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“Non dovrebbe essere consentito che si allunghino ombre sulla correttezza e legittimità dell’agire”. Sulla vicenda Asp don Cavalletti si esprime la presidente. AGGIORNAMENTO: risponde Dario Bottazzi

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Vi scrivo nella mia qualità di Presidente e legale rappresentante della ASP Don Cavalletti per fornire alcune sintetiche puntualizzazioni in merito a quanto ho letto nelle pubblicazioni degli ultimi giorni e che hanno ad oggetto l’Ente che, con il Consiglio di Amministrazione, presiedo e rappresento.

Premetto che non ha mai preso parte ad alcuna delle pure non infrequenti discussioni che si sono svolte sugli organi di stampa, perché sono e resto fermamente convinta che altri siano i compiti di un amministratore.

Capisco la dialettica politica e capisco che politicamente si possano e debbano avere differenti opinioni in ordine a cosa sia meglio per la Comunità che si rappresenta o che ci si candida a rappresentare.

Quello che non dovrebbe essere consentito però è che si allunghino ombre sulla correttezza e legittimità dell’agire amministrativo.

Le amministrazioni pubbliche, e non fa eccezione quella in nome della quale oggi scrivo, “parlano” per provvedimenti e agiscono in forza di delibere, proprie e degli Enti che le controllano o alle quali sono collegate, che vengono regolarmente adottate e pubblicate.

Chi avesse avuto la curiosità di seguire le vicende di ASP in questi ultimi tempi avrebbe trovato pubblicati all’Albo Pretorio on-line del Comune di Carpineti tutti i provvedimenti adottati.

Entrando nel merito, rispetto ai numeri che leggo relativi al disavanzo dei bilanci consuntivi degli anni precedenti e di quello specifico dell’anno 2017, il miglioramento è frutto di quella razionalizzazione della spesa triennale 2017-2019 ai sensi dell’Art. 16 D.L. 06.07.2011 convertito in legge n.. 111/11, approvata con Deliberazione del Consiglio di Amministrazione n. 39 del 23/12/2017 e che, nella sintesi politica, viene definita “tagli”.

Da ultimo raccolgo e faccio mio l’invito a considerare prima le persone, specialmente le più deboli, specialmente gli anziani, e insieme a loro, aggiungo, gli operatori pubblici e privati che quotidianamente con dedizione e impegno operano presso la struttura e invito tutti, nel contraddittorio politico, a non spingersi sino a far immaginare una compromissione della qualità e della efficienza del servizio erogato.

Una simile interpretazione, che non corrisponde al vero come confermano tanto le relazioni dell’Organismo di Vigilanza Regionale che i numerosi confronti con i Sindacati, lede l’immagine dell’Ente creando un clima di ingiustificata sfiducia.

Cordiali saluti

Il Presidente

(Dott.ssa Elisa Codeluppi)

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AGGIORNAMENTO: risponde Dario Bottazzi

Non voglio aprire una discussione con la Presidente dell'ASP Don Cavalletti, ma la sua nota merita una risposta. Ho il massimo rispetto per il suo ruolo amministrativo, ma mi aspetto dalla Dott.ssa Codeluppi analogo rispetto per il mio ruolo politico, che prevede la possibilità di esprimere giudizi di merito su temi di interesse collettivo. 

Ho chiesto che il sito istituzionale dell’ASP sia compilato in tutte le parti prescritte dalle normative. Su questo non ci può essere un dibattito e mi aspetto che ci si attivi per garantire la celere pubblicazione di tutte le informazioni relative all’amministrazione trasparente che includono la dotazione organica della struttura, i curricula, gli incarichi dirigenziali, i compensi, ecc. 

Sono certo che la qualità delle prestazioni erogate dall’ASP sia in linea con le direttive regionali per l’accreditamento. Tuttavia, perdere in pochi anni 1 infermiere, 5 operatori, 2 amministrativi, 1 coordinatore e metà delle ore di lavoro della Direttrice non credo possa passare sotto silenzio. La si chiami come si vuole, ma questa è una precisa scelta politica che va nella direzione sbagliata, non rafforza la struttura e non aiuta il lavoro degli operatori.  

Sono sempre stato vicino agli operatori dell’ASP. L’ho fatto mettendoci la faccia e contribuendo a riaprire una battaglia che i più consideravano già persa. Sono stato al fianco dei lavoratori durante lo sciopero. Li ho difesi durante gli incontri pubblici. Ho smascherato le menzogne di Borghi quando assicurava che una eventuale privatizzazione non avrebbe intaccato i diritti acquisiti dai lavoratori e i livelli occupazionali della struttura. Gli operatori questo lo sanno; mi chiedono di non mollare e di continuare a rappresentarli.   

A differenza di Borghi, io credo che garantire la natura pubblica del Don Cavalletti sia un valore. Credo si possano trovare soluzioni in grado di contemperare elevati livelli di qualità nella cura degli ospiti col mantenimento dei diritti dei acquisiti dai lavoratori. Credo che il sociale non sia un capitolo da cui si possano reperire risorse e che un passivo di bilancio di 17.000 Euro possa essere tranquillamente sostenuto senza particolari ansie dai 7 Comuni soci.

I nostri paesi invecchiano, e con l’invecchiamento aumentano le fragilità e i bisogni. Serve un piano di largo respiro in grado di ridisegnare i servizi sociali dei prossimi 10-15 anni, sia a livello locale, sia a livello distrettuale e l’ASP in questo scenario può trovare una centralità. Questo è il ruolo della politica, questa è la sfida che avranno di fronte i nuovi sindaci che fra poche settimane andremo ad eleggere.  

3 COMMENTS

  1. Da parente di un ospite della struttura vorrei fare presente che, prima dei “tagli”, gli uffici amministrativi erano sempre aperti. Adesso invece gli uffici sono aperti 2 volte alla settimana e cio’ e’ un grande disagio. Ma se quel disagio serve per fare in modo che la struttura rimanga Pubblica sono disposta a sopportarlo volentieri.

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  2. Riguardo a questa “vicenda” leggo ipotesi di ricorso alla Autorità Nazionale Anticorruzione, oppure di denunce formali, mentre c’è chi invoca l’intervento degli organi di vigilanza, e guardando le cose dal di fuori non è dato sapere se vi siano i presupposti per attivare tali azioni, ma non vorrei che si intendesse affrontare un problema sostanzialmente politico percorrendo strade di tutt’altra natura.

    La questione mi sembrerebbe infatti essenzialmente politica perché si tratta verosimilmente di decidere se la gestione della struttura debba essere mantenuta a carattere pubblico o vada invece affidata interamente a mani private, e verificare nel contempo quale delle due soluzioni sia economicamente più vantaggiosa, cioè meno costosa, a parità di prestazioni erogate.

    Mi viene da supporre che il debito generatosi con la conduzione pubblica della struttura, e destinato forse a riproporsi annualmente, sia ritenuto non più sostenibile, vuoi perché gli Enti afferenti non intendono ripianarlo, o non vi riescono, vuoi perché, in alternativa, non lo si vuole mettere a carico degli ospiti, e loro famiglie, aumentando le rette, e a questo punto i sostenitori della gestione pubblica dovrebbero dimostrare, conti alla mano, che non è così.

    P.B. 28.03.2019