Sabato 25 maggio 2019 il 284esimo pellegrinaggio Toano-San Pellegrino in Alpe sarà durissimo per il fango, il pantano, l’erba alta bagnata, le pozzanghere, i guadi da attraversare, gli insetti che ci attaccheranno, la pioggia che ci bagnerà e le difficoltà che incontreremo durante il cammino. Molti comunque arriveranno alla meta.
Per partecipare è sufficiente munirsi di due buoni scarponi, un bastone e presentarsi alle 6:50 nel sagrato della chiesa di Toano. La partecipazione è gratuita.
La Croce Rossa di Toano ha la mappa e i numeri da chiamare in caso di necessità, ci seguirà per tutto il viaggio.
Dai mille metri di Toano si scende ai 600 metri del ponte romanico di Gova per poi risalire ai 1700 metri di San Pellegrino. La prima sosta di 10 minuti è prevista verso le 8 nel sagrato della chiesa di Monzone servizi igienici ed una veloce colazione. La seconda pausa di circa mezz’ora verso le 10,30. Colazione al sacco presso una famiglia che solitamente ci ospita nel proprio giardino, servizi igienici, caffè e acqua corrente poi pranzo al sacco verso le 13,30 al Santuario della Madonna di Pietravolta. Ulteriore sosta verso le 16 nei prati della chiesetta di San Geminiano (Frassinoro), infine ultima sosta verso le 17,30 al passo della Radici.
La tradizione di andare ogni anno in devoto pellegrinaggio a San Pellegrino in Alpe è anteriore al 1673 i Toanesi si erano impegnati “in solidum” a recarsi in processione al santuario portando un’offerta di cera.
I Toanesi tennero fede al voto anno dopo anno, ma nel 1707 quando il vescovo fece sospendere il pellegrinaggio “per giusti motivi”. I montanari non si arresero e nel 1751 ripresero l’usanza, quasi secolare, alla quale si sentivano legati in virtù della venerazione sempre più viva che nutrivano nei confronti di San Pellegrino e San Bianco.
La Curia nella prima metà del XIX° secolo un decreto vescovile (emanato con il benestare della Santa Sede) commutò il tradizionale pellegrinaggio con opere pie da fare in parrocchia.
Ancora una volta i parrocchiani non si diedero per vinti. Nel maggio del 1866 “ridesdossi il vivissimo desiderio di ripristinarlo” e partirono in corteo, croce in testa, alla volta del santuario. Da allora, nell’ultimo sabato del mese di maggio, a San Pellegrino ci son sempre tornati ad invocare grazie e salute.
Tante le curiosità legate al pellegrinaggio.
All’inizio del secolo scorso, le ragazzine per farsi perdonare dai loro peccati dovevano mettere nel proprio zainetto un sasso tanto più grosso quanti più peccati avevano commesso. Le più vecchie ricordano con il sorriso i pettegolezzi che facevano sul peso dei sassi che per 34 Km le loro amiche portavano nello sacco.
(Fabio Filippi)