Riceviamo e pubblichiamo.
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Venerdì 17 maggio il Segretario Generale dell’Autorità di Bacino, dott. Meuccio Berselli, ha tenuto il secondo incontro sulla situazione idrica della Valle dell’Enza; il convegno si è tenuto nella sala del Consiglio della Provincia di Reggio Emilia in Via Garibaldi, 59.
Presenti il Sottosegretario Giammaria Manghi, il Presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giorgio Zanni, il Presidente e il Direttore del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale Matteo Catellani e Domenico Turazza, i rappresentati del Consorzio di Bonifica di Parma, delle Associazioni Coldiretti, Confagricoltura e Cia, rappresentanti della Protezione Civile, della Regione, vari Sindaci e tanti altri.
L’incontro era puramente tecnico, i Tecnici incaricati dall’Autorità di Bacino del Po hanno dato i numeri, quelli veri, dati certi sui prelievi da falda o da superfice, dati illustrati da slides sulle necessità idriche; dati visti ed elaborati anche dal Tavolo Tecnico Enza per mesi e mesi in accordo con la Regione, dati sui cambiamenti climatici con lo storico dell’indice di piovosità da alcuni decenni a questa parte; dati presentati da persone esperte e non da persone manipolate dalla politica o dalle ideologie che hanno sempre illustrato a Vetto i pericoli inesistenti del Vajont o delle lontre che morivano a seguito della diga di Vetto.
I dati illustrati non potevano essere discussi; erano di una chiarezza indiscutibile; e al termine dell’illustrazione nessuno dei presenti aveva conoscenze per contestarli; dati che indicavano chiaramente la necessità di realizzare un invaso medio grande a Vetto.
Per chi ha lottato e contrastato con ogni mezzo questo invaso, mettendo in ginocchio per decenni le terre del Parmigiano Reggiano e del comparto agroalimentare di Reggio e Parma, per chi ha contribuito allo spopolamento dei paesi montani della Val d’Enza e al dissesto generale per l’abbandono del territorio, per chi ha permesso in questi decenni centinaia di milioni di euro di danni da siccità e alluvioni, per chi ha impedito il ritorno economico ai Comuni montani del Bacino Imbrifero dell’Enza per la produzione e vendita di energia idroelettrica e per la vendita di acqua ad uso idropotabile ed irriguo, per chi ha impedito la realizzazione di una viabilità decorosa su questa alta valle, spero, e mi auguro, di fronte anche ai cambiamenti climatici, che questi siano giorni di meditazione, ma ho dei dubbi che ciò accada.
Bastava autorizzare e sostenere la ripresa dei lavori della diga di Vetto, sospesi il 15 agosto del 1989, e tutto questo non sarebbe successo e ora la Valle dell’Enza sarebbe la Valle più importante dell’Emilia-Romagna, la valle che darebbe lavoro, acqua ad usi plurimi e tanta energia pulita; completati i lavori si poteva decidere se invasarla a 70 o 100 milioni, in base al ritorno economico che si voleva ottenere; ma era una scelta che si poteva valutare successivamente, in base ai futuri fabbisogni idrici.
Si arrivò perfino a dire che dalla diga di Vetto non sarebbe più uscita una goccia d’acqua, quando qualunque persona di buon senso sa che è esattamente il contrario, ci sarebbe sempre acqua sul letto dell’Enza e volendo anche sul Crostolo a Reggio Emilia, anche il 15 di agosto, come succede sul Trebbia a Rivergaro o sul Bidente a San Piero in Bagno, grazie a due dighe qui vicino a noi del Brugneto e di Ridracoli.
Qualcuno ha cercato di far presente che il sogno della diga di Vetto potrà avverarsi forse tra “anni luce”, facendo presente che servirà l’autorizzazione europea per la Direttiva Quadro sulle acque, o altri nel sostenere che per fare la diga di Vetto servono 15 anni; ebbene, si sappia che per realizzare la diga di Vetto non servono quindici anni: il cronoprogramma dei lavori aggiudicati alla Astaldi, Pizzarotti e Coop Costruzioni nel 1988 prevedeva 3 anni e sette mesi di lavori e un anno di monitoraggio del 1° esercizio; ma tre anni e mezzo con i mezzi meccanici di allora, ora con la potenza e la tecnologia dei mezzi operativi di oggi, in tre anni la diga di Vetto può essere tranquillamente completata, e volendo in molto meno.
