Riceviamo e pubblichiamo dall'Ausl Irccs in merito al parto in ambulanza
_______
La Direzione Sanitaria dell'Azienda Usl Irccs di Reggio Emilia informa che la notte scorsa una signora con gravidanza a termine, di Castelnovo ne' Monti, ha avuto un parto precipitoso a bordo dell'ambulanza che lei stessa aveva chiamato alle 3.40, in attesa dell'arrivo dell'elisoccorso inviato dalla centrale operativa 118 di Parma.
Il parto è avvenuto con l'assistenza di due medici, tra cui un anestesista, e tre infermieri dell'emergenza urgenza, tutti opportunamente formati per questa casistica. L'elisoccorso, dopo il parto, ha portato mamma e bambino, entrambi in buona salute, all'Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia.
Il parto precipitoso è quello che avviene entro un'ora dall'inizio del travaglio, come avvenuto in questo caso, a fronte di una durata media del travaglio nelle primipare di 10 ore e nelle pluripare di 6/7 ore. Per queste caratteristiche negli ultimi anni ci sono stati parti precipitosi extraospedalieri in tutti i distretti della provincia, principalmente nel Distretto di Reggio Emilia.
Si tratta di parti che di norma non hanno conseguenze negative né per la mamma né per il bambino.
La signora, portatrice di gravidanza fisiologica e seguita dai servizi, era stata visitata all'ospedale di Reggio Emilia per controlli di fine gravidanza due volte nell'ultima settimana.
In uno di questi controlli le è stata proposta la foresteria, che ha rifiutato. La foresteria, situata a Reggio Emilia, è un servizio gratuito messo a disposizione dall'Azienda USL per ospitare donne in gravidanza e familiari del distretto montano.
***
La replica delle Cicogne
Aver chiuso il Punto Nascita della montagna costringe le donne che hanno un parto precipitoso per gli standard di lor signori a partorire per strada.
L’hanno chiuso con la fandonia della sicurezza prendendo come giustificazione casi rari e strumentalizzando studi che noi abbiamo smascherato e che per questo nessuno più cita.
Stanno agendo al di fuori della legalità perché hanno truccato i dati affinché non venisse concessa quella deroga al Sant’Anna che gli spetta di diritto, in quanto la legge prevede il mantenimento in attività di tutti i punti nascita che rispettano gli standard sanitari qual era il nostro, anche sotto i 500 parti purché al servizio di zone orogeograficamente disagiate.
Ci stanno tenendo senza assistenza al parto su tutto il dorsale appenninico emiliano perché il Presidente della Regione Emilia Romagna non vuole lasciare intendere di aver dovuto fare un passo indietro.
Nicolini poi ha tolto la guardia h24 di ginecologia perché la ritiene inutile. Ed intanto i tracciati non vengono più fatti in ospedale e donne con feti morti in grembo vengono rimandate al giorno dopo e inviate all’ospedale di Reggio.
L'unico servizio pensato su misura sono comunicati stampa indecenti per faziosità e ipocrisia, utili a travisare la realtà di aver tolto servizi di prossimità dove c'era bisogno per non toglierli dove si prendono voti.
Questa è la sicurezza promessa da Bonaccini e Venturi?
Questa è la sicurezza svenduta per venti denari!
Da questa vicenda emergono almeno due fatti. Il primo è che le donne della montagna partoriscono in ambulanza mentre quelle della pianura in sala parto. Il secondo è che per il parto non è strettamente necessaria la presenza di professionisti come l’ostetrica e il ginecologo. La loro opera può essere surrogata da personale formato all’occorrenza con corsi tipo CEPU. In più si ha l’ardire di affermare che il parto precipitoso sia un parto tranquillo. Mi meraviglio del fatto che l’ordine dei medici locale non prenda posizione e adotti i necessari provvedimenti disciplinari nei confronti dei medici che si arrogano competenze avulse dalla loro specifica formazione.
