Lei, 35 anni, è giornalista e mamma di un bimbo di due anni, originaria di Nismozza dove divide la sua vita alternandosi con Roma. E, da pochi giorni, anche con Bruxelles, dato che è la prima montanara doc eletta nell’europarlamento. I casi precedenti sono di due europarlamentari solo originari dell’Appennino: Iva Zanicchi (eurodeputata nel 2009 e nel 2014), nata a Ligonchio, e Livio Filippi (eurodeputato nel 1994) nato a Villa Minozzo.
Il 26 maggio scorso Sabrina Pignedoli è stata eletta, tra le fila del Movimento 5 Stelle, all’europarlamento che si è riunito nella sua prima a Strasburgo il 2 luglio scorso. Lì è salita in moto, postando la foto della sua partenza e del suo arrivo, e lì la “raggiungiamo” per questa intervista.
Come è nata l’idea della tua candidatura come parlamentare per il M5S?
Ero diventata consulente della Commissione parlamentare antimafia e credo che Luigi Di Maio abbia notato il mio curriculum da lì. Mi ha chiamato il suo staff circa un mese prima delle elezioni e mi ha chiesto se ero disponibile a candidarmi. Ci ho pensato un po’ e poi ho accettato.
Quando hai conosciuto i vertici del M5S e che impressione ne hai avuto?
Ho conosciuto Di Maio in occasione della mia candidatura. Con me è stato molto disponibile, alla mano. È un bravo motivatore e sa parlare davvero bene. Poi durante la campagna elettorale ho conosciuto gli altri rappresentanti del Movimento 5 Stelle. Alcuni già li conoscevo da prima, come Maria Edera Spadoni, la vicepresidente della Camera, con cui eravamo in contatto già da tempo. O come Nicola Morra, che ho avuto modo di conoscere e stimare durante la mia esperienza in Commissione antimafia.
Come hai vissuto la campagna elettorale?
Sinceramente è molto più impegnativa di quello che pensassi. Tre, quattro appuntamenti al giorno, in una circoscrizione formata da quattro regioni: non è stato semplice. Ma mi ha dato molto a livello umano. Ho avuto modo di conoscere tanti attivisti del Movimento, persone speciali che mi hanno addirittura ospitato a casa loro: veramente una grande famiglia.
Cosa hai pensato quando sei stata eletta tra “soli” 73 italiani, ora tuoi colleghi?
È stata un’emozione forte. Da un lato c’era la gioia di questo bel traguardo, dall’altro il forte senso di responsabilità: tante persone mi hanno dato fiducia, devo lavorare sodo per tutti loro.
Davvero sei andata in moto: sei partita da Nismozza perché? Chi c’era con te?
Sì sono andata in moto: non è il viaggio più lungo che abbia fatto. Sono partita da Nismozza perché è il mio paese e tengo lì la moto. Con me c’era il mio compagno.
Come è stato il viaggio? Quali pensieri ricorrenti avevi?
Il viaggio è stato buono, un po’ di traffico fino a Milano. Poi abbiamo trovato due temporali, uno in Svizzera e uno con tanto di grandinata vicino a Strasburgo. Ma avevamo l’antipioggia, per cui non è stato un problema. I pensieri sono stati tanti, difficile raccontarli in poche righe e comunque non ce n’è stato uno ricorrente. Diciamo che comunque la moto ti tiene molto concentrata sulla strada, per cui allontana lo stress.
Quale contributo ti senti di portare in Europa?
Sicuramente la mia conoscenza per quanto riguarda il fenomeno mafioso: in Europa c’è un gran bisogno di rendersi conto che le mafie ormai non sono più una questione solo italiana, ma fanno affari in tutto il mondo. Poi la mia semplicità, quella che ho imparato crescendo nelle nostre montagna. E l’onestà.
Continui a seguire da vicino le vicende locali?
Certo. Continuo a seguire le vicende giudiziarie e politiche reggiane. Ho la mia rete di informatori che mi tiene costantemente aggiornata.
Come sarà una tua giornata tipo all’Europarlamento?
Le giornate che ho vissuto fino a ora sono un po’ particolari, non possono essere considerate giornate tipo. Sono stata impegnata in questioni burocratiche, interviste, studio delle attività già avviate nelle varie commissioni, riunioni, decisioni da prendere insieme a tutta la delegazione del Movimento 5 stelle. Le giornate a Strasburgo, invece, sono state soprattutto di votazioni nell’aula del Parlamento: mercoledì siamo entrati alle 9 e siamo usciti alle 21, ma abbiamo ottenuto un gran bel risultato: uno dei nostri, Fabio Massimo Castaldo, è riuscito a diventare vicepresidente del Parlamento. Un grandissimo successo considerando che è la prima volta che una delegazione che non ha un gruppo parlamentare ottiene una vicepresidenza.