Un ringraziamento al Segretario Generale dell’autorità di Bacino, ai componenti del Tavolo Tecnico Enza, ai Consorzi di Bonifica e a quelle associazioni degli agricoltori che hanno lottato per dare un futuro a queste terre, proponendo semplicemente la cosa più ovvia: evitare lo spreco delle acque.
(Lino Franzini sindaco di Palanzano)
Parole di una semplicità elementare, ma vedrai che ci saranno persone che avranno difficoltà a recepire. Guarda solo a chi si candida a governare Vetto se ne parla.
Gianni
Questa volta Franzini è andato giù più pesante del solito, ma se si illude che chi ha impedito la realizzazione della diga di Vetto faccia un mea culpa, si sbaglia di grosso; chi si oppone a quest’opera è mosso dalla politica e da interessi di parte, a costoro degli agricoltori, del futuro dei paesi montani e dei poveri montanari non importa nulla, non importa nulla neppure delle lontre; importa solo che la diga non venga fatta, porterebbe troppo benefici a danno di qualcuno.
Sergio
Grazie Sig. Franzini. 🙂
Maximiliano
Dire di no alla diga di Vetto fa comprendere perchè siamo ridotti in questo stato; è normale che chi non sa proporre nulla l’unico modo di apparire è dire di no a quello che propongono gli altri; giusto o sbagliato che sia; ma dire di no alla realizzazione dell’invaso di Vetto supera l’immaginabile. A Vetto non si propone una industria chimica, un inceneritore o una discarica come poiatica, si propone un lago che trattenga le acque dell’Enza quando è in piena per rilasciarle quando servono. Non resta che dire: ben venga la morte della montagna e dell’agricoltura, con queste persone, alcune delle quali amministrano i comuni, che speranze ci sono?. il nulla.
Pierluigi
Buongiorno Sg. Franzini,
non ho il piacere di conoscerLa ma la stimo! Io lavoro nell’ambito ambientale, edilizia specialistica ambientale etc da circa 35 anni lavoro su tutto il territorio nazionale e non. Ritengo che che sia a dir poco SCANDALOSO! Si sta ancora discutendo di un’ opera FONDAMENTALE per i ns. territori. La mia modesta opinione è che non ne serva una ma 3/4 dilazionate nel tempo. Opere costruite mediante le tecnologie a ns. disposizione. Non un opera faraonica, ma invasi equamente distanziati, corredati dalle dovute e fondamentali manutenzioni e monitoraggi.
Ps.
– Ne ho visitate 3 negli ultimi 2 anni le lontre, la fauna ittica e la flora circostante godono di ottima salute ! ho visto una famigliola di Lontre avevano un pelo stupendo mah forse erano i riflessi dell ‘ H2O.
– Realizzazioni medie di circa 2/3 anni. Dati Incontrovertibili.
– Politicamente non mi esprimo. Non ne sono all ‘altezza !
– Ho parlato con decine di geologi con i quali collaboro ( 2 del politecnico di Torino) Ebbene nessuno contrario manco a pagarlo!
– Ottimo articolo! Sg. Sindaco.
– Gli Italiani si salveranno! La Nazione non so (I. Montanelli)
– E’ proprio vero che chi ha il pane non ha i denti.
Massimo Pasquale Pinelli
Quando si parla della diga di Vetto leggo sempre delle fantomatiche Lontre e degli interessi di qualcuno.
Ora le Lontre nessuno sostiene più che ci siano nell’Enza ma chiedo a tutti i sostenitori di questo progetto:
Quali sarebbero questi fantomatici interessi occulti che qualche altrettanto occulto politico deve difendere?
Sarebbe interessante che portiate alla luce pubblica quello che sostenete se no si tratta solo di maldicenza e della solita ricerca del nemico occulto contro cui fare scudo (cosa che va molto di moda tra i politici che devono fare presa…)
AG
Stimo moltissimo Franzini come uomo e come sindaco del comune di Palanzano, peccato non si ripresenti come candidato; i parmensi se ne accorgeranno presto della perdita. Ma la mia stima è ancora maggiore pensando l tutto il tempo che ha dedicato per la diga di Vetto, spero che ora non molli, anzi si impegni ancor di più per questo progetto, ormai indispensabile per la vita della nostra montagna.
