
Valore è una parola importante, precisa, molto delicata in questi tempi in cui il significato autentico sembra smarrito, comunque frammentato e solo a stento e con molta attenzione si distingue la parola valore da quella del prezzo.
Speriamo che questa concretezza a cui Lei fa riferimento si manifesti ed emerga in risultati a cui veramente la parola Valore ne sia la principale qualità.
La questione del 5g non è semplice, di sicuro rappresenta dal punto di vista della Biosfera una grave minaccia. Io mi aspetto che chi presiede alla salvaguardia e tutela di una riserva Mab, acquisisca tutte le informazioni disponibili, sugli studi già effettuati e in corso nella comunità scientifica e ne faccia propria responsabilità. La gente non ne sa niente delle decisioni prese da chi governa il territorio. Un territorio abbandonato e in pericolo. Sarebbe il caso allora di aprire un informazione e un dibattito sul 5g, si sa che ci sono interessi economici enormi che come sappiamo tutti quando è cosi le cose si fanno anche sopra la salute e la vita delle persone e dell’insieme di ciò che chiamiamo Biosfera.
Non deve succedere che la politica che governa il nostro territorio prenda decisioni senza il consenso degli abitanti come ha fatto in proposito il Comune di Ventasso, difficile credere che non abbia il beneplacito degli altri Enti che governano il territorio, Compreso il Parco con la Riserva Mab Unesco.
Spero che si affronti il tema al più presto, per il bene di tutti, animali e montagne comprese.
R.B.
Dai ricordi che ho delle “terre del Prosecco”, mi pare che colà i vigneti si estendano fino ad interessare talora pendii abbastanza impervi e scoscesi, anche in forma di appezzamenti piuttosto frazionati, il che dà l’idea di una spiccata vocazione e spinta produttiva da parte del sistema agricolo locale, che ha giustappunto cercato di mettere a frutto quanto più terreno utilizzabile in termini reddituali – con sopravvivenza di entità aziendali medio piccole a fianco di quelle a maggiore dimensione – mentre da noi sembra essere invece accaduto l’inverso, stando almeno al crescente e ben percepibile aumento delle aree dismesse ed incolte (una volta insolite se non rare).
Non è ovviamente facile spiegare l’andamento di questi “fenomeni”, che hanno per solito cause multifattoriali, ma forse la nostra politica locale dovrebbe interrogarsi, nel senso di chiedersi se ha agito al meglio, sul piano economico e non solo, per dar sostegno al nostro tradizionale assetto agro zootecnico, così da farlo durare attraverso il ricambio generazionale, a riconoscimento della sua indubbia tipicità ed unicità, vuoi quale espressione di un collaudato sviluppo sostenibile, nonché come serbatoio di quei valori che il mondo rurale ha saputo spontaneamente custodire nel tempo, e dei quali cominciamo ad avvertire sempre più la mancanza.
Facendo un confronto tra l’una e l’altra situazione, la loro e la nostra, verrebbe da dire che se da un lato sono indiscutibilmente apprezzabili e benvenuti i “diplomi” internazionali, un territorio dovrebbe nondimeno contare in primo luogo sulle proprie attività primarie, in modo da poter “tirare avanti” di “vita propria”, facendo cioè affidamento sulla propria economia indipendentemente da “benemerenze” esterne, che certamente aiutano e fanno molto piacere ma che dipendono comunque da altri e non sappiamo perciò se e quando, e in quale forma, arriveranno, e l’attesa potrebbe essere lunga e andare semmai delusa, non escluso il rischio di trovarsi a “piangere sul latte versato”.
P.B. 15.07.2019
Non mi sono chiare le finalità più complesse del Programma Mab, soprattutto alla luce delle mie conoscenze sulla vita degli abitanti dell’alta valle del Secchia. Ritengo che i vostri commenti pecchino di scarso interesse per la lettera M(man) dell’acronimo Mab. Mi è difficile considerare ecosostenibile il sacrificio di molti dipendenti costretti a gravosi viaggi per guadagnarsi la vile pagnotta. Lo stesso può dirsi degli eroici superstiti che si dannano ogni giorno nel lavoro dei campi ed assistere subito dopo alla loro devastazione ad opera degli intoccabili cinghiali. E che dire del pensionato che, per passione o per necessità, cura l’orticello di casa e alleva due galline e li vede razziati dai caprioli e dalle volpi. Il Programma Mab promuove lo sviluppo, ma assistiamo sempre più allo spopolamento dell’Appennino: si muore e fare figli è ormai un lusso ed anche un rischio considerate le distanze degli Ospedali attrezzati. E così la nostra Montana montagna sarà un privilegio di pochi, di chi non ama il prodotto a Km 0: a loro il cibo verrà recapitato dalle aquile e dai lupi da riporto, gli unici esseri viventi che non inquinano.
Giorgio