Il 22 giugno 2019, per la rassegna "Cose nelle Bogge", l'associazione Traffico di Voci presenta "I nostri stupidi vent’anni", una conferenza sulla non-fotografia dei non-vent’anni con Gabriele Agostinelli, scrittore.
Parole, mostra fotografica e proiezioni video alla Biblioteca di Ligonchio, ore 17:00.
I nostri stupidi vent'anni.
Ho conosciuto una persona che aveva venticinque anni e mezzo. Tu la incontravi e lei aveva sempre venticinque anni e mezzo. Tutti gli anni, al suo compleanno. Venticinque e mezzo.
È morta che ne aveva cinquantasette. Di un male rapido e lento che fa perdere la speranza e i capelli e i chili e la vista. A lei era rimasto tutto, tranne la speranza. E anche i chili, in effetti. Piccolo corpo rimpicciolito dalle cose non dette.
Adesso io di anni ne ho ventiquattro e mezzo, quasi venticinque. Non dico mai quanti ne ho, chiedo sempre di indovinare, e poi rispondo che sono vecchio. Dicono che non sono vecchio ma io mi sento vecchio lo stesso. È una questione che ha a che fare col vivere, e con il morire. Ho sempre paura di morire, anche se non si muore mai prima o poi si muore.
Ho paura di perdere tempo, di non fare nulla di importante, di non essere d'aiuto alle persone a me care. Che sono poche poche, e nemmeno lo sanno perché le cose le tengo per me. Non ne parlo mai, e infatti scrivo. Neanche troppo. E poi fotografo. Abbastanza.
È un barlume, è una speranza, non è nemmeno vero.
Prendo, metto a fuoco, premo.
Soggetti femminili soltanto.
Che non hanno venticinque anni e mezzo, o forse sì.
È una ricerca ossessiva del non essere niente, dello svuotarsi del tutto, di vedere le mille cose che una donna può essere davvero.
Mi viene così così, ancora, lo so, ma mi viene.
Un modo sgrammaticato di dire le cose che non dico, quasi suoni infantili taciuti, una pellicola plasmata di utopia a tratti arrogante.
Nei vent'anni, stupidi, che non sono più vent'anni.
Delle fotografie che i veri fotografi non fanno.
Del romanzo che non ho ancora scritto.
Del tempo che se ne va e tu sei morta, ingombrante angelo egoista; i silenzi, le convergenze, gli scontri.
La paura e i piccoli sprazzi di insoddisfatta gioia, che in fondo è tutto quello che ancora non siamo.
Gabriele Agostinelli