Purtroppo, il presidente della Regione Emilia Romagna, non mi sembra essere di questa opinione, OCCORREREBBE A TAL PROPOSITO DA PARTE SUA UNA DICHIARAZIONE CHIARA E ONESTA SULL’ARGOMENTO dal momento che in alcune assemblee pubbliche come a Ramiseto qualche settimana fa è stato piuttosto sul vago, riparlando di nuovo dei 5 invasi, come scusa elettorale.
Questo anche a proposito del nemico occulto.
G.R.
Per quanto il solerte Franzini la faccia facile, il tema del fabbisogno d’acqua è (molto) più complesso di come ce la racconta, però una cosetta la dovrebbe spiegare a chi qualche dubbio ce l’ha: come mai lui, ad un certo punto del suo manifesto pro-diga, afferma “Per chi ha lottato e contrastato con ogni mezzo questo invaso, mettendo in ginocchio per decenni le terre del Parmigiano Reggiano …” quando mi pare che il Re dei Formaggi venga da due anni di fila di produzione record? Non sono un esperto e volentieri vorrei che qualcuno provasse a spiegarmi quella che mi pare una contraddizione a tutti gli effetti.
Valterio Ferrari
Egr.i Lettori di Redacon, non voglio trasformare un mio articolo in un dibattito ma ci terrei a chiarire alcuni aspetti al fine di dare i chiarimenti necessari. Non ho la minima idea di chi sia e dove abiti il Sig. Valterio Ferrari ma se fosse a contatto degli agricoltori saprebbe che la produzione del Parmigiano Reggiano non è calata per motivi ben precisi ma che potrebbero danneggiare il Re dei formaggi fino alla sua scomparsa se continua la carenza idrica ad uso irriguo. Ma voglio spiegare a tutti le motivazioni, e credetemi sono corrette e tutti produttori di Parmigiano Reggiano potrebbero confermarle. A causa della scarsità d’acqua ad usi irrigui, oltre il 40% dei secolari Prati stabili Polifiti dal 2000 ad oggi sono stati “rotti o arati” e sostituiti con prati ad Erba Medica; e oltre il 20% dei Prati Stabili sono abbandonati e non più irrigati per mancanza d’acqua e si stanno degradando in modo irrecuperabile. Ora ai Bovini da latte da Parmigiano della Val d’Enza viene fatto mangiare sempre meno foraggio da Prato Stabile, dei 16/18 Kg di foraggio giornaliero, 10 Kg. sono di Prato Stabile il resto è mediamente di Erba Medica e questa importante nicchia e distitività di circa 400.000 forme all’anno di Parmigiano Reggiano, equivalenti a circa il 10% del totale delle forme del Parmigiano Reggiano, scomparirà, e resterà solo il Parmigiano Reggiano di Erba Medica. Vorrei ricordare che il conoide della Val d’Enza è poco indicato per la coltivazione di Erba Medica ma è l’ideale per i Prati Stabili che hanno oltre 100 erbe diverse per ettaro, che sono quelle che fanno la qualità del Parmigiano Reggiano. Pertanto, se in futuro si continuerà a buttare via le acque limpide dell’Enza e non darle agli agricoltori, in Val d’Enza si produrrà Erba Medica ma di minore qualità rispetto ad altre zone più adatte all’Erba medica e di conseguenza un Parmigiano Reggiano di minore qualità rispetto ad altre zone; voglio ricordare a tutti che il buon vino si fa in vigna ma il buon Parmigiano Reggiano si fa con i Prati Stabili Polifiti e se si usassero le limpide acque provenienti dalla Diga di Vetto, sarebbe ancora meglio. Ma la realtà è molto semplice chi vuole che continui lo spreco delle acque dell’Enza, del Parmigiano Reggiano di qualità non importa nulla, come non importa nulla dei paesi montani; è solo una questione di colore politico, perchè i Comuni rivieraschi di Parma, Palanzano, Tizzano, Neviano e Traversetolo sono favorevoli e i Comuni frontisti Reggiani non lo sono?; a Voi la risposta e non credo che il 26 maggio cambierà qualcosa.
Franzini Lino Sindaco di Palanzano
Buongiorno Sig. Franzini. Premetto che magari ho una visione limitata del fenomeno, però personalmente vivo in montagna da una vita e qui da noi non ho mai visto nessuno irrigare un campo o un prato, sia esso di medica o prato stabile. Anche wikipedia riporta che “Un’importante distinzione all’interno dei prati stabili vuole quelli di pianura, solitamente gestiti in regime irriguo e quelli in zone collinari o montane, solitamente gestiti in regime non irriguo.”
