Primo aprile una volta.
Tradizionalmente il primo giorno d’aprile è d’uopo far scherzi.
Nel caso del nostro piccolo giornale, è capitato in questi anni, talvolta, d’infilare qualche notiziola innocente diversamente vera tra le altre decine di migliaia che costituiscono un archivio abbastanza corposo.
Ma forse anche questa usanza, oramai, forse dovrà essere rivista, vista la mole di notizie diversamente vere che troviamo ovunque ogni giorno dell’anno sulle pagine dei giornali, cartacei e non, dagli schermi di ogni genere, dalle radio e dalle tv: pensiamo a quelle consapevolmente incomplete oppure a quelle eccessivamente piegate al proprio modo di leggere e spacciare ai lettori la realtà.
Cioè la normalità di agire, diremmo, della totalità o quasi delle fonti informative.
Le quali paiono più preoccupate di convincere i lettori che di riportare loro i fatti nel modo più neutrale possibile (tralasciamo qui l’ampio discorso, che porterebbe lontano, di quale funzione stiano assumendo i quotidiani cartacei nell’era del tempo reale quando non addirittura della tendenza, per la foga ed il timore di essere battuti, ad “anticipare” i fatti, salvo poi non rado dover smentire).
Potrebbe diventare, il 1° aprile, la giornata in cui ci asteniamo dalle parzialità e dalle faziosità volute.
Ventiquattro ore di astensione obbligatoria dall’attività ininterrotta di “pesca” del povero lettore.