Lino Franzini è un sindaco molto conosciuto nel nostro Appennino. Lui, attento lettore di Redacon, si definisce "parmigiano reggiano”, nel 1999 fu il fondatore del Comitato per la realizzazione della Diga di Vetto. Abita a Parma, nell'ultimo mandato venne eletto sindaco di Palanzano, comune dell'Appennino parmense al confine con quello di Ventasso. Con questa lettera indirizzata a Redacon comunica la sua volontà di non ricandidarsi alla guida dell'ente. A Palanzano si sfideranno una lista di ispirazione Pd e una lista civica guidata dall'ex sindaco Montali.
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Lascio perché ho una coscienza a cui devo rendere conto ogni sera prima di andare a letto; lascio perché non ho nulla da condividere con gran parte di questa politica e di questi politici; quando promisi di essere vicino alle terre montane e ai suoi bisogni, 24 ore su 24 e 365 giorni all’anno, dicevo la verità; chiunque mi ha sempre trovato in ufficio tutti i giorni, dalle 7 di mattina a sera tarda, compresi sabati e festivi; con il solo pensiero di fare il bene dei paesi di queste Valli montane; ma il mio impegno è servito a ben poco.
La politica fatta su questi territori montani non è la politica in cui credevo, quella del “Buon Padre di Famiglia”; ho indossato con orgoglio, impegno e onestà la fascia tricolore, ritenendo che mi avrebbe dato la possibilità di fare qualcosa per queste terre alte, di far comprendere che la montagna, l’agricoltura e tutti i montanari hanno bisogno di opere; opere come la Fondovalle Val d’Enza e la Diga di Vetto, entrambe iniziate poi sospese e mai riprese, proprio a causa di certi personaggi politici ben noti di questi territori Reggiani e Parmensi.
Mi dispiace abbandonare la fascia tricolore, ma a lottare al mio fianco per chiedere ciò che serve per la montagna ho trovato solo il sindaco di Neviano, di Tizzano, di Traversetolo e l’ex sindaco di Ramiseto Martino Dolci e pochi altri, troppo pochi per combattere il potere del no a tutto ciò che porta benefici ai paesi montani; ciò che serve ai paesi montani della Val d’Enza non sono i piccoli invasi sull’Enza, che ai paesi montani non portano nessun beneficio, anzi portano solo danni enormi e non possono sopperire alle necessità idriche ne odierne ne future.
Accusare la Politica è sbagliato, è un qualcosa di astratto, significa non accusare nessuno; ma io accuso chi fa politica su questi territori montani e non chiede ciò che serve per garantire un futuro alle alte terre della Val d’Enza; ben consapevole che tutto ciò che verrà chiesto forse non sarà realizzato, ma tutti uniti dovrebbero dimostrare di averci almeno provato; questo non è successo, anzi in tanti remano contro, ciecamente ubbidienti alle loro idee o al volere di altri.
La realtà è che la Valle dell’Enza, pur avendo un passo Vallivo importante che la collega a La Spezia termina a Ciano e a Traversetolo; è una Valle priva di Fondovalle, Autostrada, Strada Statale e di Ferrovia; proprio quella ferrovia che già nel 1860 Giuseppe Micheli ne chiedeva la realizzazione fino a Castelnovo, ma terminò a Ciano, proprio come la Fondovalle Val d’Enza che da Traversetolo arrivava a Selvanizza, iniziata nel 1969 e sospesa dopo un anno di lavoro.
Ma la cosa che più mi rattrista è la mancata ripresa dei lavori della Diga di Vetto, un’opera indispensabile a tutti, necessaria a ridurre lo spopolamento dei paesi montani di questa Valle, ad assicurare acqua di qualità agli agricoltori delle terre del Parmigiano Reggiano e ai vitigni, a produrre tanta energia pulita e dare un ritorno economico ai Comuni montani con i Sovracanoni Bim, a portare ottima acqua ai rubinetti di Parma e Reggio Emilia, come succede in Romagna con la Diga di Ridracoli, a Genova con la Diga del Brugneto e a Firenze con la diga del Bilancino; inoltre non ho mai accettato che ai danni da siccità e da esondazione si possa rimediare pagando centinaia di milioni di euro di danni e non realizzando, con una spesa inferiore, la Diga di Vetto che eviterebbe per sempre questi danni.
Un anno fa a Bologna firmammo un documento che indicava i fabbisogni idropotabili, irrigui e industriali della Valle dell’Enza, 52 milioni di metri cubi; per garantire questi volumi al campo, in invaso devono essere almeno il doppio; e allora perché non si riparte con i lavori della Diga di Vetto? Perché nelle Marche nel 2017 sono ripartiti con i lavori della Diga di Casanuova sospesi nel 1994 e qui non si decide? O si decide dopo le Regionali? Se c’è serietà si decide ora, prima del 26 maggio, e non dopo le Regionali di ottobre; è adesso che i Cittadini hanno il potere di cambiare qualcosa o qualcuno, dopo le Regionali non si cambia più nulla, ma è proprio questo l’intento di qualcuno, l’intento che il sindaco Franzini non accetta e per questo lascio.
La mia uscita non è un disimpegno dagli impegni per queste terre alte; al contrario, ora più libero di dire le cose che penso senza i vincoli e senza timori, con la speranza di poter contare sul sostegno del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti e sul presidente della Provincia Diego Rossi, che in più occasioni sono stati vicini ai problemi della nostra montagna.
Franzini è un uomo di altri tempi, non dipende dai partiti; da venti anni sta lottando per il bene di questa Valle, ma è solo, coloro che dovrebbero aiutarlo si nascondono, stanno zitti, gli danno addosso; spero che continui ad impegnarsi per le opere che darebbero una speranza di un futuro a queste terre; ma ho la sensazione che chi comanda di queste terre importi ben poco.
