Domenica 31 marzo 2019.
All'ultimo momento accetto l’invito di un’amica di andare all’inaugurazione del museo lapideo di San Vitale (leggi articolo presentazione). Giacché s’inaugura anche la stagione estiva al Castello di Carpineti decido di farne la diretta Redacon, per poi provare a percorrere il sentiero che congiunge i due luoghi. A occhio non sono distanti, internet mi dice quattro chilometri.
Propendo per uno zainetto piccolo, cerco di alleggerirmi maggiormente, questa volta solo integratori liquidi, qualche barretta al cioccolato, fazzoletti di carta, giacca a vento, bastoncini, soliti scarponi pesantissimi e che coprono la caviglia, batterie di scorta e cavi per il telefono.
Salendo dalla fondovalle si vede il castello avvicinarsi man mano e diventare sempre più imponente. Le ultime curve regalano alla fantasia la possibilità di immaginare un drago che all’improvviso si alzi da quelle rovine.
Come mai nelle nostre leggende non ci sono draghi? Ho sentito di vitelli d’oro, del Foionco*, di serpenti galli, di giganti dormienti, di gatti mammoni, briganti e diavoli, ma mai di draghi. Mentre penso a loro arrivo, per pura fortuna trovo un buchetto nel piccolo parcheggio ai piedi del castello.
Sono già stata qui decine di volte perché è parte del tour classico che faccio con chi mi viene a trovare da lontano: Pieve di Toano, castello di Carpineti, Pietra di Bismantova, seggiovia sul Cusna, laghi del Ventasso e museo della Ferrari. Così la magia della scoperta un poco mi manca.
Salgo il ripido selciato, un caffè dai gentilissimi gestori del bar/ristorante, riprendo la scalata fino alla cima della torre.
Lassù il sindaco di Carpineti, Tiziano Borghi e Patrizia Nasi, responsabile del Gruppo Storico-Folkloristico il Melograno, si accingono a tagliare il nastro tricolore per inaugurare il nuovo cannocchiale panoramico e noi con i nostri telefonini a riprendere il momento (il video). Ringraziamenti vari e occorre avviarsi a San Vitale.
Mentre faccio fare il giro panoramico al mio telefono per condividere in diretta con gli amici social la vista spettacolare sento un signore, che già avevo ammirato per la fatica che si era fatto nel salire le scale nonostante evidenti problemi di deambulazione, raccontare all’amico i confini dei campi, chi e come si fosse divisa la valle sottostante. Avrei voluto fermarmi con loro e fare domande, ma volevo raggiungere il prossimo appuntamento a piedi e non avevo idea di quanto tempo occorresse, così via giù per le scale, giù, giù fino al parcheggio (video).
L’amica non si è ancora fatta sentire, decido di farmi la passeggiata da sola. Avevo chiesto poco prima se il sentiero fosse segnato, parto verso la ripida salita di fronte al parcheggio.
Mi trovo sul crinale appuntito di un monte con una parete a picco da un lato e il bosco dall’altro. Il castello rimane dietro di me, come a proteggermi, davanti speroni di roccia consumati da millenni di passi mi indicano il cammino. Mi pare di essere un’equilibrista che cammina su una fune, sto attentissima a mettere un piede davanti all’altro perché se scivolassi giù non credo avrei scampo. Così pensando mi accorgo di essere totalmente all’oscuro di come dovrei comportarmi se succedesse qualcosa. Finora sono sempre andata con persone esperte o guide. Ora sono sulla sommità di un burrone, sulle rocce a strapiombo, da sola, senza la minima idea di come ci si comporta in caso d’incidenti o di pericolo. L'assennatezza non è mai stato il mio forte.
Per fortuna ho capito quanto sono benedetti questi scarponi che ho ai piedi, mi tengono la caviglia avvinghiata e sono duri come sasso, mi trasmettono affidabilità e sono certa che non mi tradiranno. Non vorrei essere in questo sentiero con scarpette della domenica o infradito. Anche le bacchette mi danno stabilità, come se avessi un corrimano sempre a disposizione.
Mi fermo senza fiato, non per lo sforzo, ormai inizio a essere allenata, ma per la bellezza del paesaggio: il castello, il Cusna innevato, le vallate in un decrescente gioco di grigi, i campi, i boschi, le rocce a strapiombo, una chiesetta da presepe, alberi, fiori, cinguettio di uccellini diversi, il cielo azzurrissimo.