Andrea
Quindi lei sig. Franzini sostiene che è solo una contrapposizione fra campanili??? Comuni amministrati dal Pd contro Comuni Leghisti? Non le sempre superficiale come analisi? Mi aspetterei qualcosa di più da parte di chi sono anni che spinge per una diga. E chi vorebbe farla che interessi ha? Solo il Parmigiano o qualche grande azienda di costruzioni?
AG
Lino, sono completamente al tuo fianco.
Per ora da candidato sindaco al comune di Castelnovo Monti.
Dopo il 26 maggio, da semplice consigliere oppure da sindaco.
Come si diceva una volta: “a Dio piacendo”.
Un saluto e un abbraccio fraterno,
Alessandro Davoli
Egr. Sig. AG, leggendo il suo commento finale comprendo perchè in Italia non c’è futuro, e la cosa dispiace per figli e nipoti che non avranno un futuro ne su questa Valle ne altrove. Mi farebbe piacere conoscerla personalmente e guardandoci negli occhi forse, dico forse, capirebbe che esiste ancora una persona seria e onesta che opera per il bene di questa valle, senza interessi di parte o di partito; ma immagino che a persone come Lei la cosa Le sembrerà strana, visto che emette sentenze senza senso: Comuni leghisti contro Comuni PD?; immagino che non si renda conto di ciò che ha scritto altrimenti non lo avrebbe fatto. Aver dedicato 20 anni della mia vita per il bene di questa valle, spendendo una follia di tasca mia e leggere commenti come i suoi, fanno pentire chiunque di fare qualcosa per gli altri a titolo gratuito, a titolo di volontariato. La Diga di Vetto va fatta per il bene di tutti, nessuno escluso, ogni giorno, dati ONU di un mese fa, muoiono sulla terra 3900 bambini causa mancanza acqua potabile e 650 milioni di persone soffrono la sete e il numero è in aumento in modo esponenziale visto che sulla terra tra non molto supereremo i 9 miliardi di persone e le acque potabili sono in calo e la desertificazione avanza ovunque, e noi a Vetto buttiamo via ogni anno 292 milioni di metri cubi di acqua di montagna e non facciamo un piccolo invaso da 102 milioni, è un fatto talmente vergognoso che non ha spiegazioni, visto che i lavori furono iniziati e che lo Studio di Impatto Ambientale (costato a noi Italiani 4,5 miliardi di vecchie lire), la definì dieci volte più sicura delle dighe Italiane. Ribadisco che se vorrà contattarmi il mio numero è: 328 2776268, con la speranza di farle capire che le acque non si possono più sprecare; legga la Gazzetta di Parma di oggi venerdì 24 maggio, (data storica), c’è una pagina dedicata alla Diga di Ridracoli in Romagna, è 21 metri più alta di quella che sorgerebbe a Vetto e 100 metri più lunga e vedrà i benefici che da, Le dirò anche che fu voluta e sostenuta dal vecchio Partito Comunista di allora, quando il Partito Comunista pensava al bene della gente e dei lavoratori, altri tempi, bei tempi.
Franzini Lino Sindaco di Palanzano
Guardi dott Franzini, io non sono nè contrario a prescindere nè favorevole a tutti i costi. Cerco di capire. E in tutti i suoi interventi si scaglia contro delle misteriorose entità più o meno politiche che intralcerebbero la realizzazione della diga.
Cito un suo intervento:”Ma la realtà è molto semplice chi vuole che continui lo spreco delle acque dell’Enza, del Parmigiano Reggiano di qualità non importa nulla, come non importa nulla dei paesi montani; è solo una questione di colore politico, perchè i Comuni rivieraschi di Parma, Palanzano, Tizzano, Neviano e Traversetolo sono favorevoli e i Comuni frontisti Reggiani non lo sono?; a Voi la risposta e non credo che il 26 maggio cambierà qualcosa.”
Non si senta quindi ovveso se seguendo il Suo ragionamento mi chiedo se è solo contrapposizione politica o ci sono interessi economici. Lei lo fa tutte le volte che scrive della diga.