Cosa porterai di emiliano e montanaro lassù?
Tutto. Io sono emiliana e montanara, questa è l’identità che mi ha reso forte nella vita, questa è l’identità che porto con orgoglio.
Come vedi – se lo vedi – l’Appennino da lì?
Per apprezzare a pieno l’Appennino bisogna allontanarsi. Vedere il mondo fuori ti fa comprendere quanto siamo fortunati a essere nati nel nostro Appenino e quanto potenzialità può avere questo territorio. Certo ci sono anche i limiti di vivere in una zona che offre poche opportunità di lavoro, soprattutto ai giovani. Ma su questo punto è proprio la politica, a tutti i livelli, che deve intervenire. Su questo vorrei poter dare il mio contributo.
Cosa hai pensato quando i parlamentari Brexit di Farrange si sono voltati durante l'esecuzione dell'Inno Europeo?
Credo abbiano sbagliato. Il rispetto per le istituzioni è doveroso anche se quelle istituzioni non le condividi.
Come è stata la prima seduta? Quali pensieri?
Emozionante, con sensazioni molto positive. Ho sentito gli interventi di molti parlamentari dei vari Stati, ognuno con un suo punto di vista, con problemi particolari del loro territorio. Mi ha dato la sensazione di essere veramente nella casa della democrazia, dove si intrecciano lingue e culture diverse, dove si cerca col dialogo di risolvere i problemi. Non dobbiamo mai scordare che l’Unione europea è nata dopo due guerre mondiali che hanno visto l’Europa come teatro principale dei combattimenti. Per questo, per quanto migliorabili, dobbiamo ricordarci sempre che le istituzioni europee sono anche un simbolo di pace.
Cosa ti manca (se già ti può mancare qualcosa) da lassù?
La mia famiglia. E il cibo italiano, ma questo è un po’ scontato, lo so.
Ti sei impegnata molto sul tema delle infiltrazioni mafiose: perché?
La mafia è un problema che riguarda tutti noi, capace di condizionare la nostra economia, il nostro sviluppo, ma quel che è più grave, il nostro vivere democratico. Le mafie tolgono il futuro. Per questo occorre combatterle in modo deciso, sia al sud, sia al nord, sia nel resto d’Europa.
Hai studiato da vicino anche la discarica di Poiatica. Ha mai avuto l’impressione che il sistema mafioso arrivasse a lambire anche l’Appennino?
Eccome se è arrivato. Nelle mie inchieste ho incrociato diverse aziende e alcuni personaggi che hanno fatto affari con elementi vicini alla criminalità organizzata. Ma quello che si vede a livello giornalistico, purtroppo, spesso non basta a portare avanti un’indagine giudiziaria.
Con l’operazione Grimilde si parla ancora di ‘ndrangheta, ce ne libereremo mai?
Falcone diceva che “la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà, quindi, una fine”. Ma credo che ce ne libereremo solo se avremo la capacità di renderci conto con onestà del problema e a combatterlo a tutti i suoi livelli, anche a quelli vicino al gotha imprenditoriale e alla politica.
Sei è intervenuta anche sul caso di Bibbiano, Angeli e Demoni. Che idea ti è fatta di questa vicenda?
Sono rimasta esterrefatta. Prima di tutto per quanto ho letto nelle carte dell’ordinanza: non mi sarei mai immaginata una situazione del genere, in particolare sulla pelle dei bambini e delle loro famiglie. Ovviamente le accuse sono tutte da dimostrare e ogni indagato è innocente fino a sentenza definitiva. Ma un’altra cosa che mi ha lasciata esterrefatta è la difesa a priori degli indagati politici: il circolo Pd di Bibbiano ha scritto una lettera di solidarietà al sindaco senza esprimere una sola parola nei confronti dei bambini che sono parte offesa: una vergogna!
In casa come hanno commentato la tua nuova esperienza politica?
Prima di decidere per la candidatura ho chiesto il parere a tutti i miei familiari. E loro hanno dato parere positivo. Ora si lamentano un po’ che sono più lontana, ma li avevo avvisati.
Che amici e legami mantieni in Appennino?
Oltre ai miei genitori e ai miei parenti, ho carissimi amici su cui so di poter sempre contare. (G.A.)