Vorrei stare qui immobile per qualche ora lasciando rotolare tutti i pensieri giù per la scarpata, ma sento arrivare il cicaleccio di una comitiva di signore e comincio ad affrettare il passo. Ora che so di avere persone vicino non penso più alla mia non conoscenza e tutti i guai che mi potrebbero succedere per inesperienza, ma voglio tenermi lontana da loro.
Vorrei godermi da sola questa meraviglia.
Col fiatone per il passo che ho accelerato per distanziarle affronto le varie salite e discese, sul dorso di questo drago, gli speroni di roccia che escono verticali paiono la cresta della sua schiena.
Sulla sommità di quella che credo essere la cima più alta c’è una panchina di legno, peccato che affianco ci sia un muro scrostato di cemento di quello che penso essere un acquedotto.
Mi siedo un attimo per prendere fiato, alla fine basta guardare dall’altra parte per vedere un paesaggio stupendo, come sempre nella vita il bello o il brutto delle cose dipendono dal tuo punto di vista.
Proseguo e mi accorgo che quella appena passata non era la cima, si sale ancora e stavolta c’è una semplice croce di legno ad attendermi e ancora un panorama da urlo, no anzi da silenzio assoluto e rispettoso. Riprendo la “corsa” per lasciarmi lontane le ciarliere domenicali, bisognerebbe mettere all’inizio dei sentieri dei cartelli con scritto: luogo sacro rispettare il silenzio.
Finirò per diventare un eremita in una grotta!
Mi accorgo che durante queste incursioni nei boschi la presenza umana inizia a darmi fastidio, mi devo preoccupare? I segni bianchi e rossi mi guidano, poi penso: ma c’è un solo sentiero? Come faccio a sapere che sto seguendo i segni giusti? Ora che mi viene in mente ho sempre visto solo segni bianchi e rossi anche nelle altre escursioni, come s’identifica un sentiero da un altro? Mi sa che sia giunto il momento di fare un corso o leggere qualche libro sull’argomento.
Sto percorrendo il “Sentiero Dorato”, lo scopro da alcuni cartelli che mi spiegano anche la presenza degli scoiattoli e di alcune piante (molto belli, ma con le scritte talmente piccole che mi fanno desistere dal leggerle).
Non ho guardato attraverso il cannocchiale!
Cioè, mi sono fatta tutta quella salita, tutti quei gradini per arrivare in cima alla torre, per assistere all’inaugurazione del cannocchiale e presa dal mio telefono e dal far sapere al mondo virtuale cosa stessi facendo mi sono persa nel mondo reale la possibilità di usare quel mezzo fantastico per dare una sbirciatina da vicino alla bellezza davanti a me, ma sarò cogliona!
Arrabbiata con me stessa non mi accorgo di essere praticamente arrivata, poco più di mezzoretta in tutto e mi si apre davanti un prato con il complesso di San Vitale.
Anche qui purtroppo la magia della scoperta mi è preclusa perché ne raccontammo in radio con Matteo Manfredini e Filippo Fontana (ascolta la puntata) e ne facemmo anche un breve documentario.
Voltando l’angolo trovo dei bambini giocare a palla nel prato e questo è fantastico, siamo nel cuore della storia documentata fra le più antiche dell’Appennino e c’è la possibilità di giocare a pallone, o sdraiarsi nel prato. Qui forse misero le prime pietre i bizantini e ora questi bambini che giocano fra le sue mura, ne diventeranno i futuri preservatori (speriamo).
Esploro l’ostello molto ben restaurato e mi avvio al secondo taglio del nastro della giornata. Chiara Torcianti per l’associazione Bailando por La Vida è la nostra anfitriona e ci racconta del museo lapideo e di come sia nato (il video della presentazione e inaugurazione). Mi accorgo che affianco a me ci sono quattro bambini stupendi che ascoltano assorti. Che meraviglia questa cosa. Hanno riposto i palloni, hanno smesso di giocare e si sono messi in prima fila a sentire racconti di storia. Che bel futuro ci aspetta!
Si taglia il nastro e si entra. Attorno a noi le rovine di quella che è stata una pieve e a sinistra si apre la porta di una stanza in cui entrare è una magia. Sopra di noi c’è un piccolo cielo di stelle al led. Due teche di vetro illuminate contengono capitelli e arenarie scolpite.
I bambini sono i primi a entrare e con Chiara inizia un gioco di domande e risposte sulle figure che si vedono scolpite. Da un lato c’è la natività e dall’altro la resurrezione. I bimbi sono informatissimi e sanno capire al volo il significato di ogni figura, e bisogna ammettere che Chiara sa veramente farci nel stimolare le loro domande e risposte. Usciti un piccolo rinfresco. La mia amica ancora non si vede.
