Ci scrive una lettera la famiglia Vallarino, una delle due famiglie che a Cogoleto che ha versato una caparra per comprare casa, senza riceverla, a fronte di un contratto poi dichiarato nullo dal Tribunale di Genova dalla B&B società di Castelnovo che, tra i soci, ha annoverato Enrico Bini.
Mentre Redacon ieri pubblicava la memoria dell’amministratore Alberto (fratello di Enrico) della B&B, nella Gazzetta di Reggio di ieri il sindaco Enrico Bini, all’epoca dei fatti socio della società, affermava che quanto pubblicato “circolasse da un anno e mezzo”.
“Enrico Bini – spiega la famiglia Vallarino sostiene che la lettera che noi abbiamo inviato a varie testate il 12 aprile 2019 gira da un anno e mezzo e questo è facilmente confutabile per il riferimento temporale che la nostra lettera riporta nella prima riga: citiamo l'asta giudiziaria svoltasi il 9 aprile 2019, un anno e mezzo fa nessuno poteva sapere quando sarebbe stata fissata l'asta giudiziaria che è stata fissata in data 19/12/2018 (Tribunale di Reggio Emilia procedura N. 351/2017 R.G. Esecuzioni Immobiliari)”
Sempre tra i commenti di Redacon l’accusa di muoversi per fini elettorali.
“A noi non interessa la bagarre politica – spiega la famiglia Vallarino che è residente a Cogoleto - a noi interessa solo rientrare in possesso dei nostri soldi per poter riprendere la nostra vita (in stallo da anni per questa faccenda). Non si può, e non si deve, fermare l’informazione, è giusto che la legge e le sentenze siano rispettate da chiunque a maggior ragione da chi ha un ruolo pubblico e ha fatto della legalità la propria bandiera”
Sempre alla Gazzetta Enrico Bini dice di essere uscito dalla società perchè le cose andavano male, cosa confermata nella lettera del fratello Alberto a Redacon: “ma allora perchè tra i debiti che si è assunto non ha compreso anche il nostro? Enrico Bini è uscito dalla società a maggio 2016, noi abbiamo finito di versare i 109.000 euro a marzo 2015...”
Nella lettera di Alberto Bini si “fa presente che nel novembre 2016 alla stessa – famiglia Vallarino - era stata proposta una somma pari all'80% della somma che aveva versato”.
“Chiediamo che ci venga dimostrato perché a noi non risulta alcuna offerta – replica la famiglia -. Abbiamo ricevuto solo una comunicazione via email da parte di Alberto Bini in data 24 luglio 2015 dove ci comunicava che ‘...al 25 del mese prossimo io vi restituisco quanto da voi versato’. Inutile dire che non abbiamo ricevuto nulla”.
Sul coinvolgimento del sindaco Bini, all’epoca del contratto socio della società: “Alberto Bini lo stesso ci ha sempre detto che ogni decisione doveva prenderla insieme agli altri due soci della società, che non poteva decidere da solo, questo è quanto ci disse anche la sera in cui, nell'agenzia immobiliare, trattammo il prezzo: prima di poterlo accettare avrebbe dovuto chiedere ai due soci e lo avrebbe fatto in occasione del suo rientro a casa per il fine settimana”.
La casa che doveva però essere dei Vallarino è stata rivenduta ad altri: “La casa che è stata venduta a noi – spiega la famiglia Vallarino - è stata venduta agli attuali acquirenti - questa volta al grezzo - con rogito in data 2 dicembre 2015 (su questo rogito sono ovviamente presenti dettagli sull'incasso) mentre era in corso la causa da noi promossa contro di loro, anzi il 3 dicembre 2015 eravamo in tribunale proprio per una delle udienze. Noi abbiamo saputo della vendita ad altro acquirente solo a febbraio 2016”.
“Definire tutta questa faccenda una ‘triste vicenda familiare’ ci sembra riduttivo, quasi offensivo”.
Anche Francesca Melle, l’altra signora che ha versato la caparra senza avere avuto la casa ha scritto a Redacon: “Rispondo rendendo noto che la proposta che mi è stata fatta è stata da me accettata ma ritrattata immediatamente, in quando privi di quella somma. È tutto agli atti tanto che il giudice ha disposto il rimborso della stessa cifra più gli interessi, più le spese legali… che ovviamente ho dovuto pagare io perché nemmeno a quello hanno provveduto. Le mie non sono parole ma fatti tutti pubblici all’interno di sentenza. Le parole sono solo parole”.
