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La dignità del silenzio

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In termini giornalistici manca, purtroppo, un codice etico che stabilisca cosa fare in caso notizie di suicidi. Non comunicarli? Darne notizia? Con dati?

In linea di massima in questi anni ci siamo attenuti alla via prudenziale di limitarne il più possibile la divulgazione, per motivazioni che sono facilmente intuibili. Soprattutto con nomi e particolari.

L'ultimo episodio, accaduto ieri (non diremo altro né sul luogo né sulle persone coinvolte), trova oggi ampio risalto sui media e, già ieri, su diversi siti. Riteniamo, però, che debba continuare a valere quella piccola fiammella che ci ha sin qui guidato in circostanze del genere.

(La redazione)

3 COMMENTS

  1. Brava la redazione! I giornali hanno il dovere di’informare, riportando le notizie soprattutto quando possono essere d’interesse comune. La pruderia appaga la morbosità di chi è a caccia del pettegolezzo e non è certo necessaria per qualificare e distinguere un buon giornalista.
    Le scelte, come questa, che vanno contro corrente danno al lettore garanzia di valori, di rispetto per la persona umana in genere ed in particolare dello stesso lettore che viene in tal modo considerato ben più di un vaso da notte. Buon lavoro!

    Mgc

    • Firma - Mgc.
  2. Il dilemma sul se e sul come dare notizie di questa natura è comprensibile e legittimo, e forse non è neppure facile coniare un codice etico in materia, ma del resto capita anche nel nostro quotidiano di trovarci ad avere dubbi ed incertezze sui come comportarci, e anche sulla libertà di stampa e sulla libera espressione del proprio pensiero, per fare un esempio che esce dalla dimensione personale, i punti di vista sono non di rado abbastanza discordanti.

    In ogni caso, in assenza di regole e codici etici, io penso che si debba accettare quanto la Redazione ha deciso di fare in materia, pur se qualcuno preferirebbe semmai meno “silenzio”, ma le diversità di opinione vanno sempre messe in conto, e anche accettate, e dovrebbero tenerlo presente quanti – allargando il campo, financo alla interpretazione degli eventi storici – ritengono di avere sempre la verità in tasca, e non sono disposti ad ammettere tesi diverse dalle loro.

    P.B. 30.04.2019

  3. Ancora una volta quanto dolore nella nostra piccola comunità dove, bene o male ci si conosce tutti, in modo particolare tra coloro che appartengono al tessuto storico del paese! Dolore per chi resta, dolore per non aver saputo o potuto aiutare chi decide di volgere definitivamente le spalle alla vita.Senza voler entrare nello specifico dei tristissimi casi recentemente successi, che cosa si può fare affinché nessuno sia più così solo e disperato da non sapere a chi rivolgersi per avere un una parola di comprensione, l’attenzione affettuosa dell’ascolto? Anche nel nostro piccolo paese quanto isolamento spesso vissuto con discrezione e dignità, ma che inevitabilmente sfocia in gesti disperati quando al morire quotidiano si preferisce quello definitivo!In certi momenti così drammatici, penso che la persona sia in compagnia con Dio che sa,accoglie, perdona e consola con la Sua Misericordia.Ma a noi tocca riflettere e cercare di provvedere a ciò che diventa una sconfitta collettiva.Questo disumano vivere in una solitudine che colpisce gli anziani, coloro che a poco a poco perdono gli affetti, i giovani senza un futuro, è la nostra povertà,per la quale non esiste associazione (almeno credo) a dare conforto e speranza.Non so come si possa intervenire; certo – a mio parere – bisognerebbe far sì che tutto non restasse circoscritto all’emotività del momento né che si riempisse dell’abitudinarietà delle parole di circostanza.

    Mgc

    • Firma - Mgc.