Mi viene in mente che nella foga di alleggerire lo zaino ho tolto anche la pila frontale, ormai sono le sei, va beh che è cambiato l’orario ma a che ora viene buio? Devo tornare indietro e arrivare alla macchina rimasta al castello, così mi avvio a ritroso sul sentiero.
Adesso sono veramente da sola, rallento il più possibile, gustando passo dopo passo. Sento delle voci, mi metto in ascolto.
Un padre sta parlando al figlio (forse di sei o sette anni), cerca di farsi spiegare alcune cose, non riesco a capire esattamente cosa si dicano, li avevo incrociati anche all’andata, sono ancora li. Hanno passato il pomeriggio assieme in questa meraviglia, sulla cima più alta. Vorrei ascoltare cosa si raccontano poi ripenso al cartello che volevo erigere all’entrata: luogo sacro rispettare il silenzio. Cambio idea, questo parlare sottovoce del padre mi piace, trasmette rispetto. La voce del bambino che racconta cosa sta facendo è lo scampanellio angelico che mancava a questo piccolo paradiso sulla schiena di un drago. Mi allontano a malincuore da loro, ma ringrazio mentalmente questo genitore che si prende una domenica pomeriggio per portare qui il figlio e stare ad ascoltarlo, stimolandone il racconto. Mi accorgo di avere il sorriso, ma mi passa in fretta.
L’acufene che mi martella il cervello da mesi si fa insopportabile, anzi no, non è l’acufene, è qualcosa di più lontano.
Volevo un drago?
I draghi volano?
I draghi volano sui castelli?
Eccomi esaudita!
Un deltaplano a motore arriva dalla valle, volteggia due volte sulla torre tornandosene via, ma nella controluce del tramonto diventa il mio fantastico e personale drago. Mi ha accolto, mi ha porto la sua schiena e mi ha fatto da ponte fra un castello e una pieve permettendomi di camminare sul suo dorso e ora mi saluta andandosene dragheruggendo (si chiamerà così il verso del drago?) (video).
Torno alla macchina, tolgo gli scarponi, mi avvio verso casa con una sola domanda: cos’è quell’enorme palazzo rosso che sa di antico che vedevo dall’alto e che ora incrocio scendendo? Sono certa che sarà un’altra bella storia da raccontare!
Squilla il telefono, l’amica è arrivata, ora le devo raccontare che ho camminato sulla schiena di un drago! Mi crederà?
(Doris Corsini)
*Quel rapace che va a tutto lambrusco
È un animale del tutto particolare il Foionco: ha tre zampe, un becco adunco e un ciuffo scomposto di piume sul capo. Inguaribile ladro di galline, è terribilmente pigro (pare si riproduca solo approfittando dei terremoti sussultori), ed è l'unico rapace al mondo con un debole per il buon vino. Nella notte abbandonerebbe il cinghio dove ha il proprio riparo sull'Appennino e lentamente planerebbe sulla collina e sulla pianura tra Reggio Emilia e Modena alla ricerca delle più grasse galline e dei migliori lambruschi.
(Fonte www.gbinside.com)
Il foto racconto della giornata
Passo dopo passo: prosegue la rubrica che vorrebbe raccontare in modo lento, tranquillo, osservativo, esplorativo, a misura d’uomo, lo scoprire angoli e percorsi del nostro Appennino.
Trekking, passeggiate, ciaspolate, in bicicletta, a cavallo: sono tanti i modi in cui, passo dopo passo, possiamo godere dell’infinita bellezza che ci circonda.
Con questa rubrica vorremmo raccontarvi, ma ci piacerebbe che anche voi stessi ci raccontaste, di luoghi, suggestioni, cammini, esperienze, modi di vivere e vedere questi meravigliosi panorami. Sono tanti i sentieri, sono infinite le vie, noi ne racconteremo alcuni per come possiamo e per come sappiamo. Aspettiamo anche i vostri scritti, le vostre sensazioni o ricordi.
Passo dopo passo, il cammino alla scoperta di una terra, la nostra, ricca di storia, arte, gastronomia, cultura e natura meravigliosa.
Che emozione! Rileggere tra queste righe le sensazioni che si provano visitando e attraversando questi luoghi fa battere forte il cuore. Grazie mille, Doris, per avere raccontato in modo tanto coinvolgente questa che, per noi, è stata davvero una bellissima giornata. Speriamo sia di buon auspicio per il futuro. Grazie ancora.
Sandro e Chiara (Bailando Por la Vida aps) Pieve di San Vitale