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Aggiornamento ore 13.21
Riceviamo e pubblichiamo.
Buongiorno.
Di seguito le mie considerazioni in merito al commento della Famiglia Vallarino di ieri 13/4 ed all’articolo pubblicato stamattina dalla Vostra redazione e dalla Gazzetta di Reggio Emilia.
Inizio nel rispondere al commento:
1) per quanto attiene l’offerta formulata nel novembre 2016 in misura pari all’80% della somma corrisposta dalla Famiglia Vallarino quest’ultima dovrà chiedere al proprio legale in possesso di ogni corrispondenza
intercorsa tra le parti;
2) è evidente che oggi detta proposta non è più formulabile visto che l’unico bene di proprietà della società è stata venduto all’asta a seguito di una procedura di esecuzione immobiliare iniziata proprio dalla Famiglia
Vallarino (se la Famiglia Vallarino non avesse iniziato questa procedura la mia società avrebbe forse potuto ottenere una somma ben maggiore dalla vendita di detto terreno);
3) il sequestro conservativo della somma di € 40.500,00 (e non € 42.000,00 come erroneamente precedentemente scritto) è stato notificato alla mia società ed al terzo nel febbraio 2016. La Famiglia Vallarino ha ottenuto il sequestro nel luglio 2016 (ciò significa che il terzo non poteva in alcun modo disporre di detta somma) e l’assegnazione della somma, a seguito di pignoramento, nel gennaio 2018;
4) la Famiglia Vallarino aveva la possibilità di rientrare, quantomeno in parte, dei “propri soldi” ma ha ritenuto di non accettare la proposta di cui sopra;
5) che la lettera inviata alla Vostra redazione e alla Gazzetta di Reggio Emilia circolasse da più di un anno è circostanza nota a me ad a mio fratello: probabilmente la lettera di cui era stato riferito a mio fratello non
riportava la data dell’asta giudiziaria ma il contenuto era pressoché identico. Secondo quanto era stato riferito a mio fratello la lettera faceva riferimento alle vicende giudiziarie della società in Cogoleto (GE), alla
difficoltà economiche della mia società e alla Famiglia Vallarino: strana coincidenza!
Per quanto attiene il commento della sig.ra Melle Francesca preciso che la proposta fatta nel giugno / luglio 2015 era per € 35.000,00 (e quindi in misura superiore al 50% come precedentemente scritto). Detta proposta non è stata accettata perché era stato proposto un pagamento rateale con scadenza a giugno 2016 privo delle garanzie richieste dalla sig.ra Melle Francesca (la società già in crisi non era in grado di effettuare il pagamento in un'unica soluzione).
Per quanto attiene il commento del Conte della Palude replico semplicemente dicendo che non siamo nel Medio Evo e che probabilmente dovrebbe leggere gli articoli del codice civile in materia di società.
Ciò detto ritengo non sia la Vostra redazione e/o la Gazzetta di Reggio Emilia le sedi ove ripercorrere i contenziosi che in questi ultimi anni hanno visto coinvolti la mia società (e non mio fratello), società che,
come tante, è entrata in crisi ed è stata costretta a mettersi in liquidazione.
Mi auguro che d’ora in avanti si dia sempre più spazio al fallimento e/o alla liquidazione delle società a responsabilità limitata pretendendo che i soci di dette società – al pari del sottoscritto e addirittura di suo fratello semplice socio di “capitale” – si facciano sempre carico dei debiti della società con i propri beni personali.
O forse ciò è richiesto solo se il socio in questione è Sindaco di Castelnovo né Monti (RE) e si è in prossimità delle elezioni?
