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Bini (sindaco) sulla vicenda B&B: “Non ho commesso illeciti”. Le domande della famiglia che restano inevase

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Sulla vicenda della B&B questa volta interviene il sindaco castelnovese Enrico Bini. Accade, dopo le note del fratello Alberto, e dopo il caso di due famiglie liguri (Melle e Vallarino) che hanno denunciato di avere versato la caparra senza avere ricevuto l'appartamento costruito dalla ditta famigliare, la B&B, a Cogoleto (venduto poi ad altri), ditta di cui sino a un anno prima delle sentenze del Tribunale di Genova erano appunto soci i fratelli Alberto ed Enrico Bini al 50%.

“Vorrei innanzitutto specificare - ci scrive Enrico Bini - che nella società in questione io sono stato un semplice socio di capitale, non ho mai avuto alcun ruolo dirigenziale, di cantiere, tecnico o decisionale, ho solo fornito delle garanzie personali per l'attivazione della stessa, volendo aiutare mio fratello nell'attività. Garanzie di cui poi mi sono fatto ampiamente carico, tanto che ho speso tutti i miei risparmi e ancora sto continuando a pagare un mutuo alquanto oneroso. Purtroppo infatti, a seguito della crisi edilizia, la società è andata incontro a procedura di liquidazione, come centinaia di altre dello stesso tipo, in tutta Italia. E purtroppo, in queste situazioni, si aprono contenziosi con i creditori, che non sempre riescono ad ottenere pieno risarcimento. Per quanto mi riguarda, so di non aver commesso alcuna irregolarità o illiceità: la società ha affrontato il percorso della liquidazione con tutti i passaggi previsti dalla normativa. Mi spiace che questa situazione, che ribadisco è stata affrontata da moltissime società in tutta Italia, e molte l'affrontano anche oggi, si stia ripercuotendo con grande risonanza sui miei familiari a causa del mio ruolo pubblico di primo piano. Proprio per la consapevolezza di aver agito in modo corretto, vado comunque avanti a testa alta: mi è capitato in passato di subire attacchi e intimidazioni anche molto pesanti, per cui ho le spalle sufficientemente larghe. Per quanto riguarda gli aspetti più strettamente tecnico-economici, sarà il percorso intrapreso dagli organi competenti a definire la chiusura dei contenziosi privati, su questi non intendo aprire dispute ulteriori proprio perchè non li ho seguiti nemmeno quando la società era attiva. Ringrazio i tanti che in questi giorni mi hanno espresso fiducia e solidarietà, in particolare coloro dai quali meno me la aspettavo, mentre conto di smentire con i fatti chi ha sollevato dubbi sulla mia correttezza, in particolare coloro dai quali meno me lo aspettavo”.

Sin qui la nota. Nessuna risposta, però, alle ripetute domande - che non sono intimidazioni ndr - della famiglia Vallarino che ha perso i suoi averi: "Perché quando si è assunto i debiti della B&B Srl ha trascurato il debito verso di noi? Perché quando la B&B Srl ha venduto al terzo acquirente la stessa casa che era stata venduta a noi non ci avete restituito i soldi? Era dicembre 2015, Lei era ancora socio e c’è stata un’udienza il giorno dopo la vendita durante la quale non avete informato il Giudice della nuova vendita?"

"Perché quando avete fatto l’atto dell’appartamento al piano sottostante a quello non ci avete venduto non ci avete restituito i soldi? Eh sì, c’è stata anche questa possibilità".

Tra i diversi aspetti, resta da chiarire se il sindaco si sia mai recato a Cogoleto per questa vicenda immobiliare.

 

 

2 COMMENTS

  1. Come troppo spesso è successo i debitori possono andare a testa alta. È successo con le cooperative edilizie, con le banche, con aziende industriali. E, come troppo spesso i danneggiati debbono andare a testa china. Umiliati e mortificati. La risposta alla mia richiesta al Sig. Alberto Bini era: chi dovrebbe pagare per i debiti di una Società a Responsabilità limitata? La risposta l’interessato non l’ha data. Non occorre più. La mia sentita solidarietà alle famiglie che hanno perso i loro risparmi. Non sono sicuro che potranno rialzare la testa. C’è chi lo fa per loro.

    ContedaPalude

    • Firma - ContedaPalude
  2. Non sta a me dirlo, ma è arcinoto che chi ricopre determinati incarichi, o si trova a svolgere ruoli “in vista”, è giocoforza più esposto di altri a rilievi e giudizi critici – anche se poi risulteranno semmai immeritati, ma intanto possono lasciare comunque segni e ferite – e va pertanto accettata una tale regola, né ci si può a mio avviso stupire se vengono talora sollevati dubbi da parte di chi meno te lo aspetteresti, essendo anche questo uno dei prezzi che paga il “potere”, pur se può di certo non far piacere (specie se a “tirarsi indietro” e a “togliere la fiducia” fosse qualcuno tra quelli considerati a noi più vicini).

    Come dettame generale, il non mettere in conto tale rischio o evenienza potrebbe significare che si “pecca di ingenuità”, condizione che non si addice molto agli uomini politici, dai quali ci si aspetta che sappiano far fronte e “tener testa” alle varie circostanze che via via intervengono, senza cedere troppo alla emotività – vedi il censire sostenitori e non – ma fornendo invece le proprie ragioni, che devono ovviamente risultare quanto più credibili e convincenti possibile (diversamente va anche qui messo in conto che non riescano a persuadere sufficientemente chi le legge o le ascolta).

    Mi auguro poi che tra quanti in questi giorni “hanno espresso fiducia e solidarietà” non venga incluso chi – vedasi il commento di altro articolo in argomento dei giorni scorsi – si sarebbe aspettato che la Redazione, come minimo, ci pensasse bene ““prima di pubblicare e avviare la catena dei commenti…”, perché, ripetendomi, il garantismo non si esercita a mio avviso omettendo o “filtrando” la divulgazione delle notizie, bensì col non attribuire fin da subito colpe e responsabilità, prima cioè di conoscere meglio i fatti (il che avviene di norma dopo averne sentito le diverse versioni).

    E proprio a quest’ultimo riguardo, i meno giovani rammentano certamente una stagione in cui bastava un “niente” per mettere “fuori gioco” un esponente politico non gradito alla “piazza”, quasi sempre con il compiacimento dei suoi oppositori, che non erano quasi mai disposti ad ascoltarne le ragioni, in barba ai principi del garantismo, e se oggi il garantismo traballa un po’, con comprensibile amarezza degli interessati, potremmo anche pensare che si facciano ancora sentire gli effetti di quella stagione piuttosto “forcaiola” o quantomeno “illiberale”, che allora incontrò tuttavia molto favore.

    Esulando dai casi specifici, ciascuno dei quali ha storia a sé, il ricordo di quella stagione mi induce al seguente pensiero: dovremmo sempre avere a mente che quando in una società si immettono “semi cattivi” questi possono poi germogliare a lungo, tanto da ritrovarteli anche quando meno te lo aspetti, e subirne di riflesso il conseguente danno..

    P.B. 18.04.2019