Endrius
Lei ha perfettamente ragione. I professionisti però se ne stanno ben zitti, altroché denunciare. Si dovrebbero spostare. E non sia mai! I professionisti sono coloro che hanno firmato lettere, che hanno compilato la relazione tecnica per il ministero asserendo con imperio che con meno di 500 parti l’anno non vi era sicurezza e pertanto il Punto Nascita andava CHIUSO. Ecco il personale delle ambulanze che si trovano a far nascere bambini per parti “precipitosi” o per altri motivi, non hanno all’attivo 500 parti. Allora che ne facciamo della sicurezza di Nicolini quando ha sostenuto che era doveroso chiudere Castelnovo prima che ci scappasse il morto. Anche questo orrore, che non dimentico, abbiamo dovuto ascoltare. Loro comunque operano sempre perfettamente. Comunque vadano le cose loro non sbagliano mai.
Luisa Valdesalici
Questi comunicati stampa successivi ad ogni evento che esuli dalla normalità di un parto – mai possibile comunque prevederne la normalità – sono talmente dolorosi, feriscono così tanto chi legge, quanto,ed altrettanto, sono ridicoli e contraddittori. Mi chiedo se chi li scrive ed anche li legge e che, o poco o tanto, sono corresponsabili, vedi i sindaci dell’Unione ed in particolare il presidente, non si vergognano un po’, basterebbe un poco e poi farsi alcune domande. Parti precipitosi extraospedalieri che sono sempre più frequenti soprattutto nel distretto di Reggio Emilia…è stata proposta la “foresteria”… donne in attesa di un parto , momento più delicato nella vita di una coppia, dovrebbero preferire locali occasionali alla propria famiglia, secondo loro, ma dove siamo? In che regione viviamo? Non certamente in quella decantata come la prima in tutto dal presidente Bonaccini che in quanto a modestia non è certamente d’esempio! Contro lo “strapotere” della sinistra ad ogni livello, le #Cicogne non hanno avuto vita facile, ma non hanno mai desistito; hanno dimostrato negli anni che loro avevano ragione, non il potere politico. Per questi ultimi, anche se comprendono gli errori commessi, è un boccone amaro da ingoiare ammettere di aver sbagliato, soprattutto per chi vive di presunzione. Tutto scivola loro addosso con indifferenza totale. Ritornare al buon senso è possibile. Basta cambiare rotta nelle prossime elezioni comunali e regionali. È giunto il momento di riflettere seriamente.
Luisa Valdesalici
Di fronte all’ennesima totale mancanza di rispetto e sensibilità nei confronti di una madre e di un bambino montanari, cadono le braccia. Esiste una sola arma per fermare questo sconcio (a proposito: vadano Venturi e Bonaccini a dormire nella foresteria!) a maggio si debbono mandare a casa gli amministratori del PD che hanno permesso questo. Tutto il resto non serve.
P.S: i migliori auguri alla neomamma ed al suo bimbo.
Riccardo Bigoi
Scusate ma come si può mantenere aperto un punto nascite con 53 parti l’anno..
Luca
Per un semplice motivo: perché non è sicurezza partorire lungo la via in ambulanza o in elicottero. Ma lei è un maschio, che ne sa! Anche solo per una vita salvata vale la pena. E non sono 53… Da anni i parti, volutamente, sono stati dirottati dai professionisti altrove, politiche, politiche, politiche. Tutto per portare i parti alla costante diminuzione, per poi non tenere conto che siamo troppo distanti dal MIRE, del resto come giustificare tanti milioni di euro, che porteranno benessere a diversi costruttori, perché le grandi opere hanno questo pregio – e sempre ai soliti – quando la natalità è in calo. Mediti signor Luca…
Luisa Valdesalici
Ma visto che l’ ambulanza era attrezzata con medici e infermieri qualificati non potevano comunque scegliere una più comoda sala parto dell’ospedale?
Vergognoso.
MI.MA.
Caro Endrius, sulla vicenda Punto Nascite l’unica voce fuori dal coro tra i medici locali nei mesi/anni scorsi è stata quella del Dr Boni Carlo. Oggi mi risulta sia candidato nella lista di Bini per le prossime comunali. Lista PD, anche se con maschera civica, che non ha opposto nessuna resistenza alla chiusura, anzi si è piegata al volere del partito che ci comanda da Bologna. Con questo penso di aver detto tutto!
GC
Se proprio la vita dell’uomo non vale più nulla al di la’ dei numeri, bene, le rispondo subito signor Luca.
Se la centralità geografica dell’ospedale di Castelnuovo e’ ritenuta di primaria importanza per offrire un servizio alla montagna ed alla abitabilità della stessa onde evitare un progressivo, inevitabile spopolamento, la soluzione e’ facilissima,
Invece di far viaggiare le futura mamme da tutta la montagna a Reggio, si fa il contrario. Le mamme della pianura vengano a partorire a Castelnuovo! Saranno le benvenute.