Risponda piuttosto sui fatti. Chi è contrario e perchè? Cosicche noi poveri elettori ci si possa fare un idea più precisa, sentendo magari pure l’altra campana.
Codialità.
AG
Provo una innata simpatia per il Sig. Franzini, e non so perchè ma sono assolutamente certo che sia una persona onesta e in buona fede. Malgrado ciò, ho l’impressione che su questa storia della diga si stia facendo prendere un po’ la mano. Arrivare ad accusare chi si azzarda anche solo a fare delle domande o a porre dei dubbi una persona che “emette sentenze senza senso”, o al contrario definire “il Messia” un politico solo perchè dice di essere favorevole alla diga, mi pare, me lo si perdoni, un atteggiamento un po’ da invasati (mi si passi il gioco di parole, visto che si sta parlando di invasi). Io non sono ne contrario ne favorevole a prescindere, ma ho la vaga impressione che a furia di continuare a ripetere che questa diga è indispensabile si sta creando una verità fittizia sulla cui fondatezza a me personalmente rimangono dei dubbi. Continuo a non capire cosa c’entri il parmigiano di montagna, visto che qui da noi non ho mai visto nessuno irrigare un campo. E anche la questione dei bambini che muoiono di sete non mi convince, visto che dubito si riesca a portare l’acqua dell’Enza fino in Africa. Rimane sicuramente la questione dell’elettricità, ma gli interessi in gioco su questo capitolo sono talmente grandi, che dubito che lo stesso Franzini possa averne il pieno controllo. Detto ciò, che vinca il migliore!
Andrea
Completamente concorde con Lino Franzini.
purtroppo se c’è ancora qualcuno che non ha capito quanto possa essere utile e produttiva la diga di Vetto, mi spiace dirlo, ma si può rinunciare a convincerlo…semplicemente non vuol capire.
l’importante è ragionare sui fatti, con dei numeri, e mi pare che a questo punto numeri ce ne siano fin troppi, e tutti portano ad una sola conclusione: la diga è fondamentale e lo sarà sempre di più in futuro.
Ho solo 30 anni e nutro ancora qualche speranza di vederla realizzata un giorno…
Andrea
Negli anni 80/90 furono autorizzate quattro dighe sul crinale Tosco Emiliano Romagnolo; Ridracoli, Montedoglio, Bilancino e Vetto; solo quella di Vetto fu sospesa e mai ripresa, nonostante l’annullamento di tutti i ricorsi al TAR fatti dai fautori del “SI alle lontre NO alla Diga”, scritte che restarono per anni sui muri lungo le strade. Tecnicamente, parlando come operatore del settore, quella di Vetto era la più semplice da realizzare ma anche la più utile in quanto l’unica delle quattro ad essere destinata ad usi plurimi, irrigui, idropotabili ed idroelettrici; e questo ne permetteva un ritorno economico in tempi brevi. Ora a questi usi si è aggiunto la necessità di evitare le alluvioni a valle e il crescente fabbisogno di acqua potabile di qualità e non quella che si pesca dalle falde strapiena di nitrati e resa potabile con vari trattamenti, e chi la beve a tavola quest’acqua?, penso che in città l’acqua dei rubinetti la beve solo chi non può permettersi l’acqua minerale, mentre quella di Vetto la berrebbero tutti; ma nonostante queste necessità leggo che ci sono ancora persone contrarie o indecise. E’ chiaro che non si tratta di una lotta tra sindaci parmensi che vogliono la diga contro i sindaci reggiani che non la vogliono come sembra di capire da ciò che scrive il Sig. Franzini; ma una cosa è certa, dire si o di no alla diga di Vetto è solo ed esclusivamente una scelta politica che deve partire dalla Regione.
Daniele
La cosa che più mi sorprende maggiormente sulla decisione di realizzare la diga di Vetto è il silenzio di Iren; ma Iren che distribuisce acqua a milioni di persone perchè tace? Poter avere la possibilità di dare ottima acqua ai paesi e alle città, in particolare a Parma e a Reggio Emilia e preferire impoverire le falde prelevando acque piene di nitrati, come accenna il Sig. Daniele, sembra un controsenso. E’ forse politicamente coinvolta con i partiti che sostengono il no e non può esprimersi? la cosa comunque è molto strana in quanto ritengo che sarebbe la Società che insieme agli agricoltore ne avrebbe i maggiori benefici.
Gianna