Alberto Bini
Letto l’articolo ribadisco il fatto che il mio avvocato ha accettato la loro proposta di 35.000€, poi loro hanno ritrattato perché sprovvisti della somma e hanno chiesto di pagare a rate dopo un anno (cioè dopo la data di vendita dell ultimo appartamento e la possibilità di non pagare più nulla a nessuno) pertanto non è stata accettata la modalità di pagamento differente dal primo accordo. Il giudice ha sentenziato il rimborso dell intera cifra più gli interessi più le spese legali. Tutto nero su bianco
Francesca Melle
I torti subiti da queste famiglie di Cogoleto (GE) devono essere discusse nelle sede appropriate, qui non interessa particolarmente a tanti la diatriba. Non credo sia unico caso del genere In Italia, certo la figura del socio Bini desta suo malgrado interesse, specie in questo periodo. Noto con piacere e mi auguro di rivederle in altre situazioni, la frequentazione puntuale delle famiglie Ligure interessati in questi spazi. Spazi che prima non sapevano dell’esistenza, ci sarà un perché a me forse, sfugge.
Sindaco vada avanti per la sua strada, si giudicano le persone e i trascorsi, non le società.
Andrea
Sig. Andrea, noi abbiamo discusso nelle sedi opportune per più anni e abbiamo vinto. Avremmo fatto volentieri a meno di dover conoscere questi spazi e di frequentarli ma siamo stati costretti perchè quanto sentenziato nelle sedi opportune non è stato rispettato. E’ vero, si giudicano le persone, le faccio notare anche che le società sono formate da persone. Ci dispiace se a lei non interessa la diatriba.
Fam. Vallarino
Si, certo. Però un momento: una sentenza nero su bianco non è un dettaglio. Per come la vedo io, il ruolo di entrambi i Bini è strettamente associato ad una società immobiliare e non in relazione a cariche politiche.
MA
Dunque riassumendo la colpa è nostra perché se non avessimo intrapreso tutte le procedure che la legge mette a disposizione “forse” la B&B Srl in liquidazione avrebbe venduto il bene di sua proprietà ad una somma ben maggiore. Sintetizzando: va bene la legalità ma prima meglio accertarsi di non correre il rischio di danneggiare una società a cui sono stati versati 109.000 E, ha perso la causa ed è stata condannata a pagare ca 140.000 E ma non ha mai versato un centesimo. Ma cosa sarebbe successo a seguito di un ipotetico maggior incasso per la vendita del bene? Qualcosa di diverso da quando il 2 dicembre 2015 la stessa casa, che era stata venduta a noi, è stata venduta al terzo acquirente? Eppure ci siamo visti in Tribunale il 3 dicembre 2015 e non ci è stato detto nulla e una parte dei soldi ricavati dalla vendita non è stata usata per restituire l’importo da noi versato alla B&B Srl.
Continuiamo a riassumere perché è ancora colpa nostra se non siamo rientrati “quantomeno in parte” dei nostri soldi. Eh sì è una colpa imperdonabile voler riavere tutti i soldi guadagnati onestamente e lavorando duramente in un momento in cui è in arrivo il primo figlio e una delle due entrate viene a mancare perché sopraggiunge anche la perdita del lavoro (Sig. Bini, non dica che non lo sapeva). Rifiutare una proposta che avremmo ricevuto ci mette pesantemente dalla parte del torto, tanto più che avremmo ricevuto una proposta che offriva di accettare una somma (42.000 E poi rettificati in 40.500 Euro) che chissà se mai ci verranno riconosciuti. Insomma avremmo ricevuto una proposta con una parte di esito al buio!
E siamo anche dei bugiardi incalliti perché avremmo scritto un anno e mezzo fa una lettera che poi avremmo modificato inserendo una data a dimostrazione che la stessa è stata scritta di fresco. Ci sono le prove! “Secondo quanto era stato riferito a mio fratello…..” riferito? Cioè accusiamo qualcuno per qualcosa che è stato riferito? Riteniamo che sia necessario stare molto attenti a fare accuse di questo genere se non ci sono prove certe.
E veniamo al Conte della Palude che ha fatto una domanda assolutamente di buon senso, che ne sarebbe degli utili?
Ed eccoci alla politica che dimostra quanto noi, Fam. Vallarino, siamo strani. Eh sì, perché abitiamo in provincia di Genova ma siamo interessati a danneggiare politicamente il Sindaco di un paese della provincia di Reggio Emilia (dove non abbiamo neppure lontani parenti), Sindaco che per di più, per sua stessa dichiarazione al giornale Gazzetta di Reggio del 13 aprile 2019, non è neppure candidato.
Ribadiamo che la politica a noi non interessa, certo è comodo far pensare che dietro a tutto questo ci sia l’interesse a delegittimare un personaggio politico per la sua casacca (a proposito, noi non sappiamo neppure di che parte politica sia e non ci interessa) perché questo distoglie dal vero problema: sentenze emesse da giudici della Repubblica Italiana che non vengono rispettate neppure da chi ricopre un ruolo pubblico e fa della legalità il proprio vessillo.
Fam. Vallarino
Su consiglio del Sig. Alberto Bini mi sono andato a leggere il Codice Civile nella parte che riguarda le responsabilità dei soci delle Società a Responsbilità Limitata (SRL). Proprio perché non siamo nel Medio Evo credo che prima di me e con ben maggior competenza il Codice Civile l’abbia letto chi ha emesso ( naturalmente se è stata emessa) la sentenza di condanna al rimborso di quanto indebitamente trattenuto (credo che si chiami indebito arricchimento), ma non sono sicuro.
Ho cercato li leggere qualcosa di più, ma non ho trovato nulla che consenta di vendere lo stesso immobile a due persone diverse. Anzi ad onor del vero è consentito, ma al primo acquirente debbono essere restituiti i soldi della caparra con penalità che di solito è il doppio di quanto ricevuto. Credo che questo lo debbono fare anche le Società a responsabilità Limitata tramite le persone fisiche. Le Società a responsabilità limitata sono a personalità giuridica che operano tramite i loro amministratori e legali rappresentanti. Dunque perché non è stato fatto? Non si possono imputare ad altri responsabilità proprie. Cercherò; visto che bisogna leggere e compatibilmente con la disponibilità di tempo, di capire come mai non ha operato la eventuale fidejussione emessa a suo tempo da un ente di garanzia che naturalmente avrà verificato le disponibilità economiche di chi l’ha richiesta. Cordialità
Conte da Palude
Confermiamo che abbiamo vinto la causa in quanto è stata dichiarata la nullità del contratto, infatti non ci sono state fornite le fidejussioni previste per legge, ne avevamo solo una a nostre mani di 20.800 € che abbiamo tentato di riscuotere ma chi l’aveva emessa – Consorzio Italia Fidi con sede in Via Capraia 1, Bologna – era irreperibile. Infatti quando il nostro Avv., in data 29/10/2015, ha inviato la raccomandata per la riscossione della fidejussione (comunicazione inviata in conoscenza alla B&B sempre tramite raccomandata) non è stata ritirata e al telefono non rispondeva mai nessuno.
Fam. Vallarino
Non avendo ricevuto una risposta esaustiva rinnoviamo, integrandola con altre, la nostra domanda al Sig. Enrico Bini, Sindaco in prima linea per la legalità:
1. perché la società di cui Lei faceva parte non rispetta una sentenza emessa da un giudice della Repubblica Italiana, considerato che la questione l’ha vista coinvolta in prima persona?
2. Perché quando si è assunto i debiti della B&B Srl, da cui è uscito, ha trascurato il debito verso di noi?
3. Perché quando la B&B Srl ha venduto al terzo acquirente la stessa casa che era stata venduta a noi non ci avete restituito i soldi? Era dicembre 2015, Lei era ancora socio e c’è stata un’udienza il giorno dopo la vendita durante la quale non avete informato il Giudice della nuova vendita.
4. Perché quando avete fatto l’atto dell’appartamento al piano sottostante a quello non ci avete venduto non ci avete restituito i soldi? Eh sì, c’è stata anche questa possibilità
5. Ha parlato di “triste vicenda familiare”, come definirebbe la nostra vicenda? Lei che si impegna tanto per la riapertura di un punto nascita della sua zona dovrebbe essere sensibile alle vicende di una famiglia che ha versato molti soldi ad una sua società senza riaverli, contestualmente era in attesa del primo figlio e ha subito la perdita del posto di lavoro?
Un personaggio pubblico nella sua posizione dovrebbe essere abituato a vedere le opportunità che si celano dietro ai problemi, e Lei ha una grande opportunità che è quella di dimostrare a tutti che la legalità è per Lei imprescindibile: rispetti le sentenze che hanno condannato le B&B Srl.
Fam. Vallarino