Raggiungeremo i numeri prescritti, le mamme ed i loro piccoli saranno accolti in struttura- debitamente adeguata da chi ne ha la competenza- con professionalità, grande umanità ed affetto in un luogo dove potranno stare bene, respirare aria ossigenata, e trovarsi in un ambiente familiare. E’semplice,no? Oppure forse è “troppo semplice”?
Mgc.
Prima si blatera di voler mantenere viva e attiva la montagna, poi chiude il punto nascita? Che ci stanno prendendo in giro è palese, se il problema fosse solo questo vabbè, tante prese in giro e raggiri dobbiamo subire… Il problema enorme è che ci sono donne che partoriscono lungo la strada! Aspettiamo che ci scappi la tragedia? E’ vero che le natalità in montagna sono poche “53”, dice il signor Luca, ma ne vogliamo fare una questione di numeri? O di soldi che non si vogliono più spendere? Credo la seconda che ho menzionato, ma la mia domanda da 100000 euro è la seguente: Se fino all’altro ieri abbiamo speso soldi, “milioni di euro” per il business dell’immigrazione, come è possibile non averli per la sicurezza sanitaria delle partorienti? Grazie a chi mi voglia illuminare su questa questione.
Andrea
Mia madre dal crinale di Villa Minozzo in dieci minuti atterrava al Santa Maria in condizioni gravi e da lì adeguatamente trattata; tra la mia chiamata al 118, l’arrivo dell’eliambulanza nel campo di casa e l’atterraggio a Reggio Emilia saranno passati massimo 30 minuti, d’accordo non era un parto, ma per arrivare a Castelnuovo in auto o in ambulanza ci avremmo messo molto di più… quindi ben vengano eliambulanza e foresterie che ci avvicinano alla città e ci fanno sentire protetti e sicuri, nei parti e in ogni altra circostanza urgente.
MB
Io, che ho già ho avuto una figlia, mai vorrei salire su un eliambulanza durante il travaglio o spostarmi in foresteria a Reggio lasciando una bimba piccola a oltre 40 km di distanza. Soprattutto considerando che la chiusura del p.n. è una scelta ragionata e ancora difesa da uomini che, permettetemi, non sanno nulla di quello che passa una donna in gravidanza o durante il parto.
Marzia
Ho letto e riletto diverse volte il commento di MB,ma non ho capito che cosa c’entra.
Siamo tutti felici che la sua mamma-IN CONDIZIONI GRAVI- sia stata soccorsa in tempi brevi ed in maniera adeguata,ma noi stiamo difendendo l’esistenza di un punto nascita che riguarda l’assoluta normalita’ del corso della vita:la nascita di un bambino e l’assistenza della mamma durante la gravidanza ed il parto.Se poi subentrano situazioni di gravita’ per cui occorrono strutture ed equipes piu’ attrezzate,ben vengano gli elicotteri o i ricoveri anticipati a Reggio.E se non esistono i numeri necessari per mantenere il punto nascita a Castelnuovo,si facciano partorire le mamme della pianura a Castelnuovo!!
Perche’ sono stati mantenuti i punti nascita a Scandiano ed a Montecchio-entrambi molto vicini a Reggio- ,lasciando la montagna in un disagio enorme?
Che differenza c’e’ se una mamma di Castelnuovo partorisce a Reggio ed una mamma di Reggio partorisce a Castelnuovo? I chilometri sono gli stessi!!!
C’e’ invece molta differenza se una mamma di pianura deve raggiungere Castelnuovo ed una del Cerreto deve andare a Reggio.A meno che non facciamo degli elicotteri un servizio taxi che porta avanti e indietro le donne per tutte le visite durante i nove mesi ed i familiari che le assistono durante il parto.Tanto gli elicotteri non costano niente!!!!
E’ tutto cosi’ assurdo,offensivo verso le donne e la maternita’,violento nelle argomentazioni piu’ meschine, che non so come possa ancora qualcuno cercare di arrampicarsi sugli specchi per tentare di difendere l’indifendibile.Basterebbe un po’ di buon senso,Invece purtroppo e’ stato scelto di buttare il bambino con l’acqua sporca. Mgc.
Mgc.