Se confermata l’ultima scoperta delle Cicogne di Montagna - il comitato che si era battuto per evitare la chiusura del Punto nascita di Castelnovo e ora attivissimo per la sua riapertura – avrebbe il sapore della beffa nonostante le recenti rassicurazioni andassero in senso contrario.
I fatti. Redacon segnala di una partoriente dell’Appennino che, a 7 mesi, si deve recare due volte in una settimana per “un semplice tracciato ed ecografia (…) esami di routine e non certo particolari”.
Il presidente dell’Unione, Enrico Bini, stigmatizza l’accaduto “ci sembrano disattese le garanzie fornite dopo la chiusura del Punto nascita. Ci era stata prospettato un quadro, cito l'Ausl, che avrebbe garantito 'tutte le attività di assistenza alla gravidanza, ecografie, corsi di preparazione alla nascita, assistenza in puerperio, sostegno all’allattamento'. In realtà non sta andando così, ed è un fatto grave”.
La piccata replica dell’Ausl – che invitava il presidente dell’Unione a non scrivere queste cose sulla stampa -affermava: “che il percorso clinico-assistenziale sia stato corretto e appropriato, in particolare per quanto attiene i controlli effettuati all’Arcispedale di Reggio Emilia, in relazione alle condizioni materne e fetali e al quadro clinico, che non era di semplice controllo routinario”.
Quindi, quanto segnalato da Redacon era semplicemente dovuto alle condizioni complesse del caso specifico. E invece…
Le Cicogne di Montagna hanno fatto un accertamento e pubblicato il messaggio di una persona informata dei fatti. Al Sant’Anna lo strumento per i tracciati non viene, invece, davvero più usato.
“Ciao Nadia – Vassallo, ndr la coordinatrice del Comitato si legge nella pagina delle stesse Cicogne – ho chiesto conferma – scrive la fonte – lo strumento per il tracciato c’è ma non lo usa più nessuno. A Castelnovo i tracciati non li fanno”.
Le stesse Cicogne avevano segnalato il fatto che “oltre a mancare l’assistenza al parto è stata soppressa la guardia ginecologica h24” e, ora, si ha la certezza che “sono stati spenti i più elementari controlli effettuati con il tracciato”, oltre che avere chiuso la possibilità di accedere al Pronto Soccorso alle donne che hanno difficoltà.
“Si tratta di un fatto molto grave e non reso noto ufficialmente – spiega Nadia Vassallo”. E, chiosando la precedente risposta di Nicolini aggiunge: “Le donne montanare sono tutte oggetto di sospetto diagnostico come nel primo caso citato? Direttore Nicolini può dare risposta o dobbiamo rivolgerci all'ufficio reclami?”
Care cicogne, in non mi rivolgerei al sig. Nicolini, ma farei un esposto diretto alla Procura della Repubblica di Re.
Questo è semplicemente inaccettabile, e quanto pubblicato dalla nostra ausl indifendibile.
Mb
Il compagno Nicolini si guarderà bene dal rispondere, o in un sussulto di professionalità spiegherà la triste figura?
MA
Ormai Nicolini, Venturi e Bonaccini hanno perso ogni credibilità!
Elio Bellocchi
Ritengo anch’io che ormai è opportuno rivolgersi alla Procura della Repubblica, senza denunce vere e proprie, ma informandola come cittadini di quanto sta accadendo, ad esempio inviando questi ultimi articoli. C’è una zona (pur molto abitata) affollata di ospedali, Reggio, Scandiano, Sassuolo, ce n’è un’altra estesa, dove bisogna fare viaggi lunghi con l’impiego di parecchie ore di tempo. Questi viaggi sono dentro ai parametri di legge? A questo punto bisognerebbe saperlo e chi lo può decidere è solo chi sa leggere all’interno della legislazione.
Dilva Attolini
CONVENGO! Il diritto alla salute è in Costituzione e vale per tutti.
Luisa Valdesalici
No comment.
M. B.
A me non sembra che sia materia da trattare per via giudiziaria, come suggerito nei commenti, ma piuttosto sul piano politico, e ci sono presto due occasioni per farlo, ossia le elezioni comunali di maggio e quelle regionali di fine anno.
P.B. 09.04.2019