Pierluigi
Mi è difficile comprendere che i Sindaci del versante parmense, Palanzano, Tizzano, Neviano e Traversetolo sono favorevoli alla Diga di Vetto e i Comuni del versante Reggiano? solo l’ex Sindaco di Ramiseto Martino Dolci è d’accordo? Qualcosa non torna, se serve acqua serve più ai reggiani che ai parmensi, sono i Reggiani che succhiano centinaia di milioni di metri cubi di “limpide” acque dal Po. E’ indubbio che nel futuro chi avrà acqua avrà ricchezza e allora perchè i Sindaci Reggiani tacciono? c’è qualcuno che gli dice di tacere e loro ubbidiscono? è una domanda che mi pongo.
Daniele
Grazie Lino per il tuo impegno che spero continui con convinzione anche senza la fascia tricolore. In me troverai sempre appoggio e, se ne avrai bisogno, anche impegno diretto. La diga di Vetto rappresenta una delle ultime speranze di sopravvivenza per questa valle, beĺla e dimenticata da una certa politica, a parole rivolta al sostegno e allo sviluppo del bene comune, nei fatti al sostegno di se stessa.
Ivano Pioppi
E’ certo che la diga di Vetto sarà fatta, avere una miniera d’oro sotto casa, come lo sono le acque azzurre di montagna e non usarle, supera l’immaginabile con il bisogno che c’è di acqua; è come se il mondo arabo non estraesse più petrolio dai suoi pozzi. Ci vorrà solo un po’ di pazienza e aspettare che a Vetto non ci sia più nessuno, e non passerà molto, o che cambi il potere politico che amministra il Comune. Franzini quello che poteva l’ha fatto, ma contro certi poteri il buon senso non conta.
Sergio
Caro Lino capisco la tua delusione, ma purtroppo tutto l’Appennino non ha più i numeri da poter pesare per chi ha i comandi politici dell’economia.
L’Appennino ormai per loro è considerata una riserva indiana, territorio per Lupi Cinghiali, Caprioli. Complimenti comunque per il tuo amore a difesa del territorio, peccato che persone come tè lasciano.
Ciao Gaddo
Caro Gaddo, amico di gioventù; è stato doloroso abbandonare quando in tanti ti chiedono di restare; ma un uomo solo non può fermare una valanga formata da tanti a cui interessa il bene del partito e la carriera politica a danno dei paesi montani, spopolati e abbandonati; pur avendo la più grande ricchezza del pianeta, l’acqua. Ma sfruttare le acque della montagna significherebbe portare ricchezza a queste terre, come successe ad inizio secolo con le centrali idroelettriche di Selvanizza, Isola, Ligonchio, Farneta e tante altre; opere che per la prima volta portarono il salario, lo stipendio e una pensione a tante persone che non sapevano neppure cos’era uno stipendio. Tutti sappiamo che ricchezza significa potere, autonomia, libertà, indipendenza, benessere, ecc. e questo non va assolutamente bene per chi ha il potere e non vuole perderlo, ma arriverà il giorno che lo perderà, ma sui nostri paesi montani ci saranno solo i Centri anziani, e i punti nascita non serviranno più; scusa lo sfogo. Un caro saluto
Franzini Lino Sindaco di Palanzano
Amico Lino, è veramente un peccato che uno della tuo calibro lascia la scena politica che non è stata del bla bla, ma quella del fare e dell’impegno. Con molta attenzione ho letto, su Redacon, l’articolo del Signor P.B. datato 2 maggio che spiattellava delle verità assolute sulle nostra montagna, con una cronologia di fatti accaduti veramente da far riflettere. E questo ha dato forza ad un mio presentimento e cioè ci sarebbe in atto un progetto fine ma delinquenziale, di portare al fallimento totale la nostra meravigliosa montagna. Amico Franzini non sto esagerando, ma questa politica del non fare, delle solite promesse nauseanti al momento del voto, poi immediatamente rinnegate, questo susseguirsi di tavoli di lavoro che non portano a nessun risultato, la perenne tiepidezze dei nostri governanti locali che non alzano mai la voce sulle cose da difendere a tutti costi ma si allineano buoni buoni alle decisioni altrui, ma non ti sembra che dopo aver calato le braghe stiamo per essere presi in giro? L’altro esempio lampante è la situazione ospedale. E’ da anni che un amico ben informato, ma a cui io allora non credevo, mi raccontava del progetto di smembramento di questa nostra eccellenza, anche se per gettare il solito fumo negli occhi era in programma una ristrutturazione. Ma quanti scatoloni nuovi ma vuoti si contano in Italia? L’unica speranza che mi rimane è che qualcosa cambi radicalmente e velocemente nelle prossime consultazioni elettorali e che venga negata la possibilità di fare altri danni a quei politici che credevamo attenti alle esigenze della nostra montagna, ma che in realtà sono quelli che invece l’hanno già destinata se non alla totale chiusura ma, senza ombra di dubbio, ad un impoverimento senza ritorno.
Andrea Azzolini
Grazie di tutto signor Franzini.
Grande Montanaro.
Cordialmente
Giuseppe Herman
Dispiace molto non vedere più Franzini sulla scena politica; era l’unico che lottava per la realizzazione di quelle opere indispensabili al futuro di tutti i paesi dei Comuni montani Reggiani e Parmensi. Per lui le necessità della montagna venivano prima del suo interesse privato o del suo futuro in politica, cosa rara in Italia. Si spera che con questa tornata elettorale cambi qualcosa e che qualcuno segua il suo esempio; se non si cambiano le persone tutto resterà tale e